“Muore a 30 anni di Coronavirus”, “Giovane infermiera accasciata sul volante dell’ambulanza dopo turni massacranti”, “muore medico colpito dal Covid-19”, si assomigliano un pò tutti i titoli ad effetto che negli ultimi mesi quotidianamente la stampa ci propone.
Purtroppo sappiamo bene che questo virus esiste e che occorra rispettare le regole che ci vengono dettate, come minimo per dovuto senso civico, oltre che per ragioni sanitarie, ma questo non significa ignorare in quale deriva allarmistica sia scivolata da tempo la stampa, una deriva che fa leva sulla paura delle persone e che lascia ben poco spazio all’approfondimento, al ragionamento e al raziocinio.
Personalmente in tema di Covid-19 faccio un’incredibile fatica ad imbattermi in articoli di spessore, approfondimenti, confronti e stime; molto più spesso mi imbatto invece nel consueto messaggio di paura e terrore che mi narra di morti di Covid giovanissimi, senza nessuna patologia pregressa, infermieri accasciati dopo aver visto scene da apocalisse e medici condotti cadere come tanti soldati al fronte.
Personalmente auspicherei che molti miei colleghi trattassero il problema con un pò più di spessore, con maggior equilibrio, invece da mesi faccio parte, mio malgrado, di quegli italiani costretti a subire un linguaggio del terrore divenuto ormai talmente ripetitivo da venir percepito come assoluta verità, nonostante, il più delle volte sia la cronaca di un’eccezione, o troppo spesso persino la narrazione di una verità parziale.
Perché gli addetti alla comunicazione lo sanno bene, “coinvolge” molto di più un articolo che alimenta “volutamente” le paure delle persone che l’analisi di dati scientifici.
E allora in questo mare di emotività e confusione proviamo a rimanere lucidi: i dati più significativi di una ricerca, basata su un campione di oltre trentanovemila pazienti, che l’Istituto superiore di sanità ha pubblicato il 4 novembre scorso sono questi: l’età media dei morti per coronavirus è di 82 anni, quella dei positivi all’infezione di 49 anni. Sempre mediamente, i deceduti avevano 3,5 patologie pregresse (l’ipertensione la più frequente). Questo ci fa comprendere quanto sia importante tutelare i più deboli, impedendo il contagio anche di chi potrebbe rappresentare una fonte di contagio per i più fragili, ma dovrebbe anche farci capire l’inutilità di cedere ad inutili e spropositati allarmismi.
Appare a tutti ovvio che il traguardo più grande per il periodo che stiamo vivendo sarà quello di avere finalmente una cura ed un vaccino, ma nel frattempo non possiamo che auspicare un’etica della comunicazione, di cui si avverte la mancanza in chi dovrebbe informarci “correttamente”.
Perché appare evidente che così come dobbiamo preservarci dal contagio, dobbiamo alla stessa maniera anche salvarci dalla psicosi che si sta volutamente diffondendo e che non avrà nessuna funzione propedeutica, ma servirà solo a perdere la lucidità, con conseguenze neppure immaginabili.
Solo la curiosità intesa come volontà di approfondire e la conoscenza, potrà avvicinarci alla verità delle cose. Purtroppo però sappiamo come spesso una lettura frettolosa porti a leggere solo il titolo di un articolo facendosi un’idea a volte lontana dalla realtà.
Quel che è certo è che il Covid esiste e dal Covid dobbiamo difenderci rispettando le regole imposte. Ma è anche vero che con il Covid dobbiamo imparare a convivere tornando, speriamo quanto prima, alla normalità delle nostre vite. Esattamente come stiamo facendo, da tempo, con tante altre patologie ben più letali di questa.
“Il sonno della ragione genera mostri” è il titolo di un famoso quadro di Francisco Goya. Purtroppo a me sembra che l’epoca che stiamo vivendo lo rappresenti alla perfezione.
Finalmente un articolo su questo argomento. Purtroppo leggo e vedo da data immemore la stessa procedura di utilizzo delle notizie, che sia terremoto o una partita di calcio la procedura la stessa; il problema più grande? Ne siamo tutti succubi e lasciamo passare tutto, sbraitando e lamentandoci contro qualcosa che nemmeno conosciamo e che non possiamo o, peggio, vogliamo cambiare. Esattamente come si parlerebbe del meteo.