Colin Freeman, corrispondente del Daily Telegraph ha potuto intervistare Muhammadu Buhari, premier nigeriano sottoponendogli una vasta gamma di domande anche molto delicate. Ne abbiamo estrapolate alcune per i lettori de La Voce del Patriota, e ve le sottoponiamo.
Freeman inizia chiedendo se il governo nigeriano e Buhari in particolare sarebbero disposti ad avviare un negoziato con Boko Haram – gruppo terroristico fondamentalista islamico attivo nella regione nigeriana del Borno – sulle studentesse rapite dai ribelli a Chibok. Il premier risponde che non avrebbe problemi a interloquire con i guerriglieri se ci fosse la possibilità di stabilire quale sia oggi la leader ship credibile di Boko Haram, facendo immaginare che non c’è nessuna sicurezza sulla figura di Abubakr Shekau, ritenuto fino a poco fa capo dei ribelli.
La situazione della Nigeria in tema di guerra civile e terrorismo, è molto delicata ma altrettanto circoscritta. La Nigeria ha infatti un territorio vastissimo, ed è una repubblica federale che comprende ben 36 stati. Dal punto di vista religioso la popolazione si divide in parti uguali tra cristiani e musulmani. I primi sono ampiamente maggioritari nelle regioni del sud, quest’ultimo nettamente più ricco ed emancipato culturalmente del nord a maggioranza mussulmana. Nel nord, in un paio di regioni, imperversa Boko Haram, affiliato allo stato islamico, intenzionato a imporre la sharia ma che per ora si è contraddistinto solo in attacchi sanguinosi e rapimenti.
Nell’occasione dell’intervista, Buhari fa notare al giornalista che il legittimo governo nigeriano ha inferto ultimamente duri colpi a Boko Haram tanto che, specifica, i 14 distretti che l’organizzazione terroristica considerava il “califfato”, ora sono liberi dalla presenza dei guerriglieri che si sono nascosti nelle foreste. Buhari non nasconde però che l’influenza e la presenza di Boko Haram è ancora molto ampia in alcuni paesi africani spesso proprio al confine con la Nigeria, e che su questi terroristi andrebbe prestata attenzione a livello internazionale perché smettano di fare proseliti nelle fasce più povere ed esposte della popolazione.
A questo punto, Freeman arriva alla parte dell’intervista forse per noi più interessante, chiedendo al presidente nigeriano che ne pensa degli immigrati che dal suo paese arrivano nel Regno Unito o, più in generale in Europa, affermando di farlo per sfuggire a Boko Haram che mette a rischio la loro incolumità. Risponde Buhari: “Alcuni nigeriani sostengono di voler partire perché a casa loro la vita è troppo difficile. Poi però arrivano nel Regno Unito o in altri stati Europei, e rendono difficile essere accettati a causa del numero dei reati che commettono, tra cui il traffico di droga e quello di esseri umani. Credo che Boko Haram sia per lo più una scusa; è necessario che i nostri giovani restino in Nigeria, accanto ai loro connazionali, perché il loro lavoro è necessario per ricostruire un paese. Quelli che restano, a differenza di quelli che partono, incoraggiano la nostra credibilità. Abbiamo tanto lavoro da fare.”
Freeman chiede: “Pensa Presidente che i nigeriani abbiano problemi “di immagine” all’estero?” E Buhari risponde: “Temo di sì, ma stiamo lavorando per invertire questa tendenza, convincendo appunto quanti nostri più compatrioti possibile a restare a casa, lavorare sodo conquistandosi sulla loro terra una vita felice e la credibilità della Nazione. Non credo, che per quanto riguarda i giovani nigeriani, sia buona cosa incoraggiarli a espatriare con la promessa di una vita facile che, in realtà, non esiste.”