Il discorso di insediamento di Donald Trump è un inno all’amore per la patria e alla difesa delle proprie radici

È ufficiale: Donald J.Trump è entrato-di nuovo- nella storia. Stavolta come 47° Presidente degli Stati Uniti d’America.E lo ha fatto con un discorso fortemente evocativo e pregno di significato per il presente e per il futuro della Nazione. “L’America sarà presto più grande e più forte, e ancora più eccezionale di prima”.

È con queste parole che il repubblicano si è rivolto al pubblico, enfatizzando sin da subito la visione di grandezza e di prosperità che intende portare avanti nel corso del suo secondo mandato. Ha poi proseguito sottolineando come sia tornato alla Casa Bianca “fiducioso e ottimista sul fatto che siamo all’inizio di una nuova entusiasmante era di successo nazionale”, affermando che “un’ondata di cambiamento sta investendo il paese, la luce del sole si riversa sul mondo intero e l’America ha la possibilità di cogliere questa opportunità come mai prima”.

L’idea di Trump è da sempre chiara, ed è quella di mettere “semplicemente l’America al primo posto”, in modo da rivendicare la sovranità, ripristinare la sicurezza e riequilibrare la bilancia della giustizia, perché solo in questo modo sarà possibile “restituire al popolo la sua fede, la sua ricchezza, la sua democrazia e, di fatto, la sua libertà”.

I momenti salienti

Nel momento in cui il tycoon presta il suo giuramento sulla Bibbia usata da Abramo Lincoln nel 1861 e su quella regalatagli dalla madre nel 1995, il mondo vive un momento di tumulti inarrestabili e il governo uscente di Biden ha lasciato una profonda crisi di fiducia tra i cittadini, resisi oramai conto dell’inadeguatezza dei democratici, che più e più volte non si sono rivelati in grado di interpretare la realtà in cui governavano, distaccandosi sempre di più dalla società reale per osannarne una puramente ideologica.“Dobbiamo essere onesti riguardo alle sfide che dobbiamo affrontare”, ha infatti sottolineato Trump, ripercorrendo alcuni dei momenti più duri per la nazione verificatisi negli ultimi tempi, e promettendo di affrontare ogni crisi “con dignità, potere e forza”.

Ha fatto riferimento in primis alla situazione statunitense interna, ricordando alcuni territori ad ora devastati; su tutti, l’area di Los Angeles, in cui l’amministrazione democratica ha drammaticamente fatto solo buchi nell’acqua, dimostrandosi inadatta ad organizzare e ad allocare le giuste risorse per porre rimedio ad una fortissima crisi che ha colpito migliaia di cittadini americani.

Il leader repubblicano è poi passato a mostrare quelle che saranno le sue prime battaglie ‘sul campo’, a partire dal rimpatrio dei criminali pervenuti negli Usa illegalmente, e che hanno creato quelle famose ‘città santuario’ diffuse su tutto il territorio statunitense, e per cui procederà a rafforzare come mai prima d’ora il potere delle forze dell’ordine federali e statali.

Ha poi proseguito ribadendo che sotto la sua amministrazione “di patrioti americani” si lavorerà in maniera incessante per sconfiggere l’inflazione e di conseguenza ridurre rapidamente i costi e i prezzi, così da “proteggere i lavoratori e le famiglie americane”. Infine, focus sul tema della comunicazione- forse il più discusso visto il caso Tik Tok e la vicinanza ad Elon Musk. Trump ha ribadito che avrebbe a breve firmato un ordine esecutivo “per fermare immediatamente ogni censura governativa e riportare la libertà di parola in America”. In tutto ciò-ovviamente- non poteva non menzionare un recente fatto, tanto tragico quanto evocativo. Ovvero quello del proiettile che ha trapassato l’orecchio del repubblicano solo qualche mese fa. “Ma sentivo allora, e credo ancora di più adesso, che la mia vita è stata salvata per un motivo. Sono stato salvato da Dio per rendere l’America di nuovo grande”, ha infatti ricordato.Infine, il neo presidente ha rivolto parole ricche di amore e dedizione nei confronti della sua patria, della sua storia, delle sue radici, tessendo un elogio commovente nei confronti della Patria che oggi rappresenta nuovamente. Ha parlato di una rivoluzione fondata sul “buon senso”, che riconsegnerà all’America il “posto che le spetta come la nazione più grande, più potente e più rispettata del mondo, ispirando l’ammirazione di tutto il mondo”.

Perché d’altronde l’America è il Paese in cui tutto può accadere e in cui “l’impossibile diviene possibile”. Ha poi proseguito enfatizzando l’importanza della pace, soprattutto in un periodo storico come quello di oggi: “La mia eredità più orgogliosa sarà quella di un pacificatore e unificatore, ecco cosa voglio essere, un pacificatore e un unificatore.”

Parole forti, che non possono che far ben sperare per un futuro rigoglioso anche a livello internazionale. In chiusura, Trump ha colto l’occasione per ricordare le radici e la storia del suo popolo. “Gli americani sono esploratori, costruttori, innovatori, imprenditori e pionieri. Se lavoriamo insieme, non c’è nulla che non possiamo fare e nessun sogno che non possiamo realizzare”, aggiungendo anche che gli Stati Uniti sono stati “stati forgiati e costruiti da generazioni di patrioti che hanno dato tutto quello che avevano per i nostri diritti e per la nostra libertà”.

Dunque, l’importanza, ancora una volta, di essere patrioti. Perché essere patrioti è esattamente ciò che ha permesso agli Stati uniti di essere ciò che sono oggi. Sono stati i patrioti di un altro tempo a costruire tutto quello per cui gli USA sono guardati con ammirazione da tutto il mondo. E dunque anche oggi, con i patrioti del nostro tempo, l’America “sarà di nuovo rispettata e ammirata anche dalle persone di religione, fede e buona volontà” e sarà una nazione “libera, sovrana e indipendente”. “Sogneremo con coraggio e nulla ci ostacolerà perché siamo americani. Il futuro è nostro e la nostra età dell’oro è appena iniziata”, ha infine concluso.

La nuova età dell’oro dei patrioti Il discorso di insediamento di Donald Trump si può probabilmente collocare tra i discorsi più potenti della storia americana. Un discorso che si allontana di gran lunga da quelli retorici e che spesso sono il mero riflesso di una personale ars oratoria. Piuttosto, nelle parole pronunciate dal neo presidente repubblicano, ha prevalso un senso di vero e proprio amore e dedizione nei confronti della propria Patria e del proprio popolo. Ha voluto ricordare le radici e i sacrifici che ci sono alle spalle della storia americana e che sono alla base della potenza statunitense. Ha parlato al cuore e al ventre del paese, coniugando in unica sede quella che è la concretezza delle azioni con il lato più sentimentale legato alla realtà vissuta dalle persone. E ha soprattutto parlato di speranza. Ma non in termini astratti, quanto piuttosto in un’ottica di forza motrice che può davvero far tornare a risplendere una nazione, e in cui a prevalere dovrà essere la “normalità”. La normalità di un paese sicuro e giusto.

La normalità di una società libera e indipendente, in cui a vincere non sarà più la deleteria cultura woke ma il coraggio dei patrioti, che sono oggi più fieri e pronti che mai ad affrontare le sfide del futuro. Senza mai dimenticare le proprie origini.

Perché, come sempre, non può esserci sviluppo e innovazione senza tradizione.

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