Il “patto anti-inciucio”? Serve, eccome, anche a questo. Ad evitare che l’arma di distrazione di massa con cui il network giallo-rosso in queste ore tenta di distogliere da sé l’attenzione e le responsabilità del caos della seconda ondata, possa utilizzare le peculiarità e le sfumature dei partiti del destra-centro per cercare di “socializzare” e annacquare i flop della compagine di governo.
Lo stop di Giorgia Meloni a questo marchingegno iper-mediatizzato è stato chiaro: «La sinistra stia tranquilla: è un’operazione che non riuscirà e fallirà».
Quale operazione? Quella di una narrazione interessata e assai parziale che intende monetizzare e cavalcare il “caos centrodestra”, alimentato ad arte dalle fantomatiche aperture di Giuseppe Conte e subito rinfocolate da uno stato maggiore del Pd alla disperata ricerca di una spalla su cui scaricare le tossine del rapporto subordinato con “l’agenda Ursula”.
Davanti a questo, come ha riconosciuto Massimo Franco, attento notista politico del Corriere della Sera, «solo Giorgia Meloni può rivendicare la coerenza di un “no” ad ogni accordo o esecutivo di unità nazionale». Una posizione – che qui su La Voce del patriota abbiamo definito più volte “cerniera” fra i due alleati di Lega e Forza Italia – che la leader di Fratelli d’Italia non utilizza per monetizzare posizioni all’interno dell’opposizione ma, al contrario, come postazione per un complesso lavoro di cucitura e armonizzazione del messaggio e dell’identità del destra-centro: né stampella per il Frankestein Pd-5 Stelle né soggetto situazionista ed eccessivamente istintivo.
Due tensioni diverse ma entrambe pericolose per un fronte sociale e popolare che – al contrario – rappresenta un idem sentire che è estrema maggioranza fra gli italiani, come registrano i sondaggi e le quindici Regioni.
È questo il destra-centro unito, l’unica soluzione politica, come insiste dal marzo 2018 Giorgia Meloni, per dare un governo organico e organizzato a una Nazione con i valori vitali compromessi ben prima della non gestione della crisi pandemica da parte di Conte, Di Maio e Zingaretti.
Ecco perché, davanti ai due peccati storici di Berlusconi e Salvini – rispettivamente il patto del Nazareno e il governo giallo-verde – l’atteggiamento centrato e reiterato della madrina dei conservatori contro ogni forma di inciucio e alleanza contronatura rappresenta, anche in questa fase delicata, il dispositivo con il quale disinnescare le trappole piazzate dagli avversari.
Lo si è visto con la questione della norma anti-scalata infilata nel decreto Covid come protezione di Mediaset dagli obiettivi di Vivendì: fatto che ha scatenato una querelle aspra fra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Anche qui è toccato all’ex ministro della Gioventù trovare la chiave “patriottica” e non di parte per salvare l’interesse nazionale ma anche la stabilità della coalizione: il risultato è la nuova versione della pregiudiziale di costituzionalità presentata dalla Lega al DL Covid, da cui è scomparso ogni riferimento alla norma anti scalata di Mediaset-Vivendì.
Una moral suasion sul Carroccio certo che non lascia spazio, allo stesso tempo, alle manovre tendenziose del Pd nei confronti di Forza Italia. «Basta con le menzogne della sinistra», ha spiegato ieri Meloni riferendosi «alle cinque priorità concrete per affrontare l’emergenza Covid» presentate da FdI la settimana scorsa a cui è seguita, tre giorni fa, la stessa iniziativa da parte di Forza Italia con le sue ricette. «Chiedo alla maggioranza una risposta precisa a questa domanda semplice: perché nessuno esponente del Pd, dei Cinquestelle o di Italia Viva ha risposto a FdI e ha detto “le valuteremo con attenzione”, come invece ha fatto il vicesegretario del Pd Orlando con FI?». Un trucco smascherato immediatamente: «Le proposte di FdI sono state ignorate perché la richiesta di collaborazione non è per tutti e non è sincera: è solo uno squallido tentativo di dividere il centrodestra».
Tentativo che nessuno dei tre leader della coalizione può permettersi più di avallare, rispetto al quale solo uno dei tre ha sempre promosso l’antidoto: quel patto contro ogni inciucio che per Giorgia Meloni tutto è tranne che un rifugio eticista o il rifiuto del “gioco” politico, come giudicano in malafede i detrattori. Al contrario: è l’esaltazione della propria ricetta – frutto e sintesi dell’intesa a tre – per risollevare le sorti dell’Italia.
Un vincolo accarezzato, di elezione in elezione, sempre più convintamente dalla maggioranza degli italiani. Davvero può esistere qualcuno che preferisca a questa la compagnia di Conte e Zingaretti o il ritorno con Di Maio e Toninelli?