Israele ha dato il benservito a UNRWA e ha fatto bene

Come ha annunciato all’ONU l’ambasciatore israeliano presso il Palazzo di Vetro Danny Danon, a partire dal 30 gennaio scorso sono vietate da Israele le attività dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, (UNRWA). L’Agenzia deve abbandonare tutte le sue strutture a Gerusalemme, compresa Gerusalemme Est. Tale decisione è condivisa dagli Stati Uniti, che, tramite l’ambasciatrice USA ad interim presso l’ONU Dorothy Shea, riconoscono la decisione sovrana di Israele di vietare le attività dell’UNRWA. Questa articolazione delle Nazioni Unite, sostengono da Washington e da Gerusalemme, non è mai stata l’unica opzione  nel processo di aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza e afferma una falsità chi sostiene che Israele, con la sostanziale defenestrazione dell’Agenzia per i rifugiati palestinesi, condanni alla morte per fame e malattie gli abitanti della Striscia. Il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha accusato lo Stato ebraico di violare addirittura il diritto internazionale con questa decisione e ha invitato il governo di Benjamin Netanyahu a rivedere subito il divieto, ma il numero uno del Palazzo di Vetro non fa testo. Egli difende a priori una branca dell’organismo di cui si trova alla guida ed è risaputo inoltre come l’ex premier portoghese non sia molto interessato, diciamo così, alle esigenze di sicurezza dello Stato d’Israele. Così poco interessato alle sorti israeliane da risultare smaccatamente sbilanciato verso i soli palestinesi facendo perdere alle Nazioni Unite anche gli ultimi granelli di credibilità che ancora hanno. Sodale anche con la parte peggiore della Palestina, quindi, non solo l’Autorità Nazionale Palestinese di Ramallah, ma pure i terroristi di Hamas, i quali, parole di Guterres, il 7 ottobre del 2023 hanno effettuato un attacco in territorio israeliano che non manca di aspetti comprensibili. L’Unione Europea, come il segretario ONU e al contrario degli USA, vede l’UNRWA come essenziale per la sopravvivenza del popolo di Gaza e condanna anch’essa il divieto deciso da Israele. Un po’ per pregiudizio, è il caso di Antonio Guterres, e un po’ per pigrizia mentale, è il caso invece di Bruxelles, non si vuole vedere le tante ambiguità che si sono celate e si celano dietro alla sigla UNRWA, al contrario, ben conosciute da Gerusalemme. Già l’Organizzazione delle Nazioni Unite nel suo complesso, fra episodi documentati di malcostume e corruzione e perdita di uno specifico ruolo super partes, ha smarrito da decenni la propria attendibilità. Fra l’altro, visto che gli Stati Uniti sono il maggiore finanziatore del Palazzo di Vetro, si spera che la politica di rottura e di discontinuità di Donald Trump possa portare ad una radicale riforma delle Nazioni Unite. Ma l’UNRWA si è rivelata essere una figlia degenere di un genitore che già di per sé non è un esempio. Dietro al paravento degli aiuti alla povera gente, membri dell’Agenzia per i rifugiati palestinesi sono stati complici di Hamas durante gli attacchi sanguinari del 7 ottobre e ciò è stato provato sino al punto da costringere addirittura il fazioso Guterres a fare qualche imbarazzata ammissione. Oltre a queste gravissime connivenze, proprio in contemporanea con l’approvazione del divieto da parte di Israele, è venuta fuori la testimonianza della cittadina anglo-israeliana Emily Damari, presa in ostaggio durante il funesto 7 ottobre da Hamas e liberata nei giorni scorsi in base agli accordi della tregua in vigore. La donna, conversando al telefono subito dopo la liberazione con il premier britannico Keir Starmer, ha rivelato di essere stata tenuta prigioniera in una struttura dell’UNRWA a Gaza e di non avere ricevuto cure mediche nonostante fosse ferita. Le parole di Emily Damari pongono nuovi ed inquietanti interrogativi sulla collusione, ormai più certa che presunta, fra l’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi e Hamas. Solo i pigri e i faziosi possono fare finta di nulla.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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