Non c’è nulla da fare, sembra proprio un destino che ogni cosa che avviene nel mondo e che riguarda l’Italia tenda a trasformarsi in un caso internazionale, in una situazione complicata, in un dramma quando non addirittura un mistero. E’ il caso della nave battente bandiera italiana Asso Ventotto.
Cominciamo dall’inizio. La Asso Ventotto è una nave varata nel 2007, battente bandiera italiana che si definisce Offshore Tug/Supply Ship. Si tratta di uno di quei rimorchiatori che servono specificatamente per scopi operativi come esplorazioni petrolifere e lavori di costruzione in alto mare. Ci sono una varietà di navi offshore, che non solo aiutano nelle esplorazioni e trivellazioni petrolifere, ma che servono anche per consegnare le forniture necessarie alle unità di scavo e di costruzione situate in alto mare. Ed è appunto questo lo scopo di Asso Ventotto nel sud del Mediterraneo.
Arriviamo ai fatti illustrati direttamente dalla Augusta Offshore, società armatrice della nave in questione. Sono le 14,30 (ora italiana) del 30 luglio scorso quando la Asso Ventotto in assistenza alla piattaforma di estrazione ‘Sabratah’ della Mellita Oli & Ga riceve la richiesta dal Marine Department di Sabrath, in Libia, di procedere in direzione di un gommone avvistato a circa 1,5 miglia sud est dalla piattaforma, per prestare soccorso. Viene contattata la società armatrice che non può non dare il suo benestare e a bordo del rimorchiatore salgono anche alcuni rappresentanti dell’Authority Libica che si trovavano sulla piattaforma all’arrivo della comunicazione. La nave italiana procede e intercetta l’obiettivo alle ore 15,30, dando immediatamente dopo il via alle operazioni di recupero dei circa 100 migranti che si trovano a bordo del gommone, il tutto seguendo le istruzioni dei rappresentanti libici. Aggiunge la società armatrice nel suo comunicato: “Dopo il completamento delle operazioni di recupero, una motovedetta della Coast Guard libica si è affiancata all’Asso Ventotto, informando il comandante che sarebbe stato scortato fino al porto di Tripoli“. L’Asso Ventotto arriva in porto alle 21,00 di quella stessa sera, e i migranti vengono trasferiti a bordo di un battello della Marina libica senza che vi siano né proteste né incidenti.
Questo è quanto. E allora, ci si chiederà, da dove nasce tutta la polemica che da ieri sta montando nel Belpaese ad opera soprattutto di esponenti dell’opposizione, primo tra tutti Nicola Fratoianni del Leu? Semplice. Fratoianni, che in questi giorni si trova a bordo della Open Arms, nave ONG straniera che incrocia nello stesso tratto di mare, accusa il governo in generale e i ministri Salvini e Toninelli in particolare, di “violazione del diritto internazionale” visto che, sempre secondo Fratoianni, il diritto marino prevede che i migranti siano sbarcati nel primo porto sicuro utile, e i porti libici non sono considerati tali, e che prima di essere riportati nel porto di partenza sempre i migranti abbiano il diritto di chiedere asilo politico, cosa che in questo caso non hanno potuto fare. La Repubblica e Il Manifesto battono la grancassa con titoloni tipo “Respinti all’inferno”, e il coro dei buonisti nostrani si fa sentire alto. Dice Fratoianni: “Se come pensiamo, questa operazione avviene su indicazione della Guardia Costiera Italiana, allora si tratta di un precedente gravissimo, un vero e proprio respingimento collettivo di cui l’Italia e il comandante della nave risponderanno davanti a un tribunale“. Tuoni, fulmini e saette…
In realtà, tutta la questione non sembra riguardarci proprio. La società armatrice ha ben spiegato i fatti, il ministro degli Interni ha detto di non essere mai stato informato della questione, il ministro Toninelli spiega che non ha mai ricevuto richieste al riguardo di alcun tipo e, per finire, la nostra Guardia Costiera tiene a specificare che tutta l’operazione è stata organizzata e diretta dalle competenti autorità libiche, che non hanno richiesto né aiuto né, tantomeno, intervento. E qui è tutto il fulcro della questione perché se il gommone in difficoltà o la stessa Asso Ventotto avessero chiesto aiuti alle autorità italiane, magari alla nostra Marina militare, e quest’ultima avesse guidato le operazioni di salvataggio, allora in effetti per diritto internazionale non si sarebbero potuti sbarcare i migranti senza aver accolto prima le eventuali richieste di asilo politico, e la Asso Ventotto sarebbe stata costretta ad avviarsi col suo carico presso un porto sicuro, in Italia.
Ribadiamo: ma non è così che è andata, e nel caso specifico tutto pare essere stato chiarito benissimo. Eppure, la polemica continua a montare. Fratoianni e gli altri buonisti anti italiani non si danno per vinti. Quindi, se pensate che tutto si chiuda in fretta, date un’occhiata alle prime pagine dei quotidiani di oggi e ascoltate i servizi di apertura dei vari TG, e vi si chiariranno le idee.