Il libro di Menia sul Ricordo: non solo la morte nelle Foibe ma il dramma dell’Esodo

“Il modo migliore per ricostruire la storia è raccontare le vicende umane di chi l’ha vissuta, e il libro di Menia fa esattamente questo” così il saggista Marcello Veneziani racconta il libro “10 febbraio, dalle foibe all’esodo” presentato ieri in Senato.
“Un altro tassello fondamentale per il consolidamento della memoria nazionale e per contrastare in maniera inequivocabile iniziative divisive che tentano di mistificare la realtà dei fatti” aggiunge Emanuele Merlino, Presidente del Comitato 10 febbraio.
Ma è lo stesso autore a spiegare che “il libro non ha la pretesa di essere un testo storico, bensì una testimonianza anche dell’effetto che le foibe produssero, e cioè l’esodo, che rappresenta una tragedia e una ferita nella storia nazionale non inferiore a quella della cronaca delle stragi compiute dai titini in Italia nella fase conclusiva della guerra. L’esodo ha rappresentato una mutilazione non solo territoriale ma soprattutto sociale e culturale che ha strappato 350mila persone alle proprie case e ai propri affetti per portarle lontano dalla propria terra e nei campi profughi”.
Perchè non è solo la morte nelle foibe stavolta al centro del ricordo, bensì la crudeltà dell’esodo: è ricordare la violenza dello strappo di adulti, anziani e bambini dalle loro vite, la disumanità nel voler cancellare le radici di un popolo dalla propria terra.
Quello che hanno vissuto gli italiani dell’Istria e della Dalmazia 75 anni fa è raccontata da Menia con la forza della verità che solo le storie vere di chi l’ha vissuta può avere.

LA DIFFICOLTA’ DI UNA MEMORIA CONDIVISA PER UNA SINISTRA NEGAZIONISTA

Una forza, quella della verità, che sembra però non bastare a mitigare il clima ostile che aleggia attorno al 10 febbraio. Un clima nervoso, nutrito da una sinistra che secondo il direttore del museo archivio storico di Fiume Marino Micich: “non ha mai contraccambiato l’approccio collaborazionista della destra sulla condivisione e sul riconoscimento dei fatti storici”.
Lo dimostra l’evento organizzato dall’Anpi in Senato e intitolato “Il fascismo di confine e il dramma delle Foibe”: approccio negazionista e minimizzatore per un convegno che di certo non ha portato onore a quella memoria.
Dopotutto, come sostiene Veneziani: “è in atto, da tempo, un’operazione di monopolio della storia e del rispetto dei fatti. Non siamo in presenza di una memoria condivisa ma di fronte alla mancanza di rispetto anche della storia divisiva e alla rilettura storica dei fatti”.
“Eppure lo stesso Parlamento Europeo” sottolinea il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano “ha approvato recentemente una mozione che equipara nazismo e comunismo. L’Europa che molto spesso tutti richiamano ci dà una regola storica, che il nazismo è uguale al comunismo” ma niente. La sinistra non lo vuole riconoscere.
Fortunatamente su una cosa non si tornerà indietro, come ricorda Ignazio La Russa: sul fatto che “nel 2014 si sia svolta una battaglia in Parlamento durata mesi, non facile, che ha visto anche l’opposizione finale di 12 deputati (la sinistra estrema negazionista appunto) ma che ha condotto al risultato straordinario ed inimaginabile fino ad allora: avere un giorno dedicato al ricordo delle Foibe e all’esodo Istriano – Dalmata: il 10 febbraio”.

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