Caso mai non ve ne siate accorti, anche negli Stati Uniti il tanto bistrattato populismo ha i suoi paladini, rappresentanti anche di valore che non ci pensano per niente ad essere le “seconde file politiche” del prossimo futuro. E qui facciamo una breve disgressione. Mancano solo 13 mesi all’inizio della prossima campagna elettorale per la presidenza Usa, e chi è interessato deve cominciare a darsi da fare da subito, ai famosi caucus dello Iowa.
Tutto questo per dire che con un video pubblicato a Capodanno e con la programmazione di un viaggio nello Hawkeye State – appunto lo Iowa – , questo fine settimana, Elizabeth Warren, sessantanovenne senatrice democratica del Massachusetts, ha definitivamente lanciato la sua campagna per le primarie democratiche del 2022, e ha fatto capire a tutti che è pronta per andare fino in fondo. Nata in una famiglia della classe media a Oklahoma City – sua madre era una casalinga e suo padre era un commerciante – è diventata un’insegnante, iscritta alla Rutgers Law School dopo la nascita del suo primo figlio, e in seguito con una prodigiosa crescita professionale è arrivata ad essere considerata uno dei maggiori esperti del paese in materia di leggi sulla bancarotta. In realtà, il suo è un modesto background se paragonato a quello dei suoi possibili concorrenti, che però la senatrice menziona spesso: “Nel nostro paese, se lavori duramente e giochi secondo le regole dovresti essere in grado di prenderti cura di te e delle persone che ami. Crescendo in Oklahoma, quella promessa si è avverata per me e la mia famiglia”, ha detto nel video presentato a Capodanno, quasi come una giustificazione per la mancanza di un curriculum più corposo, e posizionandosi così proprio in mezzo alla folla degli “americani medi”, presi sì dalla carriera, ma mai dimentichi della famiglia. Non a caso, lei per prima si vede paladina della classe media: “La nostra società è piena di trappole per le famiglie. La classe media americana è sotto attacco. Come siamo arrivati qui? Miliardari e grandi corporazioni hanno deciso di volere una parte più grossa della torta, e arruolato i politici affinché fossero loro a tagliare la fetta più grande. Hanno paralizzato i sindacati in modo che nessuno potesse fermarli. Hanno smantellato le regole finanziarie intese a tenerci al sicuro dopo la Grande Depressione, e hanno tagliato le loro tasse in modo che pagassero meno dei loro segretari e bidelli.” Ha poi concluso: “Il nostro governo dovrebbe funzionare per tutti noi, ma invece è diventato uno strumento per i ricchi con una posizione che conta.” Sembrerebbe quasi un discorso di Beppe Grillo, se non fosse che la Warren è decisamente più credibile del nostro comico che si fa pagare i comizi.
Tra gli analisti e gli osservatori, si stanno già facendo scommesse sul risultato finale delle future primarie, con la Warren per ora inserita nel cosiddetto “secondo livello” dei candidati, dietro ai favoriti Beto O’Ourke e Kamala Harris, quest’ultima una degna avversaria, considerando che la 57enne californiana dovrebbe avere dalla sua sia gli afro che gli asioamericani. In ogni caso, la personalità prorompente della Warren, e la determinazione suggeriscono che sarà una presenza di tutto valore in questa competizione, che la vedrà come un candidato forte e non di contorno.
Intanto, rimane la convinzione che la Warren abbia perso la sua migliore chance nel 2016, permettendo a Bernie Sanders di raccogliere lui il contributo populista, e di aver commesso un errore grossolano lo scorso autunno riaccendendo la polemica circa la sua ascendenza. Come si ricorderà, nel suo percorso politico, la Warren aveva spesso vantato presunte origini Cherokee, poi messe pesantemente in dubbio da Trump che la soprannominò “il fake di Pocahontas”. Ultimamente, la Warren ha rispolverato la polemica presentando un test del Dna in cui si confermerebbe una sua ascendenza nativa americana risalente alla sua bis bis bisnonna, riuscendo così solo a riportare di attualità le asprezze della polemica, vecchia ma ancora determinante.
Di certo, ci sono almeno una mezza dozzina di rappresentanti democratici che pensano di poter tentare una candidatura di primo piano, e per sbaragliare una concorrenza così forte, combattiva e numerosa, servirà una personalità particolarmente risoluta, resiliente e ben organizzata per prevalere. Il candidato prescelto avrà anche la necessità di un messaggio che distingua la sua campagna elettorale da quella di tutti gli altri, e che abbia presa sull’elettorato democratico. Il premio sarà la corsa finale testa a testa con il tycoon Donald Trump e richiederà qualcuno pronto a confrontarsi col presidente uscente in ogni circostanza necessaria.
Per questo molti guardano con interesse alla Warren, in Senato dal 2012. Fin da quando Trump lanciò la sua offerta politica, lei non ha fatto altro che dileggiarlo, criticarlo, mostrare la sua disistima senza nessun timore né timidezza. “Siamo onesti, Donald Trump è un perdente”, scrisse nel marzo del 2016. Specificando: “Basta contare tutte le sua attività fallite. Guardate come ha tenuto a galla l’impero di suo padre, ingannando le persone con truffe come la Trump University e usando la bancarotta aziendale strategica per evitare di dover pagare i debiti.” Ma non sono solo queste le parole spese dalla Warren per Trump. Lei non ha mai mancato, ogni volta che gliene stata data la possibilità, di criticare il presidente, arrivando a paragonarlo a un grosso elefante arancione, accostamento che non deve essere piaciuto nemmeno agli elefanti.
Comunque, non è solo Trump l’unico uomo potente che la Warren ha preso di punta. Durante l’audizione del Comitato Bancario del 2016, in cui ha una poltrona, riferendosi all’amministratore delegato dello scandalo Wells Fargo, la Warren ha detto che avrebbero dovuto dimettersi immediatamente e “restituire i soldi che ha preso”. La Warren si è contraddistinta anche durante le prime fasi dell’amministrazione Obama, quando era ancora solo una professoressa di legge. Nel presiedere un gruppo di supervisione del Congresso che era stato istituito per sorvegliare il salvataggio federale delle grandi banche, ha sollecitato il Segretario del Tesoro Timothy Geithner a fornire maggiori informazioni su come il denaro dei contribuenti viene utilizzato, spingendo per la creazione di una nuova agenzia per proteggere il pubblico dal comportamento predatorio di banche e di altre istituzioni. Inoltre, grazie soprattutto ai suoi sforzi, il Congresso ha creato l’Ufficio per la protezione finanziaria dei consumatori come parte della legge sulla riforma finanziaria del 2010. Un sorta di “cane da guardia” contro le speculazioni.
In pratica, la Warren è teoricamente un personaggio che potrebbe spaventare le gradi lobby finanziare e trascinare con sé la gente del popolo. Arriverà dove Hillary Clinton non è riuscita? Noi, intanto, ve l’abbiamo segnalata.