Già da ieri, presso Caracas, sono iniziate le prime manifestazioni dopo la rielezione di Nicolas Maduro alla guida del Venezuela: anche la popolazione sembra non aver gradito il rinnovo della sua nomina, complici anche i dubbi e le accuse delle opposizioni in merito ai brogli negli scrutini. Le forze dell’ordine avrebbero agito contro i manifestanti, utilizzando proiettili di gomma per evitare che le persone continuassero il presidio in strada.
Già da questa notte, la Leader dell’opposizione, Maria Corina Machado, avrebbe dichiarato di avere “grandiose informazioni” a proposito delle elezioni e di essere quindi in grado di poter provare che in realtà la sua fazione abbia ottenuto il 73% dei voti. È però molto importante che questi dati vengano consegnati al più presto all’opinione pubblica, non soltanto per scongiurare altri 6 anni di regime, ma anche per dare uno schiaffo morale ai post-chavisti ed in particolar modo al Presidente Maduro.
Nel frattempo, il Ministro degli esteri Yvan Gil, uomo fidato di Nicolas Maduro, ha cacciato dal Venezuela gli ambasciatori di 7 paesi Sudamericani, sospettati di aver interferito con le elezioni nazionali: forse il problema non sono i paesi in questione, ma ma la totale mancanza di ammissioni sulle stranezze del plebiscito da poco avvenuto. Questo potrebbe essere un’escamotage per creare uno scudo attorno alle proprie responsabilità, evitando di esporre quanto accaduto durante la tornata elettorale, di certo non ci stupiremmo se i responsi dell’opposizione dovessero rivelarsi veritieri in futuro.
Secondo il portavoce della lista contrapposta a quella chavista del Neo-Presidente Maduro, sarebbero 3 i decessi verificatisi durante le manifestazioni venezuelane di oggi. D’altra parte in un clima così teso non c’è da stupirsi – purtroppo – delle eventuali brutalità. Il numero degli arresti, invece, si aggira intorno ai 749: i manifestanti avrebbero ricevuto anche capi d’accusa per terrorismo. I numeri delle detenzioni sarebbero state confermate da Alex Saab, Procuratore venezuelano, durante un incontro con la stampa.
Il Leader del Partito “Voluntad Popular”, Freddy Superlano, sarebbe stato sequestrato dalle forze del regime di Maduro secondo le testimonianze di Machado e Gutierrez, i quali gridano al massacro nelle piazze ed all’arresto delle personalità politiche per evitare che questi continuino a combattere per chiarire il corso degli eventi elettorali.
Anche l’Organizzazione degli Stati americani avrebbe condannato i metodi repressivi applicati dalle forze dell’ordine comandate dal Regime chavista, dichiarando che lo stesso Maduro stia cercando di falsificare l’esito delle elezioni. E’ ovvio che questa norma sia stata applicata principalmente per scoraggiare reazioni avverse da parte del popolo.
Speriamo che almeno stavolta Maduro venga ritratto veramente per ciò che rappresenta davanti alle telecamere di tutto il mondo: augurarsi la guerra civile come unica possibilità di cambiamento sarebbe totalmente sbagliato, ma le proteste serviranno sicuramente a far comprendere il valore della libertà a tutti coloro che talvolta le disprezzano o addirittura le danno sempre per scontate.
Chissà se anche le istituzioni internazionale come l’ONU stavolta riusciranno a proferire qualche parola sugli ultimi eventi in Venezuela: non bastano più le dichiarazioni preoccupate di Gutèrres, c’è bisogno che le comunità nazionali facciano fronte comune per evitare che questa tipologia di fenomeni finisca per espandersi anche altrove.
Forse il Regime chavista ha già perso agli occhi degli Stati occidentali, ma non a livello nazionale. Fin quando non ci sarà una versa svolta in grado di rovesciare il tavolo dell’oppressione, il Venezuela non potrà ritenersi un paese libero. Rimane la speranza che i dati del plebiscito nazionale vengano finalmente pubblicati, costringendo Nicolas Maduro a fare un passo indietro una volta per tutte.