Il Pnrr per il Sud: confermato il 40% dei fondi per il Mezzogiorno nella prossima rimodulazione

Il lavoro sul Pnrr va avanti spedito al ministero per gli Affari europei, adesso presieduto da Tommaso Foti, ex capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dopo la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Il lavoro va spedito così come fa la crescita del Sud, uno degli obiettivi dello stesso Piano nazionale dì Ripresa e Resilienza. Una crescita che ormai non è più soltanto un semplice exploit, ma perdura da mesi e non accenna a diminuire: dalla crescita dell’occupazione a quella delle esportazioni, il Meridione ha voltato pagina, secondo un nuovo modus operandi che lo allontana dalla logica del mero assistenzialismo. In un’intervista al Mattino, pubblicata questa mattina, è lo stesso Foti a chiarirlo: “È indubbio – ha spiegato – che esiste una vitalità al Sud ormai in tutti i settori che fa propendere per il fatto che non siamo di fronte ad una questione per così dire episodica. La vera scommessa, secondo me, che sta trovando risposta è che non è che il Sud fa un rimbalzo sull’investimento ma che ci sia ormai una tendenza al miglioramento e alla stabilizzazione del miglioramento stesso”. Dunque, non si tratta più di performance occasionali, ma siamo “di fronte a una cosa decisamente più radicata”.

Le prossime novità

Riguardo al Pnrr, ci sono importanti novità, annunciate ancora da Foti. Dal 4 gennaio scorso, infatti, i Comuni che lo vorranno, avendo già completato progetti e appalti, potranno andare in anticipazione di cassa. Un anticipo del 90% “per superare il problema che prevalentemente aveva effetti negativi sui piccoli comuni e soprattutto su quelli del Sud, sicuramente più in difficoltà rispetto al Nord”. Una misura che, secondo il ministro, avrà ripercussioni positive sullo stato di completamento dei lavori già dal prossimo mese. Il tutto, in vista della prossima rimodulazione del Piano. Prossima e ultima possibile, prima della scadenza dei termini previsti per il 2026, con l’esecutivo che avrebbe intenzione di non chiedere una deroga e di completare i progetti entro i tempi richiesti dalla Ue. In ogni caso, la rimodulazione a cui lavora il ministero dovrà trovare il vaglio del Parlamento. “Un dovere istituzionale al quale non intendiamo minimamente sottrarci. Un dovere ma anche una questione di trasparenza e di chiarezza perché, essendo questa l’ultima rimodulazione possibile prima della scadenza dei termini del Pnrr, vogliamo sottoporla alle Camere prima di trattarla in sede di Commissione europea”. Ma anche la rimodulazione conterrà le stesse clausole previste per il Sud, come la destinazione del 40% delle risorse al Mezzogiorno.

Sud e Zes unica

Una rimodulazione che potrebbe avere una ricaduta sul Pil, secondo la Banca Centrale europea oltre l’1%. Previsione che secondo Foti è “esattamente doppia di quella degli altri Paesi e della media europea. Significa che l’impatto del Pnrr sul nostro Paese sarà decisamente significativo”. D’altronde, l’Italia resta una degli Stati membri più avanti proprio in fatto di Pnrr: oltre a essere tra le prime Nazioni per ricezione di fondi, sia in quanto all’attuazione dei progetti. Una questione che si lega, per il Mezzogiorno, anche al tema della Zes unica, che nel 2024 ha permesso di avviare oltre 400 progetti. “I dati relativi al numero di domande presente e agli importi stanziati per il recupero fiscale – ha detto Foti – sono più che buoni. Sono convinto che anche quest’anno sugli obiettivi, comunque previsionali, indicati nella legge di Bilancio il Sud risponderà bene e la Zes unica – ha concluso – continuerà a dimostrare una vitalità in grado di confermare la buona scelta fatta dal governo Meloni e in particolare dall’ex ministro Fitto”.

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