Da qualche settimana sui giornali si legge del famigerato Nuovo Partito Comunista Italiano, un’organizzazione di estrema sinistra nota per aver emanato la famosa lista di proscrizione (poi aggiornata) in cui compaiono i nomi dei cosiddetti “agenti sionisti”. Nei comunicati non si fanno accenni esplicitamente a violenze fisiche, ma le modalità con cui il NPCI opera hanno attirato l’attenzione della politica, specie dei partiti di destra, i cui esponenti compaiono in maggioranza all’interno della lista. Tuttavia, anche se è da poco che se ne parla, l’organizzazione affonda le proprie radici in una fondazione avvenuta più di venti anni fa ad opera di persone già note agli inquirenti.
Le organizzazioni e l’odio antisemita
Tutto emerge da diverse inchieste portate avanti dal Giornale e in particolare dal dossier curato da Giovanni Giacalone, penna del quotidiano e ricercatore del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Insieme al NPCI, ci sono i CARC (Comitati di Appoggio alla Resistenza Comunista) e UDAP (Unione Democratica Arabo-Palestinese): dunque estrema sinistra e causa palestinese si uniscono, con la prima che sfrutta la questione mediorientale soprattutto per una questione mediatica, e la seconda che sfrutta il radicamento storico degli estremisti comunisti nel nostro Paese. Tra agosto e settembre di quest’anno, vengono pubblicate le due liste che destano scalpore. Nel frattempo vengono pubblicati vari post di odio contro il Governo italiano: “Bisogna cacciare Meloni e imporre un governo che sia disposto a prendere le misure necessarie a fare fronte agli effetti più gravi della crisi, il Governo di Blocco Popolare”. L’obiettivo, dunque, è chiaramente quella di sovvertire l’ordine democratico e di deporre l’esecutivo frutto della volontà popolare. Si aggiungano poi i vari cortei, quello di Milano del 28 settembre durante il quale sono stati esposti cartelli con le foto di alcuni “agenti sionisti”. Tra i protagonisti delle azioni c’è Chef Rubio, già noto per le sue esternazioni antisemite del tipo: “Se uno non dorme la notte ed è in grado di selezionare dei muri, dove sa che all’interno di quelle case vivono degli agenti sionisti, 3.80 euro di bomboletta e inizia a scrivere”. Frasi, come detto, non per forza violente, ma indicative di un modus operandi ben chiaro. Per comprendere i legami politici di queste organizzazioni, in un comunicato datato ottobre, il NPCI esprimeva solidarietà a Luciano Vasapollo, dirigente della Rete Comunista, per un presunto attacco subito da Paolo Del Debbio e da Matteo Salvini. Vasapollo è un professore universitario a La Sapienza e nel 2019 è stato ricevuto a Caracas dal dittatore socialista venezuelano Nicolas Maduro.
Chi sono i fondatori
Non si tratta, dunque, di semplici organizzazioni di sinistra, ma di associazioni ben radicate e con riferimenti politici molto chiari. I CARC nascono nel 1993 grazie a Giuseppe Maj. L’uomo è stato arrestato per la prima volta a Parigi nel 2003 per associazione sovversiva, produzione di documenti d’identità falsi e collegamenti con i terroristi di GRAPO, Grupos de Resistencia Antifascista Primero de Octubre, di stampo marxista. Nel frattempo, Maj aveva fondato anche il NPCI nel 1999. Insieme a lui, venne arrestato anche Giuseppe Czeppel e tra Parigi e Roma vennero a crearsi dei comitati contro la loro incarcerazione, per la quale veniva incolpato l’allora “banda Berlusconi”. Si pensa, tra le altre cose, che la fondazione del NPCI possa avere anche dei collegamenti con la creazione delle nuove Brigate Rosse, con le quali condividono l’anno di fondazione. I due furono rimessi in libertà ma con obbligo di firma, ma fuggirono e restarono in clandestinità, salvo poi essere di nuovo beccati. In questo contesto, potrebbe rientrare anche l’omicidio del professor Marco Biagi, dopo il quale varie fonti confermano l’inizio dell’irreperibilità di Maj; era il 1999. Fuggì probabilmente a Belgrado: nel 2009 venne assolto. In sostanza, dei due uomini si hanno ben poche notizie ufficiali. In alcuni archivi ufficiali, viene raccontato che Maj era stato arrestato fin dagli anni Settanta con le accuse più varie: da partecipazione a banda armata ad associazione sovversiva.
Gli ultimi episodi
Si arriva così ai nostri giorni, con la comunanza tra comunisti e filo-palestinesi. Il 5 ottobre è il “culmine”, la manifestazione per commemorare il primo anniversario di diluvio al-Aqsa. Migliaia di persone e tantissime organizzazioni pro-Pal ed estremiste, con cori e cartelli antisemiti e chiari riferimenti al terrorismo islamico, come le bandiere di Paesi quali l’Iran o lo Yemen, o anche di Hezbollah e Hamas. Ci fu, tra l’altro, la netta discrepanza con alcune organizzazioni palestinesi “ufficiali”, che presero le distanze dal mix di facinorosi che decisero comunque di scendere in piazza contro i divieti delle autorità e arrivando anche allo scontro armato con la Polizia. Dopo un’interrogazione in Parlamento promossa da Fratelli d’Italia, il ministro Luca Ciriani ha fatto sapere che il governo “ha attivato un monitoraggio dell’evoluzione della vicenda, per il tramite delle competenti Prefetture e Questure, finalizzato ad acquisire una completa e aggiornata valutazione sotto il profilo dell’esposizione a rischio degli interessati” all’interno delle liste di proscrizione e dei volti esposti sui cartelli nelle varie manifestazioni pro-Pal.