L’Europa sta attraversando un periodo di stagnazione che inevitabilmente coinvolge (in parte) anche l’Italia. Un’occasione, questa, per la sinistra anti-italiana che, come al solito, non aspetta altro che cattive notizie in campo economico per attaccare il governo. Le notizie arrivate nelle ultime ore da Bruxelles non sono certo ottime, ma a quanto pare in un periodo complesso a livello internazionale l’Unione europea è riuscita ad evitare una possibile recessione limitando il danno a una crescita lenta: secondo, infatti, il commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, “l’economia dell’Ue si è espansa appena nel corso del 2023 e le prospettive per il primo trimestre del 2024 rimangono cambiate”. In un contesto complesso e incerto, con la crisi del Mar Rosso a causa della quale “i costi delle spedizioni sono aumentati del 400%”, l’Italia è comunque riuscita a reggere pienamente l’urto restando non solo saldamente nella media della crescita europea, ma anzi superandola, con le stime per gli anni seguenti che favoriscono la nostra Nazione e premiano le scelte del governo Meloni: nel 2024 è atteso per l’Italia un Pil dello 0,7% e nel 2025 dell’1,2%, mentre l’Eurozona ha dovuto rivedere le sue stime al ribasso dello 0,4%. L’Italia appare dunque forte soprattutto al confronto con gli altri Paesi europei e con i diretti competitors, come la Germania.
Provengono dunque proprio dalla Commissione europea le smentite alle fake news della sinistra, che vedrebbero l’Italia in difficoltà sul piano economico. Proprio sull’Italia, invece, la Commissione ha ribadito che “la produzione economica continuerà a crescere lentamente nel 2024, con il potere d’acquisto delle famiglie che dovrebbe beneficiare della disinflazione e dell’aumento dei salari, in un contesto di mercato del lavoro resiliente”. In contrasto col resto d’Europa, dunque, l’Italia conoscerà un aumento degli investimenti, “guidati da progetti infrastrutturali finanziati dal governo e dal PNRR”. Un aumento che accelererà nel 2025 “man mano che l’attuazione dei progetti sostenuti dal PNRR accelera” e che comporterà una crescita sia per la “spesa per le infrastrutture che l’acquisto di beni materiali e immateriali delle imprese, che si prevede trarranno vantaggio anche dal miglioramento delle condizioni finanziarie”.
Dunque, dall’Europa stessa arriva l’ennesima conferma che, nonostante il periodo di crescita molto lenta, l’Italia tra gli altri Paesi membri risulta essere una delle più forti. A rinforzare tale tesi, i nuovi dati dell’Inps sull’occupazione che confermano il forte trend di crescita dei posti di lavoro registrato nel 2023: a novembre +844 mila il saldo tra contratti attivati e cessati, +100 mila rispetto al mese precedente. Una performance nettamente migliore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando il saldo di fermò su +743 mila. A favorire la crescita dei contratti di lavoro, un ruolo primario è stato occupato dagli sgravi fiscali per le imprese che scelgono di assumere, in virtù della formula “più assumi, meno paghi”. Ripagano, dunque, le scelte a livello economico del governo Meloni di eliminare i pesanti sprechi dei governi precedenti (Reddito di Cittadinanza e Superbonus su tutti) che, in una situazione complessa come quella odierna, avrebbero finito per bloccare fortemente l’espansione finanziaria della nostra Nazione.