II Pd spinge e lo ius scholae viene calendarizzato alla Camera, facendo un’evidente forzatura rispetto all’agenda concordata con gli alleati di governo. La Meloni prende posizione sul punto, chiedendo di ritirare dal calendario dell’aula il provvedimento, anche in ragione della situazione drammatica in cui versano gli italiani che impone altre priorità e la sinistra dà segni di squilibrio mentale scatenandosi in attacchi scomposti.
E’ di poco fa una dichiarazione sconsiderata della Senatrice Fedeli che ha compendiato in poche righe tutto il repertorio di ingiurie più in voga quando si parla del presidente di Fratelli d’Italia: “vorrei che la Meloni guardasse in faccia le bambine e i bambini che frequentano la scuola dell’infanzia con sua figlia … Giorgia Meloni è razzista perché sta discriminando per ragioni di etnia e questo non è accettabile”. Accusa netta di razzismo e discriminazione per motivi etnici, che fa leva anche sulla maternità e dunque sull’asserita inadeguatezza di una mamma che non vedrebbe i bambini tutti nello stesso modo. Una cosa da far rabbrividire.
Ma le parole hanno un peso e comportano conseguenze. Dovrebbe saperlo la sindacalista per una vita Fedeli, che a parole si è sempre “battuta per l’eguaglianza e per la non discriminazione” (sembra incredibile, ma c’è scritto sul curriculum biografico caricato sulla pagina del ministero, come fosse una medaglia).
Il peso.
Una Senatrice della Repubblica, che ha ricoperto cariche importanti, ben saprà che sotto il profilo politico esiste una grammatica istituzionale che non può essere disattesa. Tra le regole non scritte della politica – non scritte perché già previste dal codice penale – non c’è la possibilità di dare con tanta leggerezza della razzista al capo dell’opposizione. Uno sgarbo che se non si vuole attribuire ad un’ingenuità ha il peso specifico dell’osmio. Il limite della continenza verbale oltre ad una questione di eleganza è un obbligo per chi siede sugli scranni più alti della politica italiana.
Per non tacere del fatto che loro, i democratici ad intermittente oltranza, così attenti alle parole, ad andare a caccia di discriminazioni, odi, torti, soprusi ed ingiustizie, quando si tratta di confrontarsi con le idee ed i contenuti della destra non sono in grado di tenere neanche il minimo sindacale del contegno. Fa più comodo dimenticare di essere i paladini del politically correct e i portabandiera delle commissioni contro gli haters se si tratta della Meloni, perché delle due l’una: o la offendo dandola in pasto al popolo con l’etichetta di razzista, fascista, omofoba e xenofoba, oppure tocca confrontarcisi sui contenuti. Buona la prima.
E veniamo alle conseguenze.
Le invettive così violente e ripetute non cadono nel vuoto. Le platee assorbono il livore che viene loro comunicato e soprattutto se proviene da chi dovrebbe (o vorrebbe) essere autorevole lo rendono normale, accettabile e giustificato. Là dove questo livore si imbatte in menti deboli, che non sanno contenersi, possono generarsi fenomeni di esaltazione e la violenza, da verbale, può diventare materiale. Un follower esaltato della Senatrice potrebbe ben decidere di saltare al collo della razzista Meloni che, in quanto tale, non merita di vivere nel consesso dei civili.
Riservare al proprio avversario politico offese così infamanti è, in buona sostanza, incitamento all’odio. Tutto diventa lecito. Tutto è scriminato.
Tuttavia, si vuole dare alla Senatrice la possibilità, se mai ne avesse desiderio, di comprendere il merito della questione.
Lo ius scholae è un provvedimento che quando la Meloni era ministro della gioventù aveva per prima teorizzato, formulando una proposta per vedere riconosciuti ai giovani nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri un percorso agevolato e più rapido per l‘ottenimento della cittadinanza, proprio perché ha sempre creduto che voler essere cittadini italiani dovesse essere una scelta d’amore dettata dal senso di appartenenza.
Questo provvedimento, invece, sul quale comunque si è tentato di intervenire emendandone il contenuto, cercando strade per dare a chi davvero vuole essere cittadino italiano una via più semplice e meno tortuosa, confrontandosi anche con le associazioni che perorano affinché vengano riconosciuti questi diritti, tutto è tranne che quello che ci vengono a raccontare. Anzi, che non ci vengono a raccontare perché si trincerano dietro le offese sparate a caso dalla Gorgone Medusa di turno, con la quale non ti puoi confrontare perché ti pietrifica con la tombale accusa di razzismo. Questo ius scholae è un provvedimento ideologico, che serve da leva per arrivare ad uno ius soli che regala la cittadinanza come fosse un gadget da bancarella, con tutte le conseguenze esiziali che questa lettura comporta.
Non si sta qui a ripetere che hic et nunc il tema non sia proprio il primo a dover essere affrontato dalla politica, date le contingenze drammatiche in cui versiamo, ma un’ultima nota di carattere personale va introdotta.
Chi scrive ha un’etnia che la Fedeli dice che la Meloni vorrebbe discriminare e colpisce profondamente nel cuore un’affermazione del genere, perché nulla è più lontano dalla verità, nulla è più assurdo, nulla più diffamatorio e oltraggioso. Dopo aver condiviso quasi trent’anni di percorso politico con Giorgia Meloni se c’è una certezza è che l’amore per l’Italia è il suo faro e che su questa rotta cammina chiunque abbia a cuore la Patria … le distinzioni etniche le lasciamo ai poveri di spirito.
Un articolo spiegato benissimo, corretto e veritiero