Ad Atreju è stato il pomeriggio degli ospiti internazionali. Dopo aver incontrato nelle ultime ore Giorgia Meloni, i due leader attesi sono arrivati sul palco della sala Cristoforo Colombo al Circo Massimo. Due interventi diversi certamente nei contenuti, ma simili – si può dire – nelle conclusioni: Giorgia Meloni è un’amica dei nostri popoli e, in generale, un leader affidabile che lavora per il bene della propria Nazione e per raggiungere principi positivi nel mondo. È salita anche lei, Giorgia Meloni, sul palco di Atreju, in attesa del suo intervento di domani. Un’apparizione momentanea: “Sono qui solamente per presentare il prossimo ospite perché ci tengo – ha detto alla platea –. Non sono io, ma una persona alla quale tengo molto, con la quale abbiamo molto lavorato in questi mesi difficili, particolarmente sulla crisi mediorientale. Siamo arrivati ad un primo passo importante nella crisi che è stato l’avvio di un cessate il fuoco in Libano. Ho chiesto a questo mio amico, a questo amico dell’Italia di venirci a raccontare il suo punto di vista sulla situazione mediorientale e su quella libanese. Vi chiedo quindi di fare un grande applauso al Primo Ministro del Libano, Najib Mikati”.
È stato Mikati, dunque, il primo importante ospite di oggi che, prima ancora di entrare nel merito del suo intervento, non ha evitato di fare i complimenti alla leader di Fratelli d’Italia: “Per Mikati, servirebbero “50 pagine per parlare dell’Italia e di Giorgia Meloni. E ha aggiunto “mia cara Giorgia – rivolgendosi alla premier – forse non sarebbero sufficienti 50 pagine”. “Stai davvero facendo un grande lavoro” ha continuato il libanese, “stai creando rapporti davvero buoni e stretti con il mio Paese, il Libano”. E ancora: “Sono molto grato di cosa stai facendo, sei un’amica del Libano”. Mikati si è congratulato con l’Italia anche per il suo ruolo di primo piano nella missione Unifil: “L’Italia è un importante sostenitore della missione Unifil. Una presenza davvero cruciale. L’Italia rimane uno dei partner commerciali più importanti del Libano con scambi bilaterali e investimenti che svolgono un ruolo significativo” ha aggiunto, passando poi ad analizzare la situazione in Siria: “Oggi dopo la trasformazione politica in Siria la cosa migliore per i siriani è tornare a casa” ha detto, invitando la comunità e l’Europa ad “assistere” il ritorno dei profughi siriani e annunciando che il Libano collaborerà “con l’Europa per prevenire la migrazione illegale”.
È stato poi il turno dell’attesissimo intervento di Javier Milei, il presidente argentino che sta sconvolgendo il Sud America con la sua ventata di novità, le sue nuove politiche anti-dirigiste che sono un netto taglio rispetto al recente passato del suo Paese. Nelle anticipazioni della sua intervista a ‘Quarta Repubblica’, ha ribadito che “noi, in Europa, parliamo con Giorgia Meloni, a cui mi lega una grande amicizia. La cosa che più mi ha colpito di lei è il coraggio: è una donna veramente coraggiosa, dotata di grande flessibilità quando si tratta di portare avanti situazioni difficili. È ammirevole”. Cosa senz’altro ribadita sul palco, dove ha ricordato che l’Italia e l’Argentina sono unite da una “fratellanza indissolubile”. Anche Milei è stato presentato dalla premier: “Sta portando una vera e propria rivoluzione culturale in una nazione che è sorella dell’Italia – ha detto annunciandolo – e che come noi condivide l’idea che la politica fatta solo di sussidi porta i Paesi verso il baratro. Come noi – ha aggiunto – Milei sa che il lavoro è l’unico antidoto vero per la povertà”. Milei ha ribadito la sua visione economica che l’ha reso noto in tutto il mondo: “Le ricette tradizionali della politica hanno fallito. Le mie ricette non sono quelle tradizionali ma funzionano”. La sua riflessione della destra è chiara: “La destra deve lottare unita come una falange di opliti o come una legione romana, dove nessuno rompe la formazione”, ed è stata questa l’occasione per sottolineare la sua “ammirazione per l’antica Roma” che “non viene da adesso ma da molti anni”. La sinistra, dal canto suo, è alla frutta: “Siamo migliori della sinistra in tutto” ha detto, specificando di voler usare qualche parola più “colorita” ma la sua veste da presidente glielo impedisce. “La sinistra è il culto del potere, preferisce regnare all’inferno che servire in paradiso e se deve trasformare il paradiso nell’inferno per mantenere il potere lo fa senza scrupolo”. Il pubblico, che ha accolto l’argentino con un boato, lo ha salutato allo stesso modo, quando ha chiuso il suo intervento urlando il suo classico slogan: “Viva la liberta, carajo!”.