Il sorriso di Norma

Visinada, settembre 1943. Norma Cossetto è una giovane studentessa universitaria ventitreenne che sta per laurearsi a Padova con una tesi sulla sua Istria. Adora fare lunghi giri in bicicletta, a volte  accompagnata dalla sua amata sorellina Licia. Il papà Giuseppe è un proprietario terriero con idee politiche ben definite, molto stimato, che educa le figlie all’amore per l’Italia e al rispetto di tutte le identità. La loro vita scorre tranquilla, pur nelle difficoltà della guerra, fino a quando arrivano i partigiani comunisti del maresciallo Tito che, animati dall’odio per tutto quanto è italiano, prendono immediatamente di mira la famiglia Cossetto. Prima, infatti, prelevano due zii di Norma e poi, non avendo trovato in casa papà Giuseppe, portano via la maggiore delle sorelle Cossetto. E’ il 25 settembre e per Norma comincia un’odissea di paura, di terribili violenze e di torture che si concluderà nella notte tra il 4 e il 5 ottobre, quando viene gettata, insieme ad altri sventurati, nella foiba di Villa Surani.

Durante i primi interrogatori, a Norma viene chiesto ripetutamente di collaborare con i titini ma la sua risposta è un deciso NO. Un no coraggioso e fiero: non avrebbe mai agito contro coloro che volevano cancellare l’Italia. Anche per questo, molto probabilmente, i suoi aguzzini infieriscono su di lei con particolare ferocia. E anche per questo, certamente, Norma è divenuta il simbolo degli “italiani due volte”, ovvero di quanti, nati italiani in Istria, Fiume e Dalmazia, hanno rivendicato la loro appartenenza alla madrepatria nonostante i rischi che questo comportava quando l’odio titino dilagava in quelle terre.

Per questo suo coraggio Norma è divenuta il simbolo della tragedia delle foibe e dell’amore per l’Italia. A conferma di questo, il conferimento da parte dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, il 9 dicembre del 2005, della Medaglia d’oro al merito civile alla memoria con questa motivazione: “Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio. 5 ottobre 1943, Villa Surani (Istria)”.

La storia di Norma Cossetto e del suo eterno sorriso è ancora oggi ricordata dai tanti che vogliono ricucire al grande libro della storia d’Italia le pagine strappate che riguardano quanto subito dai connazionali del confine Orientale. Tra le tante iniziative in suo onore, ricordiamo “Una rosa per Norma”, promossa dal Comitato 10 febbraio, che ogni anno il giorno del suo martirio vede in centinaia di città deporre un fiore in sua memoria. 

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