La questione dei poliziotti ascensoristi ci fa capire come i progressisti si approprino con estrema facilità di notizie infondate, talvolta, come in questo caso, anche al limite del ridicolo, per creare una narrativa su Giorgia Meloni opposta alla realtà. La Stampa aveva lanciato l’allarme: la tesi era che il Presidente del Consiglio avesse