Il Governo Meloni taglia le tasse senza demolire lo Stato sociale

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Documento di economia e finanza, (Def). Tale
strumento viene utilizzato dai governi per fornire indicazioni e previsioni sia sul quadro
macroeconomico, (PIL, debito pubblico e spesa dello Stato), dell’anno corrente e dei
successivi, che in merito alla susseguente manovra economica. Il Def rileva il pesante
fardello costituito dai bonus edilizi inventati dal secondo Governo di Giuseppe Conte, che
continua ad incidere sul debito e il cui costo finale si aggira sui 219 miliardi di euro, una cifra
superiore a quella che l’Italia riceverà mediante il Pnrr.

Nonostante la spada di Damocle del Superbonus, che porta a limare, sebbene di poco, le previsioni sul PIL e a rivedere un po’ al rialzo quelle sul debito, il Governo si impegna a rifinanziare il taglio del cuneo fiscale in busta paga anche per il prossimo anno. La decontribuzione del 7 per cento per i redditi fino a 25 mila euro e del 6 per cento per quelli tra 25 e 35 mila euro, che equivale in media ad un aumento in busta paga di 100 euro al mese, proseguirà anche nel 2025. Non vengono scelte misure da spot elettorali, buone per illudere l’opinione pubblica e raggranellare qualche voto in più, ma destinate magari ad essere cestinate dopo un breve periodo. Si preferisce avanzare con prudenza e però non si torna più indietro ad ogni traguardo conquistato, rendendo strutturali le decisioni prese. La premier Giorgia Meloni l’ha sempre annunciato e sostenuto, e così si sta facendo. La destra si differenzia dalla sinistra dell’allegro “tassa e spendi” e, quando e come è possibile, alleggerisce più che può la pressione fiscale e lavora per tagliare la spesa pubblica improduttiva, diffusa in molti organi dello Stato. Occorre
spendere laddove è vitale e determinante, e chiudere il rubinetto a privilegi, rendite di posizione e realtà statali caratterizzate da negligenza, più o meno voluta. Voler razionalizzare le spese sostenute dal settore pubblico significa efficientare lo Stato sociale e non abbatterlo.

Un welfare che impiega bene il proprio denaro offre servizi migliori e riesce ad essere presente laddove la sua funzione è insostituibile. Il Governo Meloni è perfettamente coerente con questa impostazione ed è di nuovo il Def appena varato a dircelo. Il Documento di economia e finanza certifica un aumento della spesa sanitaria del 5,8 per cento nel 2024 rispetto all’anno precedente e poi si prevede un innalzamento del 2 per cento per i prossimi anni. Cade come un castello di carte, alla pari di tante altre polemiche pretestuose, l’accusa mossa verso il Governo, da parte soprattutto del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, secondo la quale si starebbe smantellando in Italia lo Stato sociale per fare posto ad una società egoista e interessata solo a ricchi e malfattori. Semmai, l’attuale esecutivo sta rimediando a tutti i tagli iniqui operati a scapito della sanità pubblica dai governi del o con il PD, che hanno generato scarsità di personale e immondi tempi di attesa nella programmazione delle prestazioni sanitarie.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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