Italia e Francia si stringeranno davvero la mano con un misterioso accordo ribattezzato impropriamente come “Trattato del Quirinale? Draghi e Macron creatori di un nuovo asse come Adenauer e De Gaulle?
È dai tempi di Asterix contro Cesare che va avanti la disfida fra cugini d’0ltralpe e gli strascichi sono arrivati, abbondanti, fino ai giorni nostri.
Con i cugini, si sa, la competizione è su tutto: prosecco contro champagne, pizza contro crepes, Uffizi contro Louvre, azzurri contro blues!
Negli ultimi anni, poi, non sono mancate le entrate a gamba tesa dei francesi nei dossier tricolori: i sorrisini di Sarkozy contro Berlusconi, l’intervento in Libia, le scalate ai nostri gioielli industriali e bancari, la crisi dei migranti, la proposta del nutriscore, lo stop a Fincantieri…
E come se non bastasse, a metterci nei guai – secondo i critici del centrodestra – sarebbero stati gli italiani stessi: con i governi a trazione Pd – come si rischiava in caso di ratifica dell’accordo di Caen sulla cessione dei nostri confini marittimi – accusati di essere troppi generosi e sensibili alle sirene di Parigi.
Non a caso c’è chi teme che stavolta, con il “Trattato di cooperazione bilaterale rafforzata”, sia quella buona…per la Francia. Di questa intesa, la cui genesi è datata 2017 – premier Paolo Gentiloni – si sa poco o nulla. Sul lato italiano, è un oggetto misterioso: il Parlamento, fin’ora, è stato tenuto all’oscuro. Mentre, dall’altra parte delle Alpi, Macron freme per l’approvazione.
Sul piatto industria, difesa ed energia. La palla adesso è nelle mani di SuperMario. Può essere una ghiotta opportunità, ma con i francesi l’avvertimento è sempre quello: occhio alle testate…