Israele non può che combattere Hamas, senza fare il gioco dei terroristi

L'attacco compiuto da Hamas in Israele il 7 ottobre scorso, è stato probabilmente il crimine più efferato fra i tanti commessi finora da tale organizzazione terroristica, che tiene in pugno la Striscia di Gaza dal 2007. L'invasione del territorio israeliano, la brutale uccisione di tantissimi civili innocenti, i sequestri e per finire, l'orribile decapitazione di bambini, (a volte, la vita reale riesce ad essere più spaventosa di tanti film horror o thriller pure ben congegnati), oltre a turbare e destabilizzare l'intera comunità internazionale, non potevano lasciare indifferente la prima vittima di questo tsunami sanguinario, ossia lo Stato d'Israele.

Da due settimane Gerusalemme sta effettuando raid aerei su Gaza al fine di colpire strutture e uomini di Hamas, e l'esercito israeliano è impegnato anche presso il confine settentrionale dello Stato ebraico dove si è riaccesa la minaccia rappresentata da Hezbollah, presente in Libano, che, come Hamas, si trova da sempre a cavallo fra la , quella, per così dire, animata da elezioni e partiti, e la violenza terroristica, anche se le armi ricoprono un ruolo maggiore rispetto alle logiche democratiche. Nei piani israeliani vi è anche una operazione militare terrestre da dispiegare all'interno della Striscia di Gaza, che potrebbe essere imminente sebbene l'indicazione di tempi e modi non sia nota. Tuttavia, quasi sicuramente Israele andrà oltre alle attuali incursioni aeree come hanno lasciato intendere o affermato diplomatici dello Stato ebraico e membri del Governo di Benjamin Netanyahu.

Considerata l'efferatezza degli attentati del 7 ottobre, Israele, già attorniato fin dalla propria fondazione da nemici che sognano la sua scomparsa dalle carte geografiche e pertanto costretto ad uno stato di allerta militare pressoché quotidiano, non può che mobilitarsi al fine di infliggere una sonora lezione ai terroristi di Hamas, cercando di estirpare o almeno ridurre ai minimi termini questa organizzazione di assassini. C'è un punto però che è stato messo in risalto anzitutto dall'Italia attraverso la premier Giorgia e il ministro della Difesa Guido Crosetto, e condiviso da Europa e Stati Uniti. Israele ha tutto il diritto di difendersi, lo aveva prima del 7 ottobre e a maggior ragione lo ha oggi, ma nella inevitabile reazione al terrorismo di Hamas occorre cercare di proteggere il più possibile i civili di Gaza e di evitare di scendere al medesimo livello dei macellai del fondamentalismo islamico.

Le possibilità di un allargamento del conflitto sono purtroppo reali a causa del coinvolgimento di fatto dell'Iran, che gioca la sua sporca partita tramite il sostegno, anche finanziario, ad Hamas e agli Hezbollah libanesi, ma bisogna scongiurare uno scontro di civiltà fra l'Occidente e tutto il mondo arabo. È necessario fare in modo che l'Arabia Saudita e le altre monarchie del Golfo Persico non si trovino costrette a schierarsi con Hamas e contro Israele, e non vengano vanificati i risultati raggiunti dagli Accordi di Abramo, i quali, sottoscritti nel 2020 alla Casa Bianca, durante la presidenza di Donald Trump, il primo artefice di tale intesa, hanno normalizzato le relazioni tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. L'Arabia Saudita non ha aderito agli Accordi di Abramo, ma ne è parsa interessata in un certo momento e non ha manifestato in ogni caso ostilità. La distensione fra Israele e i Paesi del Golfo non può andare persa e i fondamentalisti di Hamas ed Hezbollah puntano proprio ad isolare lo Stato ebraico e a dividere e destabilizzare quel mondo arabo che invece si sta rivelando pronto al dialogo con l'Occidente e Gerusalemme. I terroristi sono molto più interessati a questo che ai diritti dei palestinesi e al raggiungimento della soluzione “Due popoli, due Stati”. Ecco, questa è la trappola di Hamas evocata da , nella quale bisogna stare attenti di non cadere. La posizione di Israele non è per nulla facile perché Hamas deve senz'altro pagare per gli orribili crimini commessi, ma è importante discernere la giustizia dalla vendetta. Dal canto suo, è bene ricordarlo, Israele, in tutte le precedenti tensioni militari esplose sia a Gaza che in Cisgiordania, si è sempre mosso con grande cautela nei confronti della popolazione civile, usata invece come scudo dalla vigliaccheria assassina di Hamas e simili.

Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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