Si complica notevolmente la posizione del poliziotto che ha sparato alle gambe del pluripregiudicato di nazionalità ghanese che armato di coltello ha sparso il panico a Roma, zona stazione Termini. Per il ghanese è già caduta l’accusa di tentato omicidio, il gip ha infatti stabilito che non sia dimostrabile l’intenzione di uccidere… strano perché il coltello in mano e quel paio di fendenti tentati contro gli agenti poteva farci pensare male, ma se guardi con gli occhi dell’amore lui in quel momento è una risorsa che chiedeva solo di poterci pagare le pensioni. Il poliziotto invece adesso potrebbe aver commesso “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”…certo è ignobile fermare sparando alle gambe risorse così bisognose di integrazione. Adesso io mi domando che cosa viene richiesto a fare l’intervento degli agenti, in casi come questi, per poi lanciarli nel tritacarne dei processi quando intervengono come DEVONO, cioè fermando a qualunque costo criminali armati per strada. Non chiamateli proprio perché non si può continuare a creare il presupposto per cui ragazzi in divisa che si trovano in situazioni di pericolo come questa debbano porsi il dubbio se sia meglio colpire o farsi colpire, ammazzare o farsi ammazzare. Tutto questo svilisce la divisa, crea pericolosi precedenti per i nostri ragazzi nell’imbarazzo di intervenire in situazioni di questo tipo, combattuti se il rischiare la carriera o la vita, mentre dall’altra parte difendiamo tra infermità mentali, è caduta delle accuse, criminali senza scrupoli e nulla da perdere che come vediamo, a darti una coltellata non si fanno mezzo problema. Bisogna finirla. Io sto con il poliziotto e sarò con loro in ogni caso analogo, meglio un brutto processo che un bel funerale, è meglio fermare un individuo “potenzialmente pericoloso” prima che sia diventato un “pericoloso omicida”. Ma vaglielo a spiegare a certi gip e a certi cervelli