L’ odierna vittoria del PVV in Olanda (Partito per la Libertà) alle elezioni nazionali è stato visto come un pericolo non solo dalle opposte fazioni, ma anche a livello mediatico: c’è chi addirittura definisce il suddetto partito come di “Ultra-destra” e addirittura antieuropeista.
Geert Wilders, ideatore e segretario della fazione Nazional-Conservatrice – uscita vincitrice dal ballottaggio – è il volto principale della campagna politica, tacciato da molti anni di “Islamofobia”, mentre il suo programma consiste, tra i molti progetti, nel ridurre le migrazioni, controllando il territorio per evitare attacchi terroristici di matrice fondamentalista-islamica.
Qualcuno insiste sulla possibile deriva anti-UE, tuttavia non è possibile prevedere le mosse di un governo che ancora non ha avuto modo di insediarsi e di prendere gli adeguati provvedimenti amministrativi a livello nazionale.
Siamo davanti all’ennesimo caso di “Ipocondria politica globalista”, probabilmente scatenata da un’Europa che ha deciso di risorgere, votando i partiti intenzionati a portare avanti battaglie politiche identitarie e conservatrici.
Peraltro, in un video pubblicato dall’ANSA, Wilders spiega di non aver mai proposto l’uscita dall’Unione Europea, smentendo tutte le fonti inattendibili, ben pronte a giudicare l’operato altrui, senza attendere neppure l’inizio dei lavori: d’altronde, nel nuovo millennio, il “processo alle intenzioni” è il manifesto della disinformazione mediatica.
È alquanto probabile che il fallimento delle idee globaliste stia gradualmente livellando il campo di gioco e che le coscienze comuni abbiano deciso di affidare il proprio futuro a coloro che riescono a conciliare sia la Teoria che il pragmatismo nell’applicazione dei loro progetti.
A volte sembra quasi che le sinistre europee pretendano di governare al posto degli altri, come se le sconfitte subite sul campo siano frutto di una concorrenza sleale: che possa piacere o meno, la democrazia è un sistema ricco di alternative, se ne facciano una ragione gli invidiosi.