Crediamo di non esagerare nel giudicare storico il momento della firma del protocollo d’intesa per la riqualificazione dell’ex sito industriale di Bagnoli, Napoli, siglato dalla premier Giorgia Meloni insieme a Gaetano Manfredi, Commissario straordinario di Governo per la bonifica dell’area di Bagnoli nonché Sindaco partenopeo. Dopo ben trent’anni di attese, promesse mancate e conseguenti disillusioni, le Istituzioni, nazionali e cittadine, si impegnano finalmente, mettendo per iscritto una roadmap che non può più essere smentita, a far rinascere un luogo inquinato e abbandonato a sé stesso, che ha simboleggiato a lungo il declino dell’industria italiana in generale e il destino di un Sud Italia in apparenza condannato al ruolo eterno di Cenerentola depressa e rassegnata al degrado. Ma il Governo Meloni non accetta che il Mezzogiorno debba abituarsi ad essere sempre il figlio di un dio minore e intende prendere di petto delle sfide che sono senz’altro difficili, (la questione meridionale è stata citata per la prima volta nel 1873 e ancora oggi, nel 2024, ne parliamo), epperò, la politica non può sfidare sé stessa solo sugli obiettivi facili, come ha sostenuto la premier Meloni. L’ex stabilimento siderurgico e il quartiere di Bagnoli, nato sulla spinta dell’industria del ferro, diventeranno un polo turistico con un parco urbano, pensato con l’idea di dare un nuovo cuore verde alla città di Napoli, nuovi edifici residenziali, servizi e strutture ricettive. Il piano prevede la realizzazione di una serie di infrastrutture, dai trasporti ai sistemi idrici ed elettrici, e vi sarà un accesso al mare del tutto diverso da quello attuale. Il Governo stanzia, tramite il decreto Coesione, 1 miliardo e 218 milioni per la rigenerazione di Bagnoli e a proposito di soldi, Giorgia Meloni ha ricordato, dopo la firma del protocollo d’intesa, come in passato la politica abbia prediletto solo un certo tipo di assistenzialismo per il Sud e tutte le sue aree cadute nell’abbandono e nel degrado. Oggi viene messo a disposizione del denaro pubblico, anche perché senza di esso non si potrebbe muovere nemmeno una foglia, ma per dei progetti messi nero su bianco, tangibili e aventi una scadenza precisa. Lo Stato apre il portafogli per dare nuova vita ad un posto come Bagnoli, ritenuto spacciato fino a poco tempo fa, portandovi turismo, imprese e inedite opportunità di lavoro. Caivano, altro angolo della città metropolitana di Napoli, pareva anch’esso privo di ogni speranza per il futuro ed oggi ha un centro sportivo in cui i giovani si possono ritrovare per condurre un’esistenza pulita e libera dal giogo della criminalità organizzata. Insomma, si sa per cosa si spende mentre le politiche assistenziali di un tempo dirottavano dei quattrini a pioggia per il Mezzogiorno senza mai precisare il loro punto di arrivo, e sovente essi finivano a beneficio di potentati e ras politici locali, più che a risolvere le questioni di arretratezza del Sud. Lo Stato ha speso anche per l’Italsider di Bagnoli, perdendo e non guadagnando dai propri investimenti, e in ogni caso non è riuscito a scongiurare la chiusura definitiva degli impianti siderurgici, avvenuta agli inizi degli anni Novanta.
Fatti non parole, caro presidente De Luca!