Il regime di Maduro sempre più criminale

Tutto il mondo ha ormai capito di che pasta sia fatto il presidente venezuelano Nicolas Maduro. Il delfino dello scomparso Hugo Chavez, assai peggiore del suo maestro, che pure non brillava di certo per sensibilità democratica, ha trasformato la democrazia in Venezuela in una dittatura di fatto che reprime con violenza ogni forma di dissenso e punta ad annichilire le forze politiche di opposizione.

Maduro tiene in piedi il proprio regime in questo modo da diversi anni e, visto che al peggio non c’è mai limite, a Caracas si è verificata una ulteriore involuzione dalle ultime elezioni presidenziali ad ora. Il processo elettorale è stato tutto fuorché trasparente e la maggior parte dei Paesi del mondo, insieme alle Nazioni Unite, ha constatato il compimento di pesanti brogli e la vittoria in realtà del candidato alla presidenza delle opposizioni, Edmundo Gonzalez Urrutia.

Maduro si è proclamato vincitore e non ha fatto nulla, nemmeno di fronte alle richieste di quei governi latinoamericani di sinistra non del tutto ostili al socialismo bolivariano di Caracas, per provare la fondatezza dei propri annunci vittoriosi. Il caudillo comunista afferma di avere vinto e il pianeta deve prendere per buone le sue parole senza farsi domande, e chi in Venezuela non accetta l’imposizione di un trionfo fasullo viene picchiato, intimidito in vari modi, arrestato e spesso fatto sparire. Mancavano all’appello già diversi mesi fa molti attivisti politici, fra i quali degli italo-venezuelani, e non se ne è più saputo niente.

Circolano dei gruppi di civili armati pro-Maduro che fanno il lavoro sporco per il regime chavista, e questi squadristi rossi si trovano a metà strada fra la manovalanza mafiosa, usata dai clan per sottomettere e terrorizzare dei territori, e i famigerati Tonton Macoutes che imponevano l’ordine ad Haiti per conto dei dittatori Duvalier, padre e figlio. Maduro cerca a tutti i costi di salvaguardare la sopravvivenza di un sistema di potere corrotto e legato al narcotraffico, che ormai ha quasi smarrito la retorica di Hugo Chavez e del socialismo bolivariano come strumento di riscatto dei poveri.

Quasi tutto l’Occidente, a cominciare dagli USA, dal Canada e dall’Argentina di Javier Milei, riconosce come presidente legittimo del Venezuela Edmundo Gonzalez Urrutia, il quale sta facendo una sorta di tour in America Latina per sensibilizzare i governi di quell’area circa la drammatica crisi venezuelana e si trova al momento, in sostanza, in esilio. Gonzalez Urrutia ha lasciato momentaneamente Caracas anche per tutelare la propria incolumità perché la dittatura comunista di Nicolas Maduro sta diventando, se possibile, ancora più pericolosa e spregiudicata.

La leader della opposizione rimasta in Patria, Maria Corina Machado, è stata portata via con la forza durante un comizio improvvisato a Caracas, (l’attività dei partiti di opposizione è diventata semi clandestina). Degli agenti armati hanno aperto il fuoco e fatto cadere la Machado da una motocicletta che la stava trasportando, successivamente, la leader politica è stata prelevata con una certa violenza. In breve tempo è avvenuto il rilascio, ma questo episodio la dice lunga su quanto è disposto a fare Nicolas Maduro. La pressione sul regime bolivariano da parte dell’Occidente, in primis degli Stati Uniti con il presidente Donald Trump, non solo, non deve venire meno, ma deve aumentare visti gli ultimi accadimenti.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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