In Campidoglio arriva la follia gender. E si dimenticano i disastri della città

La passione (ossessione) del Pd nei confronti della materia no-gender è oramai ben nota. Ma ora pare aver raggiunto vette inimmaginabili.

A perorare la causa in prima persona c’è il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che in cima alla lista delle cose da fare nella Capitale inserisce la formazione nelle scuole della teoria no gender. Con buona pace delle buche, dei bus fantasma, dei topi e dei cinghiali che oramai, quasi fosse una barzelletta, rappresentano la quotidianità dei romani.

Ebbene, è di pochi giorni fa la circolare (Protocollo 2023/9047) arrivata sulle scrivanie di direttori di municipi, direttori socio-educativi, funzionari e docenti dalla quale emerge la sintesi del nuovo piano triennale per il personale scolastico.

Come riportato dal quotidiano Libero, sulla circolare si legge che uno degli obiettivi da perseguire è “De-costruire gli stereotipi di genere ed educare alle emozioni e alle relazioni”. Di fatto, inculcando la teoria genderless ai bimbi più piccoli, dai 0 ai 6 anni.

Ancora, uno dei punti prevede che l’attività della lettura sia modificata in qualche modo, che sia quindi “senza stereotipi”, così da far orientare in uno “spazio vivo e in continuo divenire”.
Dunque, in cantina libri con la mamma e il papà, bimbe con gonnellina e maschietti in pantaloncini.

E come se non bastasse, arriva anche l’obbligo di affrontare le tematiche relative agli stereotipi di genere e all’inclusione.

Ad acuire il caso esposto, c’è un’altra idea brillante promossa dal Campidoglio, che propone anche alle scuole medie e superiori corsi e lezioni sull’universo Lgbt.

Come riporta il Corriere della Sera, la proposta si trova nella bozza della Mappa della città educante 2023-2024 (testo «non divulgabile» fino alla presentazione ufficiale su disposizione del Dipartimento capitolino scuola, ma già pubblicato sui siti di diversi istituti comprensivi).

Il progetto si intitola «Ti presento Andrea – Viaggio nella comunità Lgbtqia+» ed è promosso dal dipartimento Pari opportunità e dedicato ai ragazzi (e alle famiglie).

Come si legge nell’articolo del Corriere, “si tratta di una serie di incontri da tenere nei locali delle scuole oppure nelle sedi di associazioni che gravitano nella galassia Lgbt, e cioè, nello specifico, «Famiglie Arcobaleno, Genderlens, Rete Genitori Rainbow, Gaynet Roma, Plus Roma, Circolo di cultura omosessuale “Mario Mieli” e Gay Center», oltre che Croce rossa e Aics.”

Tuttavia, sembrerebbe emergere un dato peculiare che ha comprensibilmente fatto alzare qualche protesta, dal momento che non sembra esserci alcuna traccia di consenso informato da parte delle famiglie, facendo di fatto ricadere solamente sulla volontà dell’insegnante la scelta del progetto da seguire. Senza alcuna possibilità di coinvolgere dunque i genitori e gli stessi alunni, se non a cose fatte.

Sembra dunque che la priorità per il sindaco piddino sia quella di diffondere (o meglio, imporre) una visione univoca della società, basata su teorie gender promosse dalla comunità Lgbtq+. Gualtieri su questo non perde tempo e scende in campo utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione, premurandosi di far arrivare il messaggio del suo indirizzo politico a chiunque ne debba essere informato. Peccato però che non si applichi con la stessa veemenza ad altri ‘problemi’ della città. Se lo facesse, forse avremmo una Roma più pulita, ordinata e sicura. Ma per ora sembra che dovremo attendere ancora, più o meno un paio d’anni.

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