Il ricordo di piazza Tien An Men nella musica alternativa

La Musica alternativa, o rock identitario come i suoi esponenti preferiscono oggi chiamarla, è un fenomeno underground che dura da ormai una cinquantina d’anni. Ripercorrendone le tracce, dall’origine ad oggi, si può comprendere, con l’evidenza che parole e note insieme garantiscono, il modo di pensare e sentire della giovane destra, anche in relazione a fatti ed eventi storici che gli autori dei brani si sono trovati, nella loro epoca, a vivere. Ecco allora che, su alcuni avvenimenti, facendo una ricerca nel prezioso archivio storico della musica alternativa “Lorien”, si trovano testi dedicati ed estremamente significativi.

Tra essi quello intitolato “Piazza Tien An Men”, scritto da Alberto Arrighi nel 1989 proprio nei giorni della rivolta di Pechino, di cui il 7 giugno si è celebrato il trentacinquesimo anniversario. La canzone, di cui non esistono incisioni ufficiali, parla di Europa, di libertà in Stati in cui essa era (ed è ancora) un sogno, di giovani che lottano contro l’oppressione dell’ideologia e dei regimi comunisti, che anche oggi sembrano in grado di esercitare la loro feroce dittatura, politica ma anche di pensiero.

“Come si possono scordare settant’anni di barbarie, di torture, di morte nel mondo?” si chiede l’autore del brano riferendosi alla considerazione di cui il comunismo ha continuato nonostante tutto a godere. Ed ancora: “E parlano invano di libertà, ma i carri armati non li hanno gettati insieme a Stalin nella spazzatura (…). La barbarie di oggi è quella di sempre, ti schiaccia coi carri, ti spara nel ventre. La voglia di soldi li ha fatti arrivare ad un compromesso con il capitale, ma dimmi: cosa è cambiato?”. Poi c’è il ricordo dei ragazzi di Tien An Men, legati a quelli di Praga e di Budapest da una catena che, con la loro ribellione, hanno tentato di spezzare. Ci sono riusciti? Forse sì, visto che ancora oggi ne parliamo e li ricordiamo.

Questa la strofa conclusiva della canzone: “Quanti anche dopo hanno pagato con il sangue la voglia di vivere. Sono morti per essere liberi i volti di piazza Tien an men, i ragazzi di Budapest. Un destino scritto lungo un muro bagnerà col sangue anche il mio futuro. I volti di piazza Tien an Men, i ragazzi di Budapest, il rogo di Praga, il muro di Berlino gridano al mondo: comunismo assassino”.

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