Nell’inverno del ’79 i carabinieri fermavano ad Ortona 3 militanti del collettivo di via dei Volsci mentre trasportavano due missili terra-aria spalleggiabili Strela-2 dotati di sistema di guida autocercante a ricerca infrarossa di calore.
Insomma, non proprio qualche canna da fumare durante il viaggio.
Nei giorni seguenti fu arrestato anche Abu Saleh, militante della rete terroristica Separat e del FPLP, riconosciuto a tutti gli effetti come garante per la consegna dei missili alla nave libanese Sidon, attraccata ad Ortona, destinati alla resistenza palestinese.
Durante il processo un documento prodotto dalla difesa insinua il dubbio di un patto tenuto segreto concordato tra l’Italia e il Fronte per la Liberazione della Palestina dove il nostro Paese concedeva il libero transito di armi e terroristi sul proprio suolo per essere al riparo da attentati.
Successivamente il governo italiano sarebbe stato minacciato ed accusato dai terroristi di non rispettare questo patto a seguito delle condanne, ed avrebbe promesso di riparare liberando Abu Saleh.
Ma il processo per i fatti di Ortona non viene rinviato e riprende il 17 giugno 1980. Da questo momento l’intelligence Italiana avverte più volte il Governo sul rischio sicurezza, arrivando addirittura a prevedere il possibile dirottamento di un Dc9.
Dieci giorni dopo la strage di Ustica.
Il 18 luglio vengono ritrovati sulla Sila i rottami di un MIG libico.
Dalle conclusioni della relazione consegnata al giudice Priore nel 1999 leggiamo che “l’incidente al DC-9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento verosimilmente nei confronti dell’aereo nascosto nella scia del DC-9: l’aereo di linea è rimasto vittima fortuita di tale azione. Secondo l’Associazione delle vittime «lo scenario così delineato è perfettamente congruente con tutti i dati disponibili e per di più offre spiegazioni logiche a tutta una serie di fatti fino a quel momento inspiegabili, determinati dalla necessità di mantenere segreta una operazione militare che tale doveva rimanere. A tale riguardo i fatti più rilevanti sono: la reticenza dell’Aeronautica e più in generale del personale in servizio nei vari siti al momento dell’incidente, la mancata collaborazione internazionale alle ripetute rogatorie dell’autorità giudiziaria, le innumerevoli incongruenze registrate nella vicenda del MiG caduto in Sila, la sparizione di dati e reperti che sarebbero stati fondamentali per l’inchiesta, le illogicità presenti in ipotesi alternative come quella della presenza di una bomba a bordo». “Un’azione – concluse allora Priore – che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto”.
Ma noi continuiamo a raccontarci le barzellette su come la strage sia accaduta e chi l’abbia perpetrata, quando basterebbe desecretare ora e senza indugi tutti i documenti.
Che l’ aereo non sia precipitato per cedimento strutturale o a causa di una bomba lo hanno spiegato alla fine gli stessi processi, dopo mille perizie, contraddizioni, assenza di documentazione, depistaggi, distruzione degli atti .
Il 27 giugno nei cieli dell’Italia c’era la guerra.
Questo è il grande segreto di Pulcinella che tutti sanno e molti si ostinano ancora a non voler riconoscere.