Manfred Weber è il presidente del Partito popolare europeo. Nelle scorse ore, ha fatto visita a Giorgia Meloni presso Palazzo Chigi. Circa novanta minuti di incontro per ragionare sul futuro dell’Europa e per costruire una cooperazione sui grandi temi di cui Giorgia Meloni si è sempre dimostrata foriera, al di là delle divisioni ideologiche. Un incontro che la stampa di sinistra ha già bollato come fallimentare, malgrado la netta smentita che deriva proprio da Weber in persona, oggi intervistato dal Corriere della Sera.
Impossibile isolare l’Italia
Weber infatti ha spiegato che “è molto importante lavorare insieme” al governo italiano, specialmente per il suo peso storico che gli deve essere riconosciuto in Europa. E positiva è la nuova concezione che si ha del governo italiano dall’arrivo al potere di Giorgia Meloni: è visto, infatti, come “un governo pro-europeo, un governo credibile che sta cercando di risolvere i problemi”. Ciò, nonostante il voto coerentemente contrario di Fratelli d’Italia alla nuova maggioranza Ursula che si è riformata a Bruxelles, rinnovata nella sua composizione, inglobando, oltre a popolari, socialisti e macroniani, anche i Verdi, veri sconfitti delle elezioni. Il voto contrario di Fratelli d’Italia non è stato per questo mai in discussione, come ribadito dalla stessa Giorgia Meloni fin dalla sua discesa in campo per le europee: “mai con la sinistra”, disse dal palco della convention del partito a Pescara. Ma, come ha spiegato Weber, “per me come leader del Ppe è impossibile ignorare, isolare l’Italia. È un Paese – ha detto – centrale in Europa, uno dei patri fondatori. In Italia c’è una popolazione pro-europea, non c’è nessun partito che vuole uscire dall’euro come invece in altri Paesi. Lavorerò sempre per includere l’Italia nel processo delle decisioni”.
Il calo degli sbarchi? Un successo dell’Italia
Con Giorgia Meloni, insomma, è rinata un’Italia che non ha bisogno di elemosinare consensi, dicendo di sì a tutto, per tentare di avere voce in capitolo. Conta il suo peso specifico all’interno dei consessi, la serietà istituzionale di chi la governa, l’importanza che viene data agli accordi stipulati e agli impegni presi. “Io voglio vedere l’Italia – ha detto Weber – tra i Paesi che guidano l’Unione e questo è il motivo per cui sono qui”. E questo perché “l’Italia è un buon esempio di come si sia dato seguito concreto al programma elettorale”: Weber richiama il patto tra Governo Meloni e Commissione von der Leyen sull’immigrazione che, secondo il presidente del Ppe, “è stato un successo dell’Italia, che ha guidato il dibattito su una delle questioni più importanti per la Ue. Il governo – ha aggiunto – ha dimostrato che si può diminuire di molto il numero dei migranti che arrivano in Europa. Non è tattica politica, le cifre dicono che il calo degli arrivi è del 60%”.
Un partner affidabile
Per Weber, il governo Meloni è “serio, credibile, responsabile”, lo reputa un “partner affidabile” sottolineando che la Meloni è tra i veri difensori degli interessi italiani a Bruxelles. Per questo, nonostante il suo voto contrario alla maggioranza di Ursula von der Leyen, che pure appartiene personalmente al Ppe di Weber, l’Italia viene definita “uno dei Paesi più importanti”, con Meloni e Tajani che “hanno preso molti voti alle Europee, a differenza di Macron e Scholz che ne sono usciti come i grandi perdenti”. Dunque, alla luce di ciò, Weber ha detto di sostenere “l’attribuzione di un forte ruolo per l’Italia” all’interno della Commissione europea. La scelta del commissario italiano, che probabilmente ricadrà sul ministro Raffaele Fitto, viene vista di buon grado da Weber: “È un mio ottimo amico, un forte difensore degli interessi dell’Italia, una persona responsabile, molto preparata”. La nomina arriverà nelle prossime ore: la sinistra per questo si lamenta senza particolari motivazioni, Weber sostiene di non vedere “problemi nella scelta di rispettare – ha concluso il presidente del Ppe – la scadenza del 30 agosto”.
