Immaginiamo un Governo da Calenda a Fratoianni 

Il dibattito degli ultimi giorni scaturito dalla presa di posizione di Antonio Tajani e di Forza Italia a favore dello Ius scholae si è immesso nella giusta corsia. Il ministro degli Esteri, nonché leader di FI, ha rivendicato il diritto del proprio partito ad avere idee diverse su alcuni temi rispetto al resto del centrodestra, ma ha altresì chiarito di non considerare quei determinati argomenti in merito ai quali Forza Italia la pensa differentemente da Fratelli d’Italia e Lega, e che non sono parte del programma elettorale della coalizione, come prioritari e decisivi pertanto per la tenuta del Governo. Per Tajani, lo Ius scholae deve essere ricompreso fra le tematiche care al centro forzista, ma non urgenti e nemmeno destinate ad influire le dinamiche della maggioranza. Per carità, il Governo Meloni non è una caserma ed è legittimo che emergano delle sensibilità distinte, e nella stessa Forza Italia, ai tempi degli esecutivi guidati da Silvio Berlusconi, si notavano, per esempio, idee difformi della componente laica degli azzurri circa i temi etici, ma il dovere di tutti è quello di osservare anzitutto ciò per cui si è chiesto il voto. Come ha detto lo stesso titolare della Farnesina, il Governo non cadrà a causa dello Ius scholae e le sinistre, politiche, giornalistiche e magari pure togate, si sono ritrovate di nuovo deluse, perché un minimo ci avevano sperato, confidando in qualche frase dal sen fuggita di Matteo Salvini o di Antonio Tajani, destinata a provocare tensioni nella maggioranza. Tutti gli attori dell’alleanza di governo sono consapevoli della posta in gioco e si guardano bene dal mettere in crisi un esecutivo per il quale non si intravede, neppure con il binocolo, alcuna fine anticipata. Il Governo Meloni, come ha sottolineato Manfred Weber, presidente e capogruppo del PPE al Parlamento europeo in visita a Roma, sta agendo su più fronti nel migliore modo possibile e non vive di ordinaria amministrazione, quindi, a tutto può andare incontro tranne che ad una chiusura dei battenti prima del tempo, ma il Partito Democratico e i suoi sodali, abituati a sgambetti e colpi bassi, non smettono di sperare, invano, in qualche incidente. Invece di perdere tempo a gufare, le opposizioni farebbero bene ad investire energie nel corso di questa legislatura per costruire, come è nel loro diritto, un’alternativa credibile di centrosinistra da presentare alle prossime elezioni politiche. Converrebbe loro darsi da fare perché ciò che offrono oggi agli italiani non ha nulla di presentabile. Pezzi sparsi qua e là che confliggono fra loro pur trovandosi tutti alla opposizione del Governo Meloni e non osiamo immaginare quali disastri combinerebbero se si trovassero alla guida della Nazione. Pensiamo solo per un istante ad un ipotetico governo, (certo, un incubo horror), sorretto da una maggioranza che inizia dal centro moderato di Carlo Calenda e finisce alla sinistra estrema di Nicola Fratoianni. Una siffatta compagine durerebbe a Palazzo Chigi per meno di un anno, ad essere ottimisti, sarebbe sopraffatta da litigi e tradimenti fra alleati e assumerebbe contorni anche più brutti di quelli che hanno caratterizzato decenni fa i governi ulivisti comprendenti sia Lamberto Dini che Fausto Bertinotti. Il clima attuale a sinistra non promette bene. Carlo Calenda si è appiccicato come una cozza allo Ius scholae senz’altro per avvicinare a sé Forza Italia e provare a creare problemi al centrodestra, ma il leader di Azione tenta di lusingare i forzisti non per condurli nel campo largo, bensì per fare qualcosa insieme al centro, in particolare dopo il divorzio consumato con Matteo Renzi. Calenda spera ancora nel Terzo Polo centrista come ago della bilancia in governi e governicchi, anche se si tratta di un’opzione già bocciata svariate volte dagli elettori. Comunque, gli interessi di Azione non collimano con quelli di Elly Schlein, Giuseppe Conte ed altri. Il Movimento 5 Stelle è lacerato al proprio interno dalla faida fra Conte e Beppe Grillo, e inoltre, sempre dalle parti del M5S, è giunto un preciso rifiuto verso l’ingresso di Matteo Renzi nel campo largo. Nel frattempo, Elly tace perché forse non sa che pesci prendere. Anziché cercare, senza successo ovviamente, di corteggiare Antonio Tajani, le sinistre si occupino delle condizioni pietose della loro casa.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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