Il “Fenomeno Scurati”: montare una polemica e spacciarla per ribellione

Ieri, Serena Bortone, famosa conduttrice Rai ora Speaker nel programma “Che sarà”, ha letto un monologo di Antonio Scurati per il 25 Aprile, sulla morte di Giacomo Matteotti: l’intervento in diretta  di Scurati era stato eliminato per varie motivazioni dall’emittente, tra le motivazioni anche una questione relegata ai compensi  e che affronteremo più avanti nell’articolo.

La giornalista ha deciso di leggere in diretta il monologo regalatole dall’autore, come se questa fosse una dimostrazione dissidente e solidale nei confronti di una televisione diretta da un regime autoritario: sembra ormai che l’ipocondria verso la dittatura che non c’è, si stia impossessando dei soliti volti noti del giornalismo televisivo. Non mancano le critiche progressiste di chi straccia le proprie vesti in nome di una liberazione inesistente, strano però che nel corso degli anni costoro non abbiano fatto lo stesso per le lottizzazioni subite dall’organo RAI dalla “Prima Repubblica” in poi.

Ma tralasciando per un momento l’isteria collettiva, ça va sans dire, alla fine del monologo Antonio Scurati aveva risparmiato uno spazio accusatorio per il Premier Meloni, tacciandola di essersi attenuta ad una cultura ideologica neo-fascista, per non aver dichiarato di essere “Antifascista”, in un’Italia in cui il Fascismo neanche c’è, aggiungerebbe chiunque conosca il significato di Democrazia.

Poi, con un colpo di coda in salsa ruffiana, l’autore avrebbe dichiarato che la parola non pronunciata da Meloni, palpiterà sulle bocche dei politici e democratici sinceri da destra a sinistra: evidentemente, una mossa studiata a tavolino per dare una gergale “Botta al cerchio ed una alla botte”. Purtroppo per Scurati, gli Italiani hanno riconosciuto gli errori commessi dalla classe dirigente avvicendatasi durante tutti questi anni e di certo non basterà gridare “ Al lupo!” per delegittimare una partito politico votato legittimamente dagli italiani.

Che dire della lettura di Serena Bortone? Sembra che ormai le linee editoriali per molti siano apparentemente inutili, tant’è vero che – come dimostrato dal caso in questione – tutti si sentano legittimati a fare un po’ come gli pare, magari a breve assisteremo addirittura ad un paradossale rovesciamento di fronte anarchico a livello informativo, in cui le news, anziché informare concretamente rispettando i parametri, verranno sparse qua e là con ritagli a piacere  in base alla volontà dei divulgatori.

La verità è che finalmente la Rai, dopo anni di grigiore televisivo, sta finalmente tornando pluralista e trasversale: le telecomunicazioni sono ormai lontani dal ventriloquismo delle egemonie culturali della sinistra, eterodirette per screditare a priori qualsiasi visione alternativa rispetto alla corrente dominante. Tutto questo non sembra piacere a chi della battaglia politica a livello comunicativo ne ha fatto un caposaldo – d’argilla a quanto pare, sì perché talvolta cedevole -, ed ora si lamenta a perdifiato urlando lo scandalo ed attaccando un’amministrazione che non la pensa come lui.

La questione ha ovviamente attirato anche l’attenzione della Premier, che in un post su Facebook, riportato anche da ANSA, ha dichiarato come in un’Italia piena di problemi la sinistra sia riuscita ancora una volta a montare una polemica, condividendo anche il testo di Scurati. Il Presidente del consiglio ha poi chiarito che un soggetto da sempre ostracizzato non chiederà mai la censura di nessuno. Insomma, anche stavolta Giorgia Meloni ne esce a testa alta e con una superiorità morale da fare invidia a molti, non prima di aver pubblicato le ragioni dell’assenza di Scurati in RAI: sembrerebbe che il noto paladino dell’ Antifascismo militante, già organizzatore di spettacoli teatrali e libri su Mussolini che a quanto pare avrebbero fruttato fama e fortuna del singolo di cui sopra, avesse dunque visto il rifiuto dell’apparato pubblico nel compenso di 1800 euro per la recita del suo monologo.

 In poche parole, anche stavolta la censura non c’entra assolutamente nulla, anzi sembra che la discussione sia dovuta proprio al rifiuto di esibirsi se non sotto una lauta ricompensa, una cifra non indifferente che molte persone neanche riescono a guadagnare in un mese.

Scurati si è poi difeso in una lettera su Repubblica – rullo di tamburi – per la presunta “Aggressione diffamatoria” del Premier Meloni, diffamazione in base a non si sa  cosa, ma c’era senz’altro da aspettarselo.

La risposta della rete pubblica con sede a Viale Mazzini arriva chiaramente con la spiegazione di Paolo Corsini, Direttore dell’approfondimento, il quale avrebbe invitato a non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale.

Se non fosse per le continue lamentele di natura frivola ed inconcludente, potremmo tranquillamente stendere un “Velo pietoso” sulla vicenda che coinvolge Scurati ed in parte anche la conduttrice, veicolo del monologo andato in onda ieri. Eppure ancora una volta, l’informazione si ritrova a fare i conti l’etica confusionaria, che rischia di mettere in ombra la realtà dei fatti.

Calzano a pennello le parole di un famoso scrittore e giornalista britannico, il cui nome fu Gilbert Keith Chesterton: ”Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro, spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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