Si trascina da settimane la protesta degli agricoltori di tutta Europa che, con i propri trattori, bloccano le principali arterie dei rispettivi Paesi affinché le loro istanze possano raggiungere le Istituzioni europee: culmine, la manifestazione dinnanzi alla sede del Consiglio europeo. Una situazione che ormai è al limite del tollerabile, complici le errate previsioni dell’Unione Europea in materia agricola: “Penso che si sia sbagliato molto da questo punto di vista” ha dichiarato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un punto stampa a Bruxelles. “Quando abbiamo detto – ha continuato – che la transizione ecologica non doveva essere una transizione ideologica e che noi non dovevamo scambiare la sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale, oggi cominciamo a vedere i risultati”: è evidente dunque che la situazione odierna è senz’altro facilmente imputabile alla sinistra europea, che ha previsto una transizione ecologica non a misura d’uomo, trascurando ampiamente le dinamiche sociali e le richieste economiche dei cittadini e, in questo caso, dei contadini, che si sono ritrovati a dover fronteggiare cambiamenti radicali nel loro settore. In Europa si protesta specialmente contro il Green Deal, l’agenda verde che aspirerebbe a risultati ambientali entro il 2050. Ma a farne le spese maggiori, tuttavia, sarebbero proprio gli agricoltori, ai quali verrebbero imposte importanti trasformazioni, quali l’eliminazione di pesticidi pericolosi, l’aumento della rotazione delle colture, la riduzione di emissioni e di sprechi. È questo che ha portato contadini e allevatori alla protesta: le loro istanze riguardano sussidi più equi, maggior controllo dei prezzi dei carburanti – soprattutto in Germania, che ha aumentato le tasse sul diesel agricolo – snellimento della burocrazia, divieto del cibo sintetico. La concezione della Commissione appare chiara: l’uomo è dannoso per la natura. E da questa, derivano normative controverse, come ad esempio la legge sul ripristino della natura che prevede anche rimozione degli argini e ritorno alle paludi: vere e proprie follie green che non tutelano gli agricoltori, i quali invece nella realtà dei fatti sono i primi e più grandi difensori dell’ambiente. Un vero cambiamento in Europa potrà arrivare solo all’indomani del prossimo voto, ne è sicura Giorgia Meloni: “Credo che un cambio di linea possa arrivare – ha detto – dopo le elezioni europee, sperando che ci sia un approccio diverso da quello ideologico che abbiamo visto in questi anni”, che in sostanza “ha finito per impattare sui più deboli, e cioè sui lavoratori”.
Alcune manifestazioni contro l’Unione Europa si sono avute anche in Italia. Prese le distanze, il governo ha sottolineato che l’Italia “è un Paese diverso rispetto alle altre Nazioni: le associazioni agricole qui non hanno alcun motivo di protestare contro il governo, nonostante alcuni giornalisti le incitino a farlo”: lo ha dichiarato il ministro della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida durante il question time di ieri alla Camera. Negli ultimi anni, il comparto agricolo italiano ha subito le scellerate scelte ideologiche della sinistra: basti pensare al drastico calo delle imprese nel settore, stimato intorno al 37% ma con numeri assai più elevati al Sud, che toccano fino il 50% in Calabria. Rispetto al passato però, “oggi – ha detto Lollobrigida – le cose sono cambiate. Il nostro governo difende i produttori, difende gli agricoltori, sta dalla loro parte”. Le misure dell’esecutivo in difesa degli agricoltori vengono rivendicate dal premier Meloni: “Abbiamo fatto un lavoro in un anno molto importante sul mondo agricolo”. Meloni cita l’aumento delle risorse del PNRR da 5 a 8 miliardi per il settore agricolo, il fondo da 300 milioni per combattere l’emergenza climatica, l’impegno sull’agrisolare e sui contratti di filiera, la proroga degli aiuti sul gasolio, motivo delle contestazioni tedesche. “Abbiamo fatto un lavoro – ha sottolineato Meloni – che ci viene obiettivamente riconosciuto dagli agricoltori in altre Nazioni europee”. Ora, un vero cambiamento lo si aspetta anche in Europa: l’avvento della “pericolosa” destra alla guida delle Istituzioni europee potrà veramente risolvere la questione climatica ma, al contempo, garantire diritti e compensi adeguati ai lavoratori di un settore, come quello agricolo, storicamente fondamentale per la vita dei popoli europei.