Irregolari e reati, i numeri che Sala non vede

A Milano arriveranno 600 nuovi agenti: le periferie non sono più sicure

Ora la notizia è ufficiale, confermata anche dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: il Governo Meloni rinforzerà le squadre delle forze dell’ordine milanesi con circa 600 nuove unità. L’aumento, che inizialmente era stato previsto per 500 nuovi agenti già tempo prima che gli ultimi fatti al Corvetto attirassero la grande attenzione dei media su una situazione ormai intollerabile e denunciata da parecchio tempo, specie dai residenti allo stremo; l’aumento, si diceva, era già stato previsto prima della morte del diciannovenne egiziano in fuga da un posto di blocco delle autorità, a bordo del suo scooter. Tuttavia, durante la riunione svoltasi ieri tra il numero uno del Viminale, il prefetto Claudio Sgaraglia, il questore Bruno Megale e, ovviamente, il sindaco di Milano Beppe Sala, Piantedosi ha annunciato un’ulteriore implementazione dell’organico aggiuntivo.

Milano “città accogliente”? Sala torna sui suoi passi

Una buona notizia per un territorio che, come confermano i fatti, ha bisogno di un ritorno alla legalità. A dispetto di quanto dice lo stesso sindaco Sala, che solo pochi giorni fa ha definito Milano una “città accogliente”. Probabilmente, si riferiva al classico modello di accoglienza indiscriminata. Quella che, legata ad altre dinamiche sociali, ha ridotto il Corvetto (come pure tante altre periferie italiane) un quartiere oggettivamente insicuro. Pesano i numeri troppo alti di arrivi, di immigrati di prima e seconda generazione mal integrati nel resto della società, talvolta per mancanza di volontà nell’accettare i costumi di una società occidentale, talaltra per mera e, spesso, incolpevole incapacità dello Stato nell’accogliere (accogliere veramente, e non nel senso che intende la sinistra) migliaia di nuove persone ogni anno. Ma che la situazione non sia più sotto controllo, è ormai lapalissiano. E lo stesso Sala, ieri, è stato costretto a tornare sui propri passi e ad ammettere le difficoltà: “Non mi spingo a dire che Milano è una città sicura e non ha problemi, ma non serve a nulla crocifiggerla, visto che sta facendo uno sforzo in vista di un modello che non è del centrosinistra, ma che caratterizza tutte le città internazionali”. E ancora: “Come amministrazione comunale abbiamo delle responsabilità: laddove ci sono luoghi di aggregazione è più difficile che i ragazzi si disperdano. A Milano abbiamo 800mila appartamenti. Più di 60mila sono di edilizia popolare. Si è creata una sproporzione”.

“Il 65% dei reati è commesso da stranieri”

Al fallimento di anni di politiche, comunali e nazionali, ora il Governo Meloni sta cercando di rimediare. E l’innesto di nuovo organico di forze dell’ordine per il Corvetto e le altre periferie milanesi sembra già un buon inizio. I numeri che rilancia il ministro, però, parlano chiaro: l’emergenza, seppur non bisogna enfatizzarla più del dovuto, è grave. Per Piantedosi, “il fatto che l’area metropolitana milanese vede circa il 20% di popolazione immigrata residente e che fino al 65% di reati siano commessi da popolazione straniera, vuol dire che c’è un disagio rispetto a una integrazione, che va seguita e migliorata. E questo non perché ci sia una vocazione naturale da parte degli immigrati, ma perché si tratta di fasce di società che vanno ad alimentare maggiore possibilità di emarginazione: sono fenomeni ai quali noi intendiamo riservare tutta l’attenzione che merita la seconda città più importante, insieme a Roma, del territorio nazionale”. In pratica, chi vede nell’azione del governo una scelta guidata dal razzismo (questo, alla fine, è il sottobosco delle dichiarazioni dei perbenisti), forse non ha contezza della reale situazione che vive una città come Milano che, come lo stesso Sala ha riconosciuto, sta vivendo gli stessi fenomeni che altre città europee hanno già affrontato. E, molto spesso, non ci sembrano affatto modelli virtuosi da emulare. Dunque, basta gettare ulteriore benzina sul fuoco: bisogna intervenire, a Milano come in tante altre periferie italiane, per porre rimedio a una situazione che potenzialmente potrebbe diventare, pur non essendolo adesso, incontrollabile.

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