La sinistra (anti) italiana non voterà Raffaele Fitto come commissario europeo. La specificazione all’interno della parentesi è d’obbligo: perché avere un commissario italiano in un posto che conta sarebbe una buona notizia per la nostra Nazione, ma ostacolarlo vuole dire al contempo favorire altre figure in sua sostituzione. Altre figure straniere, ovviamente. E a volere ciò ci sono soltanto, da un lato persone alle quali non frega un fico seco dell’Italia e che lavorano soltanto per il proprio Paese, dall’altro chi ne fa una questione ideologica e mette i bastoni tra le ruote a Fitto soltanto perché di destra.
Patenti di europeismo
I dem dicono di voler temporeggiare ancora per decidere se voteranno Fitto a Bruxelles. Ma in realtà la loro decisione è già stata presa da diverso tempo: come raccontano, tutto dipenderà da come prometterà di comportarsi il ministro, se, come sostengono da giorni i maggiori esponenti dem al Parlamento europeo, “si allontanerà da posizioni nazionaliste e sposerà il programma di Ursula e la via dell’integrazione europea e se non sposterà a destra l’azione politica della presidente”. In pratica, la sinistra voterà Fitto solo se Fitto diventerà di sinistra. Che, in altre parole, è come dire “o come diciamo noi, o niente”. Dopo le patenti di democrazia, insomma, il Pd ora ha iniziato a rilasciare anche patenti di europeismo: Fitto sarà considerato un vero europeista solo quando riuscirà a uniformarsi ai valori del Pd, altrimenti è spacciato. E menomale che parliamo di Fitto, uno che in Europa è riuscito a farsi conoscere per la sua vicinanza a Bruxelles e per il suo buon lavoro svolto, in Italia, in merito alla gestione dei fondi comunitari, all’attuazione del Pnrr e alla distribuzione delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione.
Calcolo politico
Per il Pd, però, il comportamento contro Fitto è riconducibile a quello di Fratelli d’Italia nei confronti della maggioranza Ursula: a luglio, i meloniani hanno votato convintamente contro la coalizione di popolari, socialisti, macroniani e verdi che sostiene la tedesca, rivendicando una coerenza, quella del “mai con la sinistra”, che pure questa volta non è mancata. Con lo stesso ragionamento, i dem rivendicano la possibilità di votare contro Fitto con le stesse motivazione, ma c’è una differenza sostanziale: votare contro Ursula von der Leyen non ha isolato l’Italia, e il possibile incarico di peso per Fitto lo dimostra; votare contro Fitto, invece, rischia di lasciare indietro l’Italia e di cedere quel ruolo di peso a qualche altro commissario, che farà le ragioni del suo governo. Ecco perché la narrativa dem non reggere: allo stato attuale, votare per Fitto significa votare per l’Italia, per garantire i suoi interessi. Il calcolo politico, dunque, qui ha la meglio: la paura più grande per i dem, comandati a bacchetta dai cugini socialisti del resto d’Europa, è che affidare a Fitto un incarico così importante (si parla di vicepresidenza) potrebbe spostare la maggioranza che sostiene la commissione verso destra. Un pericolo che i dem vorrebbero evitare, essendo riusciti, per il rotto della cuffia, a superarlo poche settimane fa.
Ma siamo sicuri che, alla fine, sia il Pd legittimato a fare una lezione di europeismo alla destra, e proprio a Fitto? Loro che solidarizzano con i pro-Hamas, con chi occupa case abusivamente e che blocca le università cercando lo scontro con la polizia, con chi tifa per l’invasione russa, per chi si compiace per un manichino della premier che prende fuoco. Siamo proprio sicuri che sia la destra il vero pericolo per la democrazia?
Il discorso è semplice:nonostante i continui cambi di nome,questi sono tutti comunisti.E il comunismo non è nazionalista,anzi è terromondista.Loro sono conseguenti, siamo noi che dobbiamo capirlo senza meravigliarci ogni volta!