Tra i principali obiettivi del governo vi è sicuramente una maggior detassazione, soprattutto per i redditi medio bassi. Il raggiungimento di questo traguardo era presente nei programmi elettorali del centrodestra e, nonostante la delicata situazione internazionale che perdura ormai da anni e che ha importanti risconti anche sulla nostra economia, il governo sta mantenendo la promessa, con il taglio del cuneo fiscale confermato per la seconda manovra di fila e che – si inizia a pensare – potrebbe diventare strutturale: nella legge di Bilancio sono stati destinati circa dieci miliardi al rinnovo del taglio del cuneo, che sarà del 7% per i redditi fino a 25 mila euro e del 6% per i redditi fino a 35 mila euro.
Proprio in favore dei lavoratori, nello stesso Consiglio dei Ministri che approvò, lo scorso 16 ottobre, il disegno di Bilancio, veniva accolto in esame preliminare anche un importante decreto legislativo in materia fiscale riguardo le imposte sui redditi, al fine di raggiungere l’ambito obiettivo di un sistema a due aliquote di imposta, nel rispetto del principio di progressività. Quanto contenuto nel decreto, infatti, riguarda proprio l’importante riforma delle aliquote d’imposta sul reddito delle persone fisiche, che passeranno nel 2024 da quattro a tre. Ci sarà dunque un accorpamento dei primi due scaglioni di reddito: il primo scaglione, con redditi fino ai 15.000 euro, e il secondo, con redditi tra 15.000,01 e 28.000 euro, saranno dunque accomunati in un unico scaglione con redditi fino a 28.000 euro. Per questa fascia, l’aliquota sarà del 23%, a differenza del 25% che era prevista precedentemente per la fascia dei redditi tra 15.000,01 e 28.000 euro; oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, l’aliquota sarà 35%; oltre 50.000 euro, 43%. Le nuove
disposizioni, che succedono a una prima riduzione delle aliquote contenuta nelle precedente legge di Bilancio, con cui si passò già da cinque a quattro, comporteranno una riduzione del carico fiscale per tutti i soggetti con redditi superiori a 15.000 euro e un vantaggio medio di circa 170 euro distribuito su una platea di circa 25 milioni di contribuenti, con cifre massime che raggiungeranno i 260 euro. Numeri importanti, questi, soprattutto che si considera che questa prima fascia arriverà a coprire più della metà della platea Irpef, circa il 57%.
Previste, inoltre, altre misure in tema di fiscalità, come l’ampliamento della no tax area per i redditi da lavoro indipendente da 8.145 a 8.500 euro, conseguente alla maggior detrazione per gli stessi e per altri redditi assimilati fino a 15.000; detrazione cresciuta da 1.880 e 1.955. La nuova disposizione sulla no tax area per i redditi da lavoro dipendente si affianca a quella già innalzata per i redditi da pensione: il fine è quello di arrivare a un’unificazione della no tax area e dell’onere fiscale per tutte le tipologie di reddito. Altra misura inserita è la maggior deduzione dal reddito di impresa o delle persone fisiche del costo del personale di nuova assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato: il fine è quello di incentivare le assunzioni di nuovo personale a tempo indeterminato. Inoltre, l’abolizione dell’Aiuto alla crescita economica rende la base imponibile maggiore e, di conseguenza, l’importo deducibile dal reddito più consistente.
Dunque, il governo Meloni prevede nuove misure a tutela dei redditi medio bassi e delle imprese che vogliono assumere, con l’obiettivo di arrivare a un sistema a due aliquote (si è già passati da cinque a tre) e a una parificazione delle aliquote per i vari tipi di redditi. L’approvazione definitiva del testo è slittata al prossimo Consiglio dei Ministri “per consentire – dice il viceministro dell’Economia Maurizio Leo – un coordinamento tecnico in coerenza con la legge di Bilancio in via di approvazione: un atto di grande serietà che conferma la volontà del governo di coniugare le esigenze dei cittadini e l’equilibrio dei conti pubblici”. Comunque, quanto previsto non dovrebbe incontrare riformulazioni: “Prosegue a ritmi serrati, e nel pieno rispetto dei tempi previsti, la rivoluzione fiscale del governo Meloni. Una riforma che il Paese attende da oltre mezzo secolo e che oggi – conclude Leo – sta vedendo la luce grazie all’azione concreta del governo di centrodestra”.