All’inizio fu Carlo Giuliani. Ve lo ricorderete senz’altro, il giovanotto immortalato in una foto un attimo prima di morire mentre tenta di accoppare un carabiniere ausiliario tirandogli addosso un estintore durante degli scontri di piazza. Finì che il carabiniere, per legittima difesa, sparò e Carlo Giuliani rimase morto sul selciato di piazza Alimonda al centro di Genova, devastata. Carlo Giuliani all’epoca aveva 23 anni, e una vita già complicata alle spalle. Problemi di droga, un procedimento penale per spaccio poi archiviato, e un pessimo rapporto con i genitori che poco sopportavano la vita senza regole del figliolo. Tutto questo per dire che Carlo Giuliani era un ragazzo come tanti, e che morì nel bel mezzo di una manifestazione violenta a cui volle partecipare per sua volontà, arrivando a mettere in pericolo di vita un militare che si difese. Il fatto che Carlo morì in quella circostanza, non può non dispiacere come sempre accade quando ad andarsene è una giovane vita e, soprattutto, quando la morte è solo una stupida serie di disgraziatissime coincidenze che con un po’ di buon senso si sarebbero potute evitare. Ma questo fa di Carlo Giuliani un eroe? Ovviamente, no. Da nessuna parte Carlo Giuliani potrebbe essere considerato come tale, a parte, forse, in Italia, dove sotto il governo Prodi che vedeva Bertinotti presidente della Camera, un’aula di Montecitorio venne proprio intitolata al giovane, come se aver tentato di fare del male – non vogliamo nemmeno scrivere uccidere – a un servitore dello Stato nell’espletamento delle sue funzioni, sia atto meritorio. Un atto che definire ridicolo è proprio riduttivo.
Dopo di lui, però, di strambe storie di intitolazioni e non, ne sono spuntate tante, che sono andate via via aumentando fino ad arrivare a una balzana idea della sindaca di Roma, Virginia Raggi. Che la Raggi abbia abituato i suoi amministrati a stranezze di vario tipo – vedi una su tutti, la famosa funivia o cabinovia o come vi pare da fare in zona Roma nord – è cosa ormai acquisita, ma pensare di cambiare dall’oggi al domani praticamente 2/3 della toponomastica di Roma, con quel che comporta tra problemi pratici e spese, solo per togliere chiunque abbia avuto a che fare col fascismo dai nomi delle strade della città, sembra davvero follia. Sfugge alla Raggi, probabilmente infarcita dalla “storiografia del vincitori”, che nel ventennio praticamente il 90% degli italiani era fascista. Certo, alla caduta del regime e alla fine della guerra “anti” e oppositori sono spuntati come funghi, ma prima? Dario Fo, che tutti conoscono come una specie di padre nobile dei comunisti combattenti, è stato un Repubblichino, e fascisti furono anche – tanto per citarne qualcuno – Massimo Bontempelli, Achille Campanile, Vincenzo Cardarelli, Ugo Ojetti, Luigi Pirandello, Alberto Savinio, Orio Vergani, Alessandro Bonsanti, Ruggero Orlando, Elio Vittorini, Corrado Alvaro, Vitaliano Brancati, Guglielmo Marconi, Giovanni Gentile, Luigi Federzoni, Gabriele D’Annunzio, Giovanni Papini, Giovacchino Volpe, Marcello Piacentini, ma anche Corrado Avaro, Elsa Morante, Carlo Emilio Gadda, Natalino Sapegno, Mario Mafai, Dino Buzzati, Giuseppe Ungaretti, Pietro Mascagni, Corrado Govoni, Montale, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Giorgio Albertazzi molti dei quali vicinissimi all’Accademia Italia di Mussolini, chi con seggio chi sovvenzionati da essa, altri combattenti o repubblichini. Insomma, tutti prossimi al regime, senza che ciò voglia essere un’accusa, ma solo una semplice constatazione. E dunque, quando eliminerà questi e moltissimi altri – sì perché avremmo potuto citarne una lista lunghissima – dalla toponomastica romana, con chi li sostituirà la signora Raggi? Potrebbe per esempio intitolare una via a Previti, suo mentore o magari, se vuole evitare le chiacchiere, a Paperino. Pensate che meraviglia, invece di via Giuseppe Ungaretti, via Paolino Paperino…
Ma non finisce ancora qui, perché tra le assurdità italiane ecco spuntarne un’altra: intitolare una via a Stefano Cucchi. Ora, sia morto di stenti, sia stato ucciso, questo povero disgraziato che si pagava la droga cedendo qualche dose, probabilmente se potesse vorrebbe essere consegnato all’oblio dove trovare pace. Cosa impedita da sua sorella che dopo aver accettato insieme alla famiglia un lauto risarcimento dall’Ospedale Pertini, non passa giorno senza far sentire la sua voce. Pretende scuse a destra e a manca anche se ancora nessuno sa con assoluta certezza come siano andate le cose. E quando viene ricevuta per cortesia dal capo in testa dei carabinieri, Generale Nistri, inventa anche che questo abbia straparlato di voler colpire non chi ha commesso il guaio, ma chi ha parlato. Ammesso e non concesso che il Generale in questione possa essere uomo privo di etica e lontano da correttezza e verità, sarebbe anche così cretino di farlo sapere proprio a Ilaria Cucchi, che sogna di fare il sindaco di Roma non si sa per quale titolo o capacità? Per fortuna all’incontro era presente anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che ha escluso qualsiasi esternazione del generale Nistri come riportato dalla Cucchi, ma certo che di follie in Italia se ne vedono fin troppe.