C’è una parte di Africa che si riconosce molto di più nelle idee di Giorgia Meloni che in quelle di Enrico Letta. È quella parte di Africa fiera ed orgogliosa che soffre nel vedere il proprio popolo in diaspora, che crede nel valore delle identità e delle radici, che vorrebbe scrivere il proprio destino, liberandosi dal giogo di vecchi e nuovi colonizzatori. Il problema è che questa gente non ha voce.
Quando sfogli i giornali o segui i notiziari la narrazione è a senso unico. È quella del fateli sbarcare, fateli arrivare, accogliamoli tutti. È quella dell’Italia “disumana” che nega l’accoglienza. È una narrazione confezionata da uomini bianchi che in Africa al massimo hanno fatto un safari. È per questo che fanno rumore le parole di Louis Michel Nekam, nato 38 anni fa a Yaoundé, la capitale del Camerun.
Segretario generale della Association de Coopération Italie-Afrique (Acia), che si occupa di formare e avviare al lavoro i giovani africani, Nekam oggi ha rilasciato una intervista dai toni decisi a Il Giornale. Sta seguendo con grande apprensione ciò che accade in queste ore al di là del Mediterraneo e non riesce a trattenere l’amarezza: “L’ipocrisia francese mi indigna: Parigi accusa di disumanità l’Italia e poi nega l’accoglienza agli stessi africani che ha contribuito ad affamare con le sue politiche”. Il riferimento è allo stop ai ricollocamenti di rifugiati dall’Italia annunciato dalla Francia dopo il caso Ocean Viking.
Per il segretario generale di Acia è “un’assurdità”. Il concetto è chiaro: dopo secoli di politiche coloniali predatorie i francesi non possono tirarsi indietro né impartire lezioni a chicchessia. Sulla gestione del dossier immigrazione da parte del governo italiano, il cooperante, rovescia completamente la prospettiva: “Lei a casa propria lascerebbe entrare chiunque? Non è aprendo le porte a tutti quelli che vogliono arrivare in Italia che si risolvono i problemi dell’Africa”, dice. “Favorendo le partenze – chiarisce – si continua ad impoverire l’Africa, togliendole ogni chance di riscatto. I giovani africani sono essenziali per il nostro sviluppo”.
La colpa è delle Ong che incoraggiano le partenze e dell’atteggiamento delle istituzioni europee e dei governi italiani che si sono avvicendati in questi anni: “Dire accogliamoli tutti è solo uno slogan ed i risvolti sono drammatici”, attacca il cooperante. Non si rispecchia affatto nelle posizioni di un altro africano, il neodeputato del Pd Aboubakar Soumahoro. È convinto che dovrebbe usare la sua visibilità in modo più utile: “Con la sua voce potrebbe attirare l’attenzione sui veri problemi dell’Africa e dire ai giovani di non partire, perché attraversare il mare è pericoloso e lavorare nei campi per pochi euro l’ora è schiavitù”. E allora, questa la conclusione del colloquio, il governo italiano non deve indietreggiare. “La Meloni è l’unica ad aver avuto il coraggio di dire che bisogna fare il blocco navale per impedire agli africani di andare a morire in mezzo al mare”.
Sono le parole di un uomo che non si arrende al declino dell’Africa. Invoca un piano Marshall, crede nello sviluppo e nella cooperazione come unici veri strumenti di emancipazione per la propria terra: “Bisogna dare ai nostri ragazzi strumenti e motivi per restare. Solo così possiamo aiutare veramente l’Africa”.
il signor MICHEL NEKAM E’ UN FURBACCHIONE, PRIMA PER 4 ANNI HA LECCATO LUIDI DI MAIO,POI DOPO CHE HA VISTO CHE NESSUNO LO CAGAVA,HA CAPITO CHE ERA IL MOMENTO DELLA DESTRA, A NOI HA FATTO MOLTE PROMESSE,CI HA USATO PERO’ I SOLDI LI INCASSAVA SOLO LUI, FRATELLI D’ITALIA L’HA PRESO COME UNA BANDIERA PER PORTARE AVANTI CERTE ISTANZE E LO STA USANDO, MICHEL NEKAM CHE MANDAVA ME E UN ALTRO MIO AMICO ITALIANO A CHIEDERE L’ELEMOSINA,, LUI VIVE DI TRADUZIONI E FACENDO TRASFORMISMII, HA CAPITO CHE ERA IL MOMENTO DI BUTTARSI A DESTRA E LORO LO USANO AFFINCHE’ LI CONVIENE INCURANTI CHE NEL SUO PAESE HA POCO SEGUITONON PAGAVA IL SITO E GLI E’ STATO CHIUSO TUTTI GLI ITALIANI SONO USCITI, PERCHE’ LUI E’ COME UN DITTATORE PRENDE TUTTO LUI I SOLDI FACENDO LAVORARE GLI ALTRI E FACENDOLI USARE I LORO SOLDI, UN FIGLIO DI …