Una missione in terra araba con obiettivi ben precisi. Rafforzare la cooperazione, dalla Difesa ad altri settori strategici.
Si inquadra in questa strategia la missione di Giorgia Meloni in Arabia Saudita, dove o oltre a visitare la Amerigo Vespucci, lo storico veliero della Marina impegnato in un tour mondiale, e poi domenica ad Al’-Ula, città patrimonio dell’Unesco, e’ in programma un incontro con il principe Mohammed bin Salman, prima di spostarsi lunedì in Bahrein per un’altra breve visita ufficiale.
Una nuova tappa internazionale della premier ha scelto come falsariga ideale della sua azione governo quella di impostare relazioni pragmatiche ,e ringraziando re Salman e l’erede al trono per gli auguri, appena insediata a Palazzo Chigi manifestò l’interesse alla “cooperazione in materia di sicurezza energetica, investimenti e diritti umani”.
I primi due capitoli sono fra i dossier centrali della missione in Arabia Saudita, inizialmente programmata in autunno e poi slittata.
Ad Al’-Ula c’è anche una delegazione di imprenditori italiani, nonché manager di società partecipate. E saranno firmate intese. Nel team che accompagna Meloni anche Roberto Cingolani, l’amministratore delegato di Leonardo, che un anno fa ha siglato un memorandum di intesa con l’Arabia Saudita per opportunità di collaborazione nell’aerospazio e difesa, e si accinge a definire un accordo in materia di elicotteri.
Sullo sfondo c’è anche il concreto interesse dei sauditi a entrare a far parte del Gcap, il programma di Italia, Gran Bretagna e Giappone per la creazione di un nuovo caccia da combattimento: un avvicinamento su cui si starebbero facendo passi avanti.
Per Roma, Riad è un attore strategico
Per Roma, Riad è un attore strategico nello scacchiere mediorientale: è condivisa la necessità di lavorare alla soluzione per due popoli e due Stati, e un dossier di comune preoccupazione è la libera navigazione del Mar Rosso, insidiata dagli Houthi.
Il rapporto con i sauditi è strategico per il governo anche sul fronte del Piano Mattei, e i due Paesi sono con India, Usa, Ue, Francia, Germania ed Emirati Arabi Uniti, coinvolti nel progetto di corridoio economico fra India, Medio Oriente ed Europa.
Bin Salman, con la sua Vision 2030, punta a una diversificazione dell’economia saudita oltre il petrolio, e l’Italia vuole porsi come partner privilegiato del Regno in questo percorso. Anche in questo senso, ad esempio, vanno il memorandum siglato nel 2023 tra i due governi per la promozione degli investimenti, e quello di una decina di giorni fa per rafforzare la cooperazione su transizione e sicurezza energetica.
L’Arabia Saudita tra economia e geopolitica
Negli ultimi anni, l’Arabia Saudita ha accelerato una strategia di diversificazione economica attraverso il piano “Vision 2030”, mirato a ridurre la dipendenza dal petrolio e a sviluppare settori strategici come tecnologia, turismo e difesa. Il fondo sovrano saudita (Public Investment Fund, PIF), con asset per oltre 700 miliardi di dollari, rappresenta uno strumento di influenza economica globale, investendo in infrastrutture, startup tecnologiche e sport.
A livello geopolitico, Riad gioca un ruolo di equilibrio tra le grandi potenze, mantenendo relazioni strategiche con gli Stati Uniti, rafforzando la cooperazione con la Cina e intensificando le proprie interazioni con l’Europa – ambiente in cui l’Italia è tra i punti di riferimento.
In un’analisi per Ispi pubblicata in questi giorni, si spiega come l’Arabia Saudita sfrutta anche la sua posizione strategica nel Mar Rosso, un’arteria vitale per il commercio globale, per rafforzare la sicurezza marittima attraverso collaborazioni con attori internazionali.