Quella della sinistra è una vera e propria mania fiscale: quando è al governo, il suo programma politico è aumentare le tasse; quando invece la destra governa e abbassa le tasse, inizia la solita narrazione del governo benevolo con gli evasori. È stato più volte scritto e detto: il programma di riforma fiscale del governo Meloni, il “fisco amico” che vuole rendere i cittadini liberi e non sudditi dell’erario, non vuol dire allentare le redini sui controlli, ma anzi efficientarli.
La batosta alla sinistra è arrivata dai dati rilasciati ieri dall’Agenzia delle Entrate relativi al recupero dell’evasione fiscale nel 2023: ammonta a 24,7 miliardi di euro la somma incassata quest’anno dal fisco, il 22% in più rispetto al 2022, per un ammontare di 4,5 miliardi di euro in più. L’importo cresce se si considerano, poi, le somme recuperate da altri enti creditori, come Inps e Comuni: circa 6,7 miliardi, per raggiungere la cifra complessiva di 31 miliardi di euro. L’importo è record e supera addirittura l’ammontare dell’ultima legge di bilancio, che si ferma a 28 miliardi di euro.
Questi sono solo i primi risultati del lavoro svolto dal governo Meloni in tema di fiscalità: secondo le analisi, il 40% dell’ultima manovra finanziaria è stato destinato a politiche per il lavoro e a misure pensionistiche delle quali, tra taglio del cuneo fiscale e accorpamento dei primi due scaglioni, hanno beneficiato circa 14 milioni di italiani; la somma stanziata in manovra sul tema è di 12 miliardi di euro. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha rincarato la dose, esprimendo fiducia in merito a un nuovo taglio delle aliquote Irpef per il 2024. Tutto dipenderà dalle adesioni al nuovo concordato preventivo biennale, aperte fino al 15 ottobre: “Se, come spero, si riuscirà a portare a casa un risultato importante – ha detto il viceministro – possiamo trovare le risorse per abbassare le aliquote Irpef”. E proprio sul concordato preventivo, ulteriore riprova che il governo è attento al tema delle evasioni, Leo ha voluto rassicurare i contribuenti che non sarà una “caccia alle streghe, ma una ricerca puntuale”: “Non ci sarà nessuna persecuzione dei soggetti che non si sono allineati con il fisco – ha dichiarato – ma cercheremo di sapere perché il contribuente non si adegua”.
Intanto, i dati economici confermano la buona salute della Nazione: per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ci sono “segnali di ripresa dall’ultimo trimestre 2023 e dall’inizio del 2024, modesta ma sempre superiore alla media dell’Eurozona”. Come detto, insomma, cade un altro cavallo di battaglia della sinistra, che solo ora, dopo anni di governo, sta ricevendo un’importante lezione: inasprire le tasse non è la soluzione a tutto. E l’esempio del governo Meloni è netto: liberare i cittadini dalla vessatorietà del fisco secondo un piano preciso non vuol dire agevolare gli evasori, ma anzi può contribuire alla crescita generale della Nazione anche a livello internazionale. Sarà forse la volta buona per capirlo?