Immigrazione, anche la Germania cambia rotta: ora segue il modello italiano

Dopo anni di ambiguità, Berlino cambia linea e adotta un approccio più severo sull’immigrazione. Stop ai fondi per le ONG e adesione al fronte europeo guidato dall’Italia. Il modello Meloni conquista consensi e risultati.

Con l’arrivo del nuovo governo tedesco guidato dal cancelliere Friedrich Merz, la Germania volta pagina sull’immigrazione e abbraccia una linea più rigorosa, ispirata chiaramente alle politiche adottate dall’Italia. Dopo anni di ambiguità e finanziamenti pubblici alle ONG attive nel Mediterraneo, Berlino ha deciso di bloccare i fondi statali destinati alle organizzazioni umanitarie impegnate nei salvataggi in mare. Una svolta che segna un netto cambio di approccio e che suona come un riconoscimento della strategia italiana.

Il governo Meloni, fin dal suo insediamento, ha lavorato per restituire agli Stati il controllo delle proprie frontiere, sottraendo le politiche migratorie all’influenza di soggetti privati, spesso ideologicamente orientati e finanziati da circuiti opachi. La linea è chiara: le ONG non possono dettare l’agenda dell’accoglienza, né sostituirsi agli Stati nella gestione di un fenomeno tanto complesso quanto delicato.

Questa impostazione ha cominciato a farsi largo anche in Europa. Italia, Danimarca e Paesi Bassi hanno dato vita a una serie di incontri informali a margine dei vertici del Consiglio europeo, coinvolgendo via via altri Paesi. Ora, anche la Germania ha deciso di aderire a questo formato, portando con sé il peso politico di una delle principali nazioni dell’UE.

Un fronte sempre più ampio contro l’immigrazione illegale

Nel corso dell’ultimo Consiglio europeo, Meloni ha ospitato – insieme ai leader danese e olandese – una riunione a cui hanno partecipato numerosi Stati membri, tra cui Austria, Polonia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Svezia, e per la prima volta, proprio la Germania. Al centro del dibattito: rimpatri più rapidi, maggiore libertà per espellere stranieri pericolosi, e la necessità di superare vincoli giuridici che oggi impediscono un’efficace protezione delle frontiere.

Il cambio di passo tedesco è anche una risposta politica alla pressione esercitata dal governo italiano negli ultimi due anni. Già nel 2023 Giorgia Meloni aveva contestato con fermezza il finanziamento tedesco alle ONG impegnate nei salvataggi in mare, chiedendo invece un maggiore impegno congiunto nella costruzione di soluzioni strutturali e partenariati con i Paesi di origine e transito dei migranti.

Oggi, quell’appello trova finalmente ascolto.

Sbarchi in calo, risultati concreti

Il modello italiano comincia a dare i suoi frutti. Nonostante le tensioni in Libia, gli sbarchi sulle coste italiane sono diminuiti di circa il 50% rispetto al 2023. In parallelo, è cresciuto il riconoscimento internazionale del lavoro svolto da Roma. Anche da Paesi non certo allineati politicamente con l’Italia – come il Regno Unito a guida laburista – sono arrivati segnali di apprezzamento per la linea di fermezza e realismo adottata dal governo Meloni.

La cooperazione con l’Albania, l’idea di una lista europea dei Paesi d’origine sicuri, e il rafforzamento dei meccanismi di rimpatrio sono solo alcuni esempi delle “soluzioni innovative” che stanno riscrivendo la politica migratoria europea.

L’Italia guida. L’Europa segue.

La nuova adesione della Germania non è soltanto un fatto simbolico. È la prova che la leadership italiana sul tema dell’immigrazione è ormai riconosciuta a livello europeo. Non più spettatrice o vittima delle scelte altrui, l’Italia è oggi al centro del dibattito, capace di influenzare le decisioni dei partner e di promuovere una visione pragmatica e responsabile del fenomeno migratorio.

Con il blocco dei finanziamenti alle ONG e la partecipazione attiva ai tavoli informali, la Germania si avvicina alla rotta tracciata da Giorgia Meloni. Una rotta fatta di legalità, sovranità e rispetto delle regole. E una volta tanto, è l’Italia a fare scuola.

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