La Borsa di Milano mai così in alto dal 2008: stabilità e serietà invogliano gli investitori e premiano l’Italia

Il 2023 può essere ricordato senza neppure troppe forzature come uno dei migliori anno dall’inizio del nuovo secolo. L’accorpamento di importanti fattori di scoraggiamento internazionali congiunti agli opposti ottimi risultati dell’economia italiana non lasciano dubbi: l’Italia quest’anno ha lavorato bene. I dati macroeconomici parlano di buoni risultati, con la disoccupazione che è calata e l’occupazione cresciuta fino al 61%: si fanno sentire così le politiche contro lo sterile assistenzialismo, con l’eliminazione del pentastellato Reddito di Cittadinanza, e favore di una riduzione delle tasse grazie al fortemente voluto taglio del cuneo fiscale, riconfermato nella nuova legge di Bilancio e unita all’accorpamento dei primi due scaglioni di aliquote Irpef.

I buoni risultati arrivano anche e soprattutto dalla Borsa di Milano, indice fondamentale per la valutazione del lavoro del governo e della fiducia riposta dagli investitori esteri di cui la nostra Nazione gode. I dati, anche in questo caso, decretano un ottimo anno per l’Italia: il Ftse Mib ha registrato un +28%, una crescita mai così alta dal 2008. Fa meglio dell’indice S and P 500 +25% e della media delle Borse europee, indice Eurostoxx 50 a +19%. Anche l’indice delle blue chip italiane registra ottime cifre, superando per la prima volta dal 2008 la soglia dei 30.000 punti: chiude l’anno a 30.3151 punti.

Nonostante le tante difficoltà in campo internazionale del 2023 che, per la verità, non sembrano voler cessare neppure per il 2024, emerge nettamente che gli investitori esteri hanno scelto comunque l’Italia come base dei loro investimenti. Ad attrarli, sicuramente hanno giocato positivamente due fattori fondamentali: la stabilità del governo italiano e la serietà dei suoi interventi in campo economico e finanziario. Dopo anni di saliscendi, Palazzo Chigi conosce, già da più di un anno, ed è destinato a conoscere una sola padrona di casa: Giorgia Meloni. Dopo anni di commissariamenti e di governi tecnici, la Nazione è governata da un esecutivo stabile, riconosciuto come tale internazionalmente grazie all’omogeneità delle forze politiche che lo compongono. Il tutto con buona pace della sinistra, che a fronte di una tale stabilità, ha visto crollare il suo consueto modus operandi: andare al governo anche senza aver vinto le elezioni grazie ad accordi e inciuci di palazzo. Una tale stabilità permette di avere una linea di intervento univoca, che prescinde da politiche di breve periodo attuate per facile consenso e che favorisce efficaci interventi a lungo periodo.

La buona politica economica del governo è infine riconosciuta anche dalle agenzie di rating, che parlano di una buona prospettiva economica per l’Italia, facendo così cadere l’ultima possibilità della sinistra per ambire agli scranni di Palazzo Chigi: sperare in un default economico italiano per ottenere governi tecnici. Ora il vento è cambiato, con il 2023 che ha segnato una prima vera svolta in tal senso. Le contingenze internazionali richiedono ancora serietà anche per il nuovo anno: la scia intanto è quella giusta e la strada è stata imboccata correttamente. Bisognerà continuare.

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