Non hanno fatto una bella figura Elly Schlein e Giuseppe Conte nelle rispettive conferenze stampa in tema di manovra finanziaria del Governo. Le critiche sono sempre le stesse: “Non c’è un investimento che punti al rilancio dell’economia italiana, è una manovra di austerità” dice l’italo-svizzera a capo del partito, il Pd, che ammirava l’Europa quando imponeva all’Italia, appunto, la suddetta austerità. L’ideatore del Superbonus invece vuole fare lezione sulla sanità dei conti: “Sembra di assistere a una televendita quotidiana, ma non è affatto divertente perché pesa sulle spalle dei cittadini e delle famiglie in difficoltà”. È stato subito messo a tacere da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Il giullare Conte ci fa rimpiangere il comico Grillo”.
La principale responsabilità è del centrosinistra
Schlein e Conte la più grande figuraccia la fanno, però, quando trattano di sanità. Il Foglio questa mattina ha sottolineato tutta l’ipocrisia dei due partiti che, quando erano al governo, hanno portato il Fondo sanitario nazionale a un drastico calo, calcolabile intorno ai 40 miliardi di euro in dieci anni: “Se la sanità è sottofinanziata, la principale responsabilità è dei governi di centrosinistra”, la sentenza del quotidiano. Strano dunque che adesso siano proprio i maggiori esponenti di quella stessa sinistra a recriminare al governo presunti tagli da parte del Governo Meloni: secondo la leader dei dem, la spesa in sanità “arriverà al minimo storico, addirittura sotto al 6% del Pil”. Dunque la proposta: aumentare il Fondo sanitario di altri 5,5 miliardi di euro per il 2025, prelevando i soldi dai “sussidi ambientalmente dannosi”, i cosiddetti Sad. Conte propone dal canto suo un aumento della spesa al 7% del Pil tramite una nuova patrimoniale per i cittadini più ricchi. A parte che gli italiani non hanno bisogno di nuove tasse e che, ancora una volta, i due leader non riescono a portare avanti una strategia univoca, confermando l’inesistenza del campo largo, sono i dati a far cadere le tesi della sinistra. Se si prende in considerazione la spesa in sanità del Governo Draghi, quando cioè al ministero della Salute c’era un certo Roberto Speranza, in rapporto al Pil, si scopre che il dem aveva previsto un calo sia in termini di prodotto interno lordo (dal 7,1% al 6,1%), sia in valore assoluto (da 134 miliardi nel 2022 a 129,5 nel 2025). Ma se consideriamo che il pil nominale del 2025 era previsto molto più basso, di circa 100 miliardi, la spesa sarebbe stata del 5,7% del Pil. Molto più basso del 6,3% previsto dal Governo Meloni.
La grande ipocrisia sui Sad
Tuttavia, fa notare ancora Il Foglio, la grande incoerenza di Elly Schlein viene fuori quando si analizza nel merito la sua proposta riguardo i sussidi ambientalmente dannosi. Come abbiamo già spiegato alcune settimane fa, l’intenzione del titolare del Mef Giancarlo Giorgetti è quella, nel rispetto delle normative Ue, di allineare le differenze tra benzina e gasolio, facendo scatenare l’ira della sinistra. Ma ora Schlein con un volo pindarico vuole che, proprio attraverso il taglio dei Sad, il Governo finanzi un aumento della spesa in sanità, proponendo proprio ciò di cui accusa l’esecutivo. Ci vuole proprio una bella faccia tosta, alla fine dei conti, per proporre un aumento della spesa in sanità dopo un decennio di tagli sul Fondo sanitario nazionale e dopo la stagione dei superbonus e dei soldi gettati dalla finestra, alla quale Giorgia Meloni ha messo la parola fine e della quale non proviamo affatto nostalgia.