Presso Grunheide, nelle vicinanze di Berlino, nella serata di ieri circa 800 persone avrebbero preso parte ad una manifestazione indetta dal nucleo “Disrupt Tesla” in segno di protesta per l’espansione dell’industria ideata da Elon Musk.
Già nel mese di Marzo, a causa di un atto vandalico del “Volcano Group”, il quale avrebbe rivendicato un incendio appiccato all’interno della struttura: peraltro, un incendio di questo tipo, avrebbe potuto recare danno ai dipendenti della struttura in questione, tralasciando i disservizi energetici e le altre complicazioni dovute a questo gesto estremo e scelerato.
Le prime poteste nei confronti di Tesla in Germania sarebbero iniziate già dall’anno 2022, dopo l’idea del gruppo in merito ad un allargamento attraverso una foresta nelle vicinanze di Berlino: argomento sicuramente discutibile, ma sabotaggi pericolosissimi come quello precedente, non servono assolutamente per avvalorare una tesi che peraltro rischia di comportare problemi decisamente immensi.
Ieri, dunque, i manifestanti si sarebbero scontrati con le forze dell’ordine per dimostrare ferocemente le loro convinzioni: generalmente, nel terzo millennio, la violenza sembra sortire un’accelerazione piuttosto consistente in molte dinamiche sociali, soprattutto come motivo principale di prevaricazione ed avvaloramento delle proprie idee (che talvolta si trasformano in ideologie).
Scene di questo genere hanno richiamato anche le manifestazioni avvenute qui in Italia con i “NO-TAV”, convinti detrattori della linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe congiungere Torino e Lione: gli scopi delle azioni di boicottaggio, in questo caso, sono state prevalentemente ambientali. Il problema è che la loro applicazione ottusa e a dir poco impetuosa non ha fatto altro che classificare queste azioni negativamente agli occhi degli spettatori e dell’ordine pubblico.
La vicenda dell’Industri Tesla, dimostra che il presunto ambientalismo contemporaneo non sia poi così sano come sembra, anzi tutt’altro, la preferenza per la distruzione non fa altro che incentivare il regresso ai danni dello sviluppo. Se azioni di questo genere avessero un fine a livello istituzionale, la vicenda sarebbe totalmente diversa, eppure la forte aggressività di questi comitati plausibilmente autorganizzati non fa altro che mettere in cattiva luce le loro intenzioni.
Chissà se Musk o chi per lui, sceglierà di continuare con questa operazione: è chiaro però che scene di questo genere, non facciano nient’altro che allontanare una soluzione diplomatica per risolvere eventuali problemi di natura ecologica. Avere a cuore un ecosistema, vuol dire presentare le proprie idee per tutelarlo, spiegandone l’importanza all’interno di un panorama locale o nazionale.
Certamente la diminuzione di aree boschive è un problema con cui l’epoca odierna sta facendo i conti già da tempo: tuttavia la scontro fisico non avrà alcun risvolto positivo sul cambiamento delle abitudini umane, anzi sposterà l’attenzione generale negativa verso i sostenitori delle tematiche ambientali, anche su coloro che si comportano civilmente.
Ristabilire coscientemente il senso della virtù umana e della lotta per i sani princìpi, dovrebbe essere la base di una società civile moderna: eppure l’ostinazione e la radicalizzazione di certi scopi rischia di mettere a dura prova questi valori cardinali. Nel caso di Tesla, l’avversione si è dimostrata animosamente esasperata, oltre che priva di un’organizzazione sensata.