Dall’incontro tra Keir Starmer e Giorgia Meloni dello scorso settembre sarebbe nato qualcosa di nuovo in fatto di immigrazione. Il neo premier britannico venne qui in Italia, secondo molti, per “prendere lezioni” su come l’Italia riesca tanto bene a limitare gli sbarchi da quasi due anni. Il Sunday Times in prima pagina lancia la notizia, che conferma quanto sia ammirato il modello Meloni, il “Meloni style” sull’immigrazione: il punto della questione è che il governo laburista sta seriamente pensando di dotarsi di una fitta rete di accordi “in stile italiano con diversi Paesi per aiutarli – si legge – a fermare migliaia di migranti illegali che intraprendono il pericoloso viaggio verso la Gran Bretagna”. Entro la fine dell’anno, Yvette Cooper, ministro degli Interni, dovrebbe riuscire a siglare accordi “con diversi governi, tra cui quelli del Kurdistan in Iraq, Turchia e Vietnam, con accordi di “cooperazione e sicurezza””.
Anche secondo il giornale britannico, tutto partì quando “sir Keir Starmer ha incontrato la sua controparte italiana, Giorgia Meloni, a Roma a settembre”: in quell’occasione, i due omologhi “hanno discusso di come il suo governo di destra sia riuscito a ridurre il numero di migranti che raggiungono le coste italiane in barca, con il ministero degli Interni che ha segnalato un calo del 62% degli arrivi nei primi sette mesi di quest’anno. Frontex – si legge ancora –, la forza di frontiera dell’Ue, ha calcolato un calo del 64% del numero di persone in arrivo dal Nord Africa e da Malta”.
I laburisti preparano gli accordi in stile italiano
Ciò che ha aiutato l’Italia a combattere l’arrivo di immigrati clandestini è dunque anche e soprattutto la rete di accordi siglati con Tunisia e Libia: “Al centro del calo degli attraversamenti – riconosce il giornale – ci sono gli accordi finanziari con Tunisia e Libia, da dove la maggior parte delle persone parte per l’Europa”. Il Sunday Times riporta i numeri: “L’Ue ha pagato alla Tunisia 105 milioni l’anno scorso per aumentare la sicurezza delle frontiere e addestrare la sua Guardia costiera, l’Italia ha fornito al Paese navi di pattugliamento e ha dato al suo governo altri 100 milioni per sostenere le piccole aziende e investire in istruzione ed energie rinnovabili” anche tramite gli accordi di cooperazione che rientrano nel Piano Mattei. Continua: “Meloni ha anche firmato un accordo sul gas con la Libia e sta addestrando ed equipaggiando la sua Guardia costiera. L’approccio è inteso a offrire incentivi ai residenti per rimanere nel Paese e deterrenti per impedirgli di andarsene”. Un modo per garantire ai cittadini il diritto a non emigrare, a restare nella propria terra e a servire il proprio Paese.
Al di là delle critiche degli attivisti, immancabili, Starmer ha deciso che il suo governo tornerà al famoso “pragmatismo britannico”: “Ho sempre sostenuto che impedire alle persone di lasciare il loro paese in primo luogo è molto meglio che cercare di gestire coloro che sono arrivati”, ha dichiarato, riprendendo in toto la tesi che Giorgia Meloni ha da sempre sostenuto. “Ridurre il numero di attraversamenti su piccole imbarcazioni – si legge ancora – è una priorità politica per il governo laburista, che ha annunciato la sua intenzione di “stroncare” le bande di trafficanti di esseri umani”. È l’ennesima dimostrazione che il modello Meloni funziona e fa scuola. Gli altri grandi Paesi vogliono emularlo grazie ai suoi effetti positivi in fatto di sbarchi e di sicurezza delle frontiere. Anche i governi ideologicamente distanti, come quello laburista, vogliono seguire questa strategia, perché quando una strategia è vincente, non c’è (o almeno non dovrebbe esserci) alcuna questione ideologica che regga.