Il post shock dei Giovani Palestinesi: “Il 7 ottobre è stata una rivoluzione”

Ha fatto discutere troppo poco, in relazione alla sua portata, il post pubblicato sul profilo dei Giovani Palestinesi in Italia, che hanno annunciato una manifestazione a Roma in sostegno del popolo palestinese. Poco male, una manifestazione pro-Pal come ne abbiamo viste tante negli ultimi mesi, pacifiche o violente. Il fatto rilevante è che la manifestazione è stata organizzata in vista del primo anniversario del 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas decise di nuovo di inasprire il conflitto contro Israele. Fu il giorno della cosiddetta “alluvione Al-Aqsa”, così l’hanno ribattezzata i miliziani di Hamas: quel giorno i terroristici decisero di uscire dai confini di Gaza e attaccarono di sorpresa Israele, arrivando ad colpire prima un concerto frequentato specialmente da giovani e giovanissimi, e poi si allargarono anche ai kibbutz vicini, dove sono stati documentati persino uccisioni di neonati. Circa 1200 persone persero la vita e altre 250 vennero rapite dai miliziani. Proprio poche ore fa era giunta la notizia che alcuni di questi giovani erano stati uccisi e i loro corpi rinvenuti in un tunnel nella Striscia di Gaza, fatto che ci ha ricordato, ancora una volta, che il vero nemico del popolo palestinese sono i terroristi di Hamas. “Due Stati due popoli – ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa nel ricordare le vittime – è l’unica soluzione per porre fine a conflitti e morti e in questa direzione il consesso internazionale deve continuare a impegnarsi. Israele ha il diritto di esistere, un diritto che in molti, purtroppo anche in Italia, continuano a voler negare”.

L’annuncio

Ecco, in questa schiera si inseriscono sicuramente i Giovani Palestinesi che, senza mai condannare l’operato di Hamas, hanno organizzato una manifestazione proprio in onore di quella giornata: “Un anno di resistenza, un anno di genocidio. Il 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione”, hanno scritto sui social, aggiungendo che “dopo un anno il valore dell’operazione della resistenza palestinese e della battaglia del “Diluvio di Al Aqsa” è chiaro a tutto il mondo”. La manifestazione indetta sarà dunque un modo per nulla celato di osannare quella tragedia, consumata ai danni dello Stato ebraico del quale troppi non vogliono riconoscere la legittimità, il suo diritto a esistere. Per questo, i Giovani Palestinesi hanno annunciato che “il 5 Ottobre 2024 scendiamo in piazza a Roma per una manifestazione nazionale, per sostenere il popolo palestinese e il suo movimento di liberazione nazionale, per onorare gli oltre quarantamila martiri di Gaza e i suoi combattenti che da un anno lottano senza tregua, per onorare tutta la Palestina che resiste e insorge contro l’invasore e il suo Stato coloniale”.

Le reazioni

Una notizia passata quasi in sordina e, durante la giornata di ieri, poche sono state le reazioni. Da sinistra, ovviamente, si latita nel prendere una posizione. Le ambiguità, in effetti, sono ancora tante: la paura è che, schierandosi dichiaratamente contro Hamas e chiedendo moderazione, si possano perdere parecchi dei voti di intere schiere, proprio come quelle dei Giovani Palestinesi; e allora si preferisce non parlare. Da Fratelli d’Italia, invece, si è levata l’indignazione per il fatto: “Provo orrore – ha detto Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile dell’organizzazione del partito – alla sola ipotesi di una manifestazione in Italia per festeggiare l’anniversario del massacro del 7 ottobre. Non è stata una rivoluzione, ma un vigliacco crimine terroristico”. Sulla stessa scia anche Giulio Terzi, senatore di Fratelli d’Italia, il quale ha definito il post dei Giovani Palestinesi “atroce e inqualificabile”: si tratta di “un vergognoso elogio di un massacro che dimostra come l’educazione all’odio diffusa nei territori palestinesi venga ormai esportata in modo scellerato anche all’estero in maniera estremamente pericolosa. Un incitamento all’odio che, come tutti i richiami all’intifada, esalta la violenza genocida e il disprezzo per la vita, e che – ha concluso il senatore – non può trovare né spazio né giustificazione alcuna nella nostra società libera e democratica”.

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