E’ un regalo recente della fortuna, perché da secoli il dipinto si riteneva scomparso. A testimoniare che un tempo fosse esistito, un’incisione da esso ricavata da Wenceslaus Holar nel 1650 circa poi… più nulla.
Un “quadretto” a ben vedere questo Salvator Mundi, per quanto si possa mai definire tale un’opera di Leonardo da Vinci, olio su tavola (66×46 cm) che il maestro dipinse intorno al 1499 e che piacque talmente tanto da originare un numero imprecisato di copie, che concorsero a far perdere di vista l’opera originale.
Finì in un convento di Nantes? Oppure nella collezione privata di Carlo I° d’Inghilterra? O forse era proprio il nostro Salvator Mundi il piccolo quadro di scuola leonardesca comparso nel XIX secolo nelle raccolte di Sir Francis Cook, che lo vendette poi al barone di Lairenty e successivamente al marchese de Ganay, a Parigi? Non è chiaro. Quel che si sa è che un bel giorno quest’olio su tavola venne portato in visione ai curatori del Metropolitan Museum per una valutazione, creando non poco scalpore già alla sua prima apparizione. Poi, venne sottoposto anche ai curatori del Museum of Fine Arts di Boston, ma malgrado i tanti indizi, sia i primi che i secondi non diedero su esso un giudizio definitivo. Infine nel 2010 il quadro venne stato portato alla National Gallery dove Nicholas Penny, il direttore, invitò quattro studiosi per valutarlo: Carmen C. Bambach, curatrice del dipartimento di grafica del Metropolitan Museum, Pietro Marani e Maria Teresa Fiorio, studiosi milanesi autori di diversi saggi su Leonardo e sul Rinascimento, e Martin Kemp, professore emerito di storia dell’arte all’Università di Oxford e noto studioso di Leonardo. I pareri furono tutti positivi, così si è deciso di procedere al restauro e di esporre l’opera alla grande mostra monografica su Leonardo che si è tenuta nel museo londinese dal 9 novembre 2011. La fortuna, dunque, aveva restituito ai posteri un’altra preziosa opera del grande Maestro.
Qualcuno, però, a un certo punto ha deciso di volere l’opera solo per sé. Valutata intorno ai 200 milioni di dollari, è stata poi venduta privatamente nell’estate del 2013 per 75 milioni di dollari. Nel novembre del 2017 il Salvator Mundi è stato venduto di nuovo questa volta all’asta da Christie’s per 410 milioni di dollari (450 milioni con i diritti d’asta) dal presidente della squadra di calcio AC Monaco Dmitri Ryobovlev che l’aveva acquistata per 108 milioni di euro.
Anche se all’inizio il nome dell’acquirente che ha sborsato una cifra simile non era stato reso pubblico, alla fine è trapelato che dovrebbe trattarsi del principe ereditario saudita, Bader bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan al- Saud (e scusate se abbiamo messo il nome per esteso, ma uno che spende 450ml di dollari per un quadro se lo merita). La rivelazione è arrivata dal New York Times che aveva avuto accesso ai documenti della vendita. Ma non è stata mai confermata da Christie’s, che ha gestito l’asta, né dal diretto interessato.
E poi? Poi, niente. Incredibile ma vero, all’improvviso si era smesso di parlare dell’opera che, dopo essersi aggiudicato il titolo di quadro più costoso della storia, è uscita dalle cronache.
Magari perché a un certo punto aveva cominciato a girare insistente la voce che il Salvator Mundi è in realtà un falso? O meglio, che non si tratterebbe di un’ opera di Leonardo Da Vinci, ma di qualche allievo della sua scuola? Forse. Ciononostante, l’opera doveva essere esposta già a fine 2019 negli Emirati. In più, secondo fonti non accertate, sembra che il Louvre di Parigi avesse deciso di esporre proprio il Salvator Mundi per i 500 anni dalla morte di Da Vinci, ma che avrebbe avuto enormi problemi a localizzare il quadro, e di aver desistito nella ricerca quando la stessa non ha dato risultati. Molte chiacchiere in proposito, con Manuel Rabaté, direttore della nuova sede del Louvre negli Emirati, che aveva più volte detto: “Il Salvator Mundi non appartiene al museo e quindi la decisione di esporlo non spetta a noi, ma al Dipartimento della Cultura e del turismo di Abu Dhabi”.
E il presunto compratore dell’opera, il nostro bel principe ereditario Mohammed? Lui tace, e certo nessuno può obbligarlo a rispondere. Sull’argomento si esprime però una voce nostrana, Vittorio Sgarbi: “Oggi che dovrebbe essere esposta al fianco della Gioconda al Louvre a Parigi o ad Abu Dhabi, l’opera sparisce. Questo mi induce a pensare che qualcuno abbia insufflato nel facoltoso acquirente il dubbio che la tavola non sia di Leonardo. Però sono tutte osservazioni senza fondamento di prova”, ha sottolineato il Professore, che ha concluso: “C’è un vento sfavorevole che induce a farla dimenticare piuttosto che a farla ricordare”.
Beh, noi non siamo d’accordo, e continueremo a monitorare la faccenda. Insieme a voi.