Il popolo israeliano protesta contro le decisioni del governo: anche Yoav Gallant ha accusato Netanyahu di aver abbandonato gli ostaggi

L’altro ieri, nel corso di una riunione della sicurezza nazionale israeliana, si è verificato uno scontro dialettico acceso durante la votazione per il mantenimento dell’IDF all’interno del corridoio di Filadelfia (tra Gaza e l’Egitto). I due contendenti sono rispettivamente il PM Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant: il primo ha ottenuto la maggioranza sul voto per la continua occupazione del suolo che unisce la Striscia al territorio egiziano. Questo è accaduto non prima del confronto con il Ministro della difesa, il quale avrebbe affermato che una simile decisione porterebbe gli ostaggi alla morte e all’abbandono. 

Non bisogna però sottovalutare la dinamica di conflitto tra le due personalità, specialmente in un momento come questo in cui le decisioni prese dallo Stato ebraico, potrebbero essere cruciali in considerazione dei negoziati per la tregua e la restituzione dei civili israeliani sequestrati. Netanyahu avrebbe sbattuto le proprie mani sul tavolo pretendendo immediatamente una votazione, dimostrando in tutto e per tutto la propria determinazione e al contempo la perdita delle proprie staffe nella ricerca di una valida alternativa. L’appoggio degli USA si è rivelato un buco nell’acqua e questo ha innescato in B. N.  una sensazione di rabbia incendiaria nel corso del tempo. Sono infatti molteplici le situazioni in cui il Primo Ministro ha deciso di agire, ma senza pensare due volte alle conseguenze dei civili palestinesi e in particolare a quelle degli ostaggi. Per lui, a quanto pare, l’obiettivo resta quello di annientare Hamas ad ogni costo senza tenere conto dei pareri dei suoi sodali, preoccupati per la sorte dei cittadini israeliani sequestrati dal nucleo fondamentalista.

La lite tra Gallant e Netanyahu non è l’unico campanello d’allarme: a Tel Aviv questa sera è stata indetta una grande manifestazione indetta dalle famiglie dei prigionieri israeliani, determinati a chiedere spiegazioni sulle vite dei propri familiari, recandosi sotto il Ministero della difesa a Tel Aviv. L’organizzazione della protesta è motivata dal ritrovamento di sei corpi identificati con quelli degli ostaggi catturati da Hamas e dai nuclei paralleli. La scoperta è avvenuta in seguito al pattugliamento dei tunnel nell’area di Rafah. Prevedibile che tutto ciò potesse accadere, specialmente dopo le maldestre operazioni condotte dall’IDF all’interno dei territori palestinesi. Hamas ha ovviamente giustificato l’accaduto scaricando tutte le colpe sul Governo israeliano, sfruttando l’opportunità nella confusione generale.

Oggi il Primo Ministro israeliano ha deciso di scusarsi, chiedendo perdono alla famiglia di uno dei prigionieri israeliani nelle mani di Hamas, Alex Lobanov, durante una conversazione telefonica. il Presidente Isaac Herzog, ha fatto lo stesso, chiedendo anch’egli perdono per non essere riuscito a riportare a casa i civili scomparsi.

Difficile che il Governo israeliano possa riuscire a  fornire una spiegazione sensata a tutte queste persone, specialmente dopo aver preso decisioni avventate che nel corso del tempo hanno soltanto portato morte e devastazione per i civili di Gaza. I programmi dell’esercito peccano d’incompetenza, ora a distanza di mesi non è difficile notare tutti i risultati. E’  logico che gran parte della popolazione si stia ribellando, sollecitando le dovute spiegazioni. Dove sono finite le potenzialità dell’Israele invincibile sul piano tattico e strategico? Se lo chiedono un po’ tutti persino in Occidente.

Dal processo all’Aja, passando per i dissidi interni con il Ministero della difesa fino ad arrivare alle rivolte del popolo israeliano: per Benjamin Netanyahu sembra essere l’epilogo di uno sfacelo che porta anche la sua firma, oltre a quella di tutti coloro che ne hanno appoggiato le decisioni prese fino a questo momento. Tuttavia il Premier israeliano non ha alcuna intenzione di fermarsi, minacciando di vendicarsi ancora contro Hamas per quanto accaduto. Forse una maggiore concentrazione diplomatica avrebbe potuto evitare tutto questo. Di questo passo sarà difficile riportare gli altri sopravvissuti a casa, mentre la realtà dei fatti si offre agli occhi di chi non dovrebbe far altro che riconoscere i propri errori cercando in ogni modo di fare ammenda. 

L’atteggiamento di Netanyahu, ormai lasciato in braghe di tela dalla debole intesa Biden-Harris, appartiene a chi prega per la pioggia senza essere pronto a spalare il fango.

Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.