Business o solidarietà? Le anomalie del sistema affidi del Lazio

La storia che stiamo per raccontarvi non parla solo di una mamma a cui  è stata portata via, senza apparente motivo, la sua unica figlia, ma suggerisce anche l’inquietante ipotesi di un conflitto di interessi nella gestione dell’affido.
Non siamo a Bibbiano ma nel Lazio. La mamma, antropologo medico, seguita dall’avvocato Fernando Ciurlia , ci racconta che sua figlia da ben sette mesi, vive in casa famiglia senza motivo alcuno, tanto che presenta un esposto contro i servizi sociali, ai loro ordini regionali e nazionali che infatti aprono un’indagine di controllo. Ci racconta che, dopo la conclusione del suo matrimonio, i servizi sociali hanno permesso, non opponendosi, che sua figlia vivesse in totale stato di abbandono per oltre un anno presso il domicilio paterno, ignorando tra l’altro il decreto di un tribunale che riteneva il padre non “all’altezza del compito genitoriale”. In un anno la ragazzina, senza la vigilanza attenta del padre, diventa irriconoscibile: si infligge lesioni per ben tre volte (taglio di un polso e ustioni); il suo stato psicologico è “devastato” come riferisce la terapeuta consultata dalla madre (atteggiamenti autistici, psicosi, alienazione dalla realtà, aggressività incontrollata) arrivando persino a rifiutare ogni contatto con la mamma, che pur ha sempre provveduto attentamente a lei, come possiamo anche dedurre dal fascicolo del’intera vicenda.
“Mia figlia era una ragazzina sana e felice prima che il padre me la portasse via. Del resto lui l’aveva già abbandonata per 4 anni per il suo rancore nei miei confronti poiché scelsi di chiudere la mia relazione con lui. Di questo rancore e delle sue intenzioni, che ha persino ammesso dinanzi ai servizi sociali e agli psicologi, ne sono informati tutti, eppure gli assistenti sociali hanno permesso che mia figlia si trasferisse da lui. I tribunali sono lentissimi quando non assenti: emettono decreti che poi mancano di far rispettare o emessi in totale assenza di informazioni poiché mai relazionate, senza leggere le relazioni esistenti, senza mai ascoltare la minore o i genitori; senza vagliare le prove, o basandosi su relazioni assolutamente false.”
La ragazzina  adesso vive nella casa Famiglia Borgo Don Bosco, a Roma, dove lei stessa avrebbe deciso di rimanere. Stiamo parlando di una bambina che ha subito il trauma della separazione dei genitori, e che, come capita a molti minori in frangenti del genere, si è chiusa in se stessa, probabilmente accusando i propri genitori, in particolar modo la mamma, della conclusione della convivenza.
Ma davvero pensiamo che una bambina di appena 14 anni, possa comprendere lucidamente e metabolizzare la fine della relazione dei genitori? e quindi decidere da sola su cosa sia più giusto per lei? Tra l’altro la madre riferisce che nel periodo in cui  viene affidata alla tutela del padre, a causa del disinteresse di quest’ultimo, avrebbe goduto di una libertà eccessiva per la sua età, che l’avrebbe portata, tra l’altro, ad episodi e situazioni che non si addicono ad una ragazzina. Ovvio che tornare a vivere con la mamma avrebbe interrotto quella condotta “senza nessuna limitazione”.
Ci immagineremo che il ruolo delle istituzioni fosse quello di gestire con tatto e prudenza questa situazioni delicate, sempre tenendo ben chiaro in mente che crescere in famiglia dovrebbe essere il primo diritto inviolabile per ogni bambino; lo dicono  le leggi italiane. E lo Stato, le Regioni ed i Comuni dovrebbero prevenire le cause degli allontanamenti, non favorirli, almeno quando almeno un genitore sia nelle condizioni di occuparsi come si deve del proprio figlio.
In questo caso invece, dopo la separazione della coppia, si è prima favorito l’affido al padre, (che un decreto del tribunale aveva dichiarato incapace di prendersi cura della figlia), per poi far decidere una bambina traumatizzata dalla separazione dei genitori, dove vivere.
Ma chi sono gli attori di questo allontanamento? Il servizio sociale del Municipio di pertinenza ovviamente: il Municipio V di Roma. Abbiamo quindi raccolto informazioni su questo Municipio.
