Promessa e rischio: sono i due aspetti che Papa Francesco ha scelto di sottolineare nel messaggio per la 56ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, in programma per il 12 maggio. Il messaggio del Pontefice è ispirato alla famosa scena evangelica della chiamata dei primi discepoli – Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni – sul lago di Galilea.
Così come le due coppie di fratelli pescatori sfidavano i venti contrari e le acque agitate, anche per non ottenere sempre una pesca abbondante, così ognuno di noi nella vita quotidiana “si misura con i desideri che porta nel cuore, si impegna in attività che spera possano essere fruttuose, procede nel mare di molte possibilità in cerca della rotta giusta che possa appagare la sua sete di felicità”. A stravolgere la vita dei primi apostoli è l’incontro con Gesù. Lo stesso incontro, sottolinea Bergoglio, che si può fare “con la persona con cui abbiamo scelto di condividere la vita nel matrimonio o quando abbiamo sentito il fascino della vita consacrata”. Ed è in quell’incontro che si realizza la promessa di una gioia, dice il Papa, capace di “saziare la vita”.
Un incontro, quello tra il Signore e gli apostoli pescatori, che ha spezzato la paralisi della loro normalità e che conteneva la forza di una chiamata e il cuore di una promessa. Perché, dice il Papa, “la chiamata del Signore non è un’ingerenza di Dio nella nostra libertà; non è una “gabbia” o un peso che ci viene caricato addosso. È l’iniziativa amorevole con cui Dio ci viene incontro e ci invita ad entrare in un progetto grande. Il Signore non vuole che ci rassegniamo a vivere alla giornata pensando che, in fondo, non c’è nulla per cui valga la pena di impegnarsi con passione e spegnendo l’inquietudine interiore di cercare nuove rotte per il nostro navigare”.
Il rischio è l’altra faccia della medaglia della promessa perché accogliere la chiamata del Signore vuole dire fare una scelta. “Quando siamo posti dinanzi al vasto mare della vocazione”, prosegue Francesco continuando nel suo riferimento al brano dell’evangelista Marco, “non possiamo restare a riparare le nostre reti, sulla barca che ci dà sicurezza, ma dobbiamo fidarci della promessa del Signore”. Una vocazione che, ricorda il Pontefice, si declina in molti aspetti della vita cristiana: nella “scelta di sposarsi in Cristo”, nel mondo del lavoro e delle professioni, nel campo della carità e della solidarietà, nelle responsabilità sociali e politiche. Tutte vocazioni che contribuiscono a trasformare la società e a rendere i cristiani portatori di una promessa di bene nei contesti sociali e culturali in cui vivono.
Infine, un appello ai più giovani e uno alla Chiesa “Non siate sordi alla chiamata del Signore”, dice il Santo Padre, “Se Egli vi chiama per questa via, non tirate i remi in barca e fidatevi di Lui. Non fatevi contagiare dalla paura, che ci paralizza davanti alle alte vette che il Signore ci propone”. “C’è bisogno di un rinnovato impegno da parte di tutta la Chiesa”, sottolinea Bergoglio rivolgendosi a sacerdoti, religiosi, animatori pastorali ed educatori, “perché si offrano, soprattutto ai giovani, occasioni di ascolto e di discernimento. C’è bisogno di una pastorale giovanile e vocazionale che aiuti la scoperta del progetto di Dio, specialmente attraverso la preghiera, la meditazione della Parola di Dio, l’adorazione eucaristica e l’accompagnamento spirituale”. Il modello da seguire, conclude Papa Francesco, è il “sì” senza riserve pronunciato da Maria. Un sì di chi vuole scommettere tutto e ha una sola certezza: sapere di essere portatori di una promessa.