Fare il punto sugli strumenti innovativi e sulla qualità della didattica nelle università italiane, con un confronto tra le università tradizionali e quelle telematiche e con lo sguardo puntato all’intelligenza artificiale. Questo il tema del convegno tenutosi oggi in Senato dal titolo: “Intelligenza artificiale e realtà virtuale nel futuro dell’università italiana”, organizzato su proposta della senatrice Bucalo dal Dipartimento Università e dall’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia.
“L’applicazione dell’intelligenza artificiale ai più svariati campi della nostra vita sociale, lavorativa e scolastica ha inciso in maniera significativa e profonda, ecco perché è importante come essa viene regolamentata e gestita. Rappresenta infatti una grande opportunità se opportunamente veicolata e governata al fine di massimizzarne i vantaggi e mitigare i rischi sociali”, introduce la senatrice Ella Bucalo. “L’obiettivo, ovviamente, non è certo quello di fermare l’innovazione, ma di garantire che l’IA contribuisca al miglioramento delle condizioni di vita e benessere di tutti, senza scadere in pericolose derive e senza mai perdere la centralità decisionale dell’uomo. Ecco perché devono essere promossi meccanismi di governance multilaterali per garantire barriere etiche alle sue applicazioni”.
Per il sottosegretario all’istruzione Paola Frassinetti, la trasformazione di cui l’IA è portatrice è già abbondantemente in corso, per questo è necessario intervenire formando gli insegnanti e preparando i ragazzi già dalla scuola primaria. “È fondamentale spiegare loro che non dovranno mai venir meno la libertà di pensiero, il mantenimento dell’equilibrio e della volontà personale. Il Governo – ha aggiunto – ha da subito posto il tema sul tavolo del G7 e redatto un disegno di legge dal titolo ‘Disposizioni e deleghe del governo in tema di IA’, che si pone appunto l’obiettivo di bilanciare le opportunità e i rischi di questo fenomeno. E ricorda quanto auspicato dalla Meloni: “Non barattiamo la nostra libertà in cambio di maggiore comodità”.
Il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, ha evidenziato che “nel contesto dell’evoluzione digitale accelerata, le organizzazioni universitarie si trovano di fronte a una sfida epocale: interpretare il cambiamento o rischiare l’inattualità. La transizione verso gli ambienti digitali impatta profondamente sulla ricerca didattica” e questo “richiede una riconsiderazione radicale dei metodi acquisiti”. Le nuove tecnologie “possono rappresentare una risorsa solo se adeguatamente regolamentate, anche per il settore universitario: è fondamentale quindi che governi, imprese, pubblico e privato lavorino insieme che sappiano creare un’alleanza per garantire che lo sviluppo delle nuove tecnologie sia a misura d’uomo e che abbia l’uomo come suo fine. Quindi ‘sì’ all’innovazione e alla tecnologia virtuale anche nell’applicazione didattica e universitaria, ma senza scordare la scrittura, la lettura e lo studio tradizionale”.
Università tradizionali e telematiche: uno scontro inevitabile?
“Non vedo scontri all’orizzonte ma due realtà che si confrontano”, chiarisce l’onorevole di Fratelli d’Italia Sara Kelany.
“E in questo scenario, la fortuna di aver di un governo politico dopo decenni di governi tecnici, ci fornisce la possibilità di governare il processo in corso con una chiara visione di insieme e un orizzonte”.
Riguardo al ruolo dell’intelligenza artificiale poi, ricorda l’invito di Papa Francesco a non temerla, perché frutto della creatività dell’uomo, senza perdere di vista l’etica. “E noi intendiamo seguire esattamente queste direttrici – conclude Kelany – perimetrare la disciplina dell’IA seguendo i principi di eticità e sicurezza, senza mai dimenticare l’intelligenza critica, che dovrà sempre governare la tecnologia”.
“Non vogliamo subire le tecnologie, ma le vogliamo adattare al nostro obiettivo che è elevare al massimo la qualità della nostra offerta formativa”, ha proseguito la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. “Non bisogna avere paura dell’intelligenza artificiale: bisogna creare un guardrail per percorrere la strada delle nuove tecnologie e bisogna farlo con la cintura di sicurezza allacciata, dandosi le regole giuste e soprattutto comunicando, non creando degli steccati. Non pensiamo di dover subire l’intelligenza artificiale: dobbiamo ricordarci che siamo noi a programmare gli algoritmi”, ha spiegato la ministra. La formazione “non è un business, è prima di tutto un servizio sociale nei confronti dei nostri bambini e adolescenti, dopodiché diventa una scelta che dobbiamo agevolare: diritto allo studio significa borse di studio, housing ma anche accessibilità della formazione sotto tutti i punti di vista”. Per questo crediamo che la formazione non sia solo in presenza, ma anche a distanza: questo è il senso del tavolo che manteniamo aperto. Penso si possa collegare il tema delle nuove tecnologie all’alta formazione: il nostro obiettivo è restringere questa forbice” tra università in presenza e telematiche, innestando “la didattica a distanza di qualità nell’università in presenza” e rendendo “più in presenza” le università telematiche.
Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale, pone l’accento sui rischi legati all’intelligenza artificiale ma anche sulle modalità di arginarli: “sono evidenti e molto significativi. Il primo riguarda l’appiattimento culturale: un uso compulsivo della tecnologia riduce drasticamente la nostra capacità di concentrazione. È un rischio che possiamo scongiurare solamente attraverso una presenza decisa, attenta e costante di tutto sistema educativo”. Il secondo rischio “grava sui lavoratori: l’automazione migliora i processi produttivi, abbatte i costi, aumenta i margini di profitto per le aziende” ma “occorre un sistema di formazione delle competenze solido e strutturato. L’obiettivo non è proibire, ma responsabilizzare, formando una forza lavoro del futuro competente e competitiva anche sotto profilo internazionale, grazie a percorsi universitari particolarmente strutturati e all’avanguardia, offrendo poi l’occasione di formare competenze digitali avanzate attraverso corsi attraverso tirocini di collaborazione tra scuola, università e impresa”.