Assistiamo, ormai quotidianamente, a una mole impressionante di offese e falsità rivolte tanto a Giorgia Meloni quanto al partito che guida con abnegazione ed entusiasmo. Si recitano a memoria antiche e nuove accuse, secondo un copione stucchevole, noioso e decisamente stantio. Dal pulpito si leva il predicatore di turno, avvolto nella sua tunica immacolata, pronto a emettere una severa condanna. A seguire una profusione di baggianate e di fesserie che si commentano da sole.
Giorgia Meloni dovrebbe incipriarsi, rifarsi il trucco. Ecco scendere in campo i visagisti delle dive. Starebbe tentando di svestire gli abiti vecchi per presentarsi, da novella Cenerentola, al ballo delle debuttanti, al concerto del 25 settembre. Immancabile l’intervento dei costumisti. La credibilità non accompagna la sua immagine. Sarebbe come dire che l’ombra non appartiene al suo umano. Non rassicura i mercati. Quali? Il fruttivendolo all’angolo o l’edicolante sotto casa? Indicare nome e cognome, prego. Il suo profilo non è gradito all’Europa. E i Conservatori? Scusate il disturbo e l’esistenza, direi. Una destra guidata da Fd’I rappresenterebbe una seria minaccia alla stabilità italiana e internazionale, un colpo mortale inferto ai mercati e ai delicati equilibri politici del nostro tempo. Vedere sopra, cortesemente. Non si dimentichi, inoltre, il suo passato reazionario, nostalgico e profondamente antidemocratico. Ah, davvero? E dire che la ricordavo Vicepresidente della Camera e Ministro per la Gioventù. Ma, forse, trattasi di caso di omonimia. Un abbaglio, insomma. Grazie per avermi ridestato dal sonno dogmatico.
In sintesi: no, grazie! Avanti un altro, chiunque altro, ma non lei! Potrei parlare di volontà popolare e di sovranità delle scelte degli elettori. Potrei invitare a riflettere sul tema dell’alternanza, autentico rimedio a ogni forma di sclerosi o di impoverimento democratico. Sarebbe, forse, utile elencare le cariche assunte da Giorgia Meloni nei suoi molti anni di politica, onde fugare qualsiasi dubbio circa una sua imperizia e mancanza di esperienza. Appellarsi all’onestà intellettuale, al rispetto, al senso civico, all’educazione degli animi di buona volontà. A dire il vero, lo faccio da mesi, ma con risultati poco soddisfacenti, persino sconfortanti. Il desiderio, se non il piacere, di arrecare offesa alla leader dei conservatori europei unisce trasversalmente tutte le forze politiche a sinistra. E, a volte, non solo quelle. La minaccia comune nasconde le differenze, le incompatibilità, asserragliando il fronte progressista, coeso e compatto nell’ingiuria continua, instancabile e martellante. Non amo questo modo di fare politica perché alimenta rancore e odio nell’opinione pubblica, scalda irresponsabilmente le folle, già sfiduciate, arrabbiate e spaventate. Il confronto duro e crudo deve, o dovrebbe, vertere sui contenuti, sui programmi, sugli obiettivi. Spiegare, argomentare, illustrare minuziosamente il come, il quando e il perché delle iniziative che si intenderebbe intraprendere. Concentrarsi sul proprio progetto invece che tentare di gettare cattiva luce su quello altrui. Competere sui temi, comprendere le cause, adottare strategie vincenti e convincenti. Ma questo richiede capacità, competenze, molta fatica e impegno. È di certo una via più agevole quella della mistificazione, dell’allarmismo, del buttarla in caciara senza capo né coda.
Ricordo che l’essere di partito non significa automaticamente abbracciare parzialità preconcette, logiche militanti prive di ponderazione razionale, sdoganando atteggiamenti ed espressioni irrispettose e gratuite. Il programma di Fd’I potrà piacere o meno, corrispondere adeguatamente ai desiderata o suscitare perplessità e dubbi, alimentare speranze o generare critiche, ma la persona di Giorgia Meloni merita, di certo, maggiore rispetto e riguardo. Non lasciamo che la nostra umanità venga infettata da morbi inguaribili, quali il fanatismo, la demagogia spiccia o l’intolleranza reciproca.
Teniamo bene a mente come “la civiltà e la violenza siano concetti antitetici” (M.L. King).