Il dovere di fare opposizione che non va giù ai Conte boys di stampa e tv.

Il problema della piazza (del Popolo) del destra-centro? Semplice: ostinarsi a non sostenere il governo giallo-rosso. Insistere su questa pratica “scostumata” chiamata “vigilanza” sull’azione, o meglio, sulla mancata azione dell’esecutivo. Seguitare – invece di lanciare peana alle dirette Facebook di Conte – a voler ascoltare le categorie che del decreto Rilancio hanno visto solo i titoli sui giornali. Stesso discorso sui fantomatici “bazooka” arrivati dall’Europa. Insomma, il problema di Giorgia Meloni, Matteo Salvini ed Antonio Tajani è che non intendono smettere di voler svolgere il preciso ruolo politico e istituzionale assegnatogli dagli elettori e dallo stesso ordinamento costituzionale: fare l’opposizione.

È questo il “peccato” che commentatori, avversari politici, ex alleati non perdonano ai leader di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia che ieri sono scesi in piazza per la prima volta, dopo tre mesi di lockdown, spinti dalla stragrande maggioranza di italiani che bocciano, come dimostrano tutti gli analisti, le misure del governo riguardo la cosiddetta Fase 2.

È chiaro, siamo sarcastici. Noi. La verità, invece, è che per il “giornale unico” – quel coté di cronisti, analisti, commentatori, del cosiddetto mainstream – l’opinione prevalente, leggendo le ricostruzioni giornalistiche dei media ufficiali, è proprio questa: il “problema” dell’opposizione è che è andata in piazza per contestare il governo. Incredibile, grottesco, orwelliano ma vero: basta scorrere le righe delle cronache per accorgersi di come il tentativo è stato quello di deviare il discorso dalle tesi della piazza – i problemi dei piccoli e medi imprenditori, degli artigiani, degli agricoltori, dei nuovi proletari con la partita Iva alle prese con la “fuffa” partorita da palazzo Chigi – per concentrarsi su dettagli scandalistici ad hoc: le persone che non indossavano la mascherina (tutti i parlamentari e gli organizzatori la indossavano nonostante all’aperto non sia obbligatoria), l’assembramento dei curiosi presenti, tra cui decine di giornalisti e le frasi pittoresche, alcune assolutamente ingiustificabili (subito condannate dai leader in piazza), che in ogni manifestazione non mancano. Parole pronunciate per caso dai leader e dei rappresentanti? No, da parte di gente comune che non rappresenta altro che sé stessa.

Eppure oggi la “notizia” sulla piazza ufficiale che rappresenta più del 50% degli italiani – come dimostrano tutte le società demoscopiche – è stata banalizzata, ridotta a caricatura se non addirittura criminalizzata per il semplice fatto di aver esercitato un diritto-dovere fondamentale come dare voce al malcontento: merce rara, direbbe qualcuno se invece di Conte ci fossero i sovranisti, in tempi di “democratura” giallo-rossa.

Come se non bastasse, al pericoloso e anti-democratico pregiudizio contro l’opposizione si è aggiunta la creazione di una vera e propria “bufala”: l’assimilazione fra il flashmob dei partiti ufficiali e la mini-adunata dei gilet arancioni guidati dall’improbabile capopopolo, ex generale ma anche ex sottosegretario di Ciampi, Pappalardo. Mettere sullo stesso piano, o provare a farlo, le due piazze – una che rappresenta ben undici Regioni e decine di milioni di italiani, l’altra poche centinaia di veterogrillini e complottisti scappati dal blog – è stata davvero un’operazione così sconsiderata e spudorata da qualificare l’entità dell’indipendenza dell’informazione ufficiale in Italia.

Già, invece di chiedersi i motivi politici e sociali per i quali in tanti – nonostante la richiesta di Meloni, Salvini e Tajani di non recarsi in piazza, con l’invito a sostenere on-line l’appuntamento simbolico in vista della manifestazione del 4 luglio – hanno voluto esserci personalmente. Invece di accendere i riflettori sugli altri protagonisti della rappresentanza (dopo aver accettato “in silenzio” i comizi sudamericani di Conte, con tanto di attacchi maleducati e arroganti del premier nei confronti dei colleghi giornalisti, per non parlare dell’opposizione). Insomma, invece di occuparsi di tutto questo, l’ossessione di certa stampa è stata quella di bacchettare a sua volta i partiti e il popolo del destra-centro. In nome di quella “deformazione”, tipica ormai di questa stagione targata Pd-5 Stelle, per la quale l’unica opposizione buona è l’opposizione “governativa”.

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