L’assistente sociale che si è occupata della ragazzina, nonchè referente tecnico-amministrativo del Municipio V, partecipa spesso a convegni sull’affidamento organizzati o dove comunque partecipa” Movimento della famiglie affidatarie” una costola dalla quale nasce il Borgo Don Bosco, dove si trova la ragazzina (notizia facilmente riscontrabile anche nel sito internet della casa Famiglia: http://borgodonbosco.it/affidamento-familiare/movimento-famiglie-affidatarie/).
Di questi intrecci tra servizi sociali e associazioni che si occupano di affidi troviamo tracce anche nel web, dove scopriamo che il Municipio V, anni fa era coinvolto anche nella campagna ” Donare Futuro“, promossa per tutelare il diritto di bambini e ragazzi ad avere una famiglia, il V Municipio per Roma si fa proprio portavoce.
Non solo: i servizi sociali del V Municipio,  insieme alla casa famiglia Don Bosco e CISMAI hanno realizzato, nel marzo 2019, un nuovo piano per la regolamentazione degli affidi nel Lazio, approvato dalla Regione Lazio (https://cismai.it/il-lazio-ha-un-nuovo-regolamento-dellaffido-un-passo-in-avanti-nella-tutela-dei-diritti-%EF%BB%BF/). Tra i firmatari come possiamo vedere la costellazione completa di tutte queste associazioni che spesso hanno collegamenti diretti con il Municipio.
Sempre in rete possiamo anche scoprire l’entità dei contributi che arrivano dalla Regione: la Regione Lazio (giunta Zingaretti)  ha stanziato 9 milioni di euro per la tutela dei minori. In questo modo l’ente disciplina le regole in materia di affidi, conferendo un ruolo primario ai distretti socio-sanitari che abbiamo prima elencato. A noi sembra che ci siano tutte le premesse affinché qualche magistrato decida di approfondire.
Anche perchè non sembra essere l’unico caso di affido “sospetto”. Scopriamo di un altro caso simile, di cui si sta occupando l’avvocato Miraglia, in cui il giorno dopo l’emissione del decreto, i servizi sociali del Minicipio V di Roma avevano già trovato una casa famiglia in cui alloggiare il ragazzino. Anche qui si tratta di un ragazzino che aveva vissuto la separazione, in questo caso abbastanza conflittuale, dei propri genitori.  Ma perché tanta fretta? se lo chiede anche l’avvocato Francesco Miraglia. Che pressioni hanno avuto? “Mi meraviglio di tanta celerità – si legge in una sua dichiarazione – dimostrata in questo caso dal Tribunale dio Roma, dove io stesso ho cause pendenti da tempo per le quali non è stata ancora emessa sentenza”.
Non ci meravigliamo quindi se, sempre in rete, troviamo traccia di una protesta promossa proprio dagli assistenti sociali del V Municipio contro una norma che impone agli assistenti sociali di cambiare settore ogni 5 anni, eccolo qua: https://www.redattoresociale.it/article/speciali/465c92e2-5fb2-4d29-b672-4bf717d88d70?fbclid=IwAR01VrODr-NwFcIsrKwmSPbw8J1f4rYKRA8JEiMkkEqRRgCc08HguCvsBmE
Ed ecco subito che loro insorgono: “così si distrugge la relazione, strumento principale della professione!”. Maliziosamente ci domandiamo quali siano veramente le relazioni che rischiano, con questa norma (peraltro giustissima a nostro avviso) di sgretolarsi.
Certo che questo V Municipio non è certo un esempio virtuoso, perché già che ci siamo in rete troviamo un altro episodio a dir poco indicativo dell’operato interno (https://www.romatoday.it/cronaca/immigrazione-clandestina-banda-municipio-5.html): permessi di soggiorno falsi e finti contratti d’affitto, nel V municipio si favoriva persino l’immigrazione clandestina, tanto che a finire nei guai sono state 13 persone. Coinvolti anche impiegati comunali. La notizia risale al 31 luglio scorso..
A questo punto.. non sarà il caso di far chiarezza anche sul sistema affidi Lazio? ho come l’impressione che avremo diverse sorprese!
Letizia Giorgianni
Letizia Giorgianni
O te ne stai in un angolo a compiangerti per quello che ti accade o ti rimbocchi le maniche, con la convinzione che il destino non sia scritto. Per il resto faccio cose, vedo gente e combatto contro ingiustizie e banche. Se vuoi segnalarmi qualcosa scrivimi a info@letiziagiorgianni.it

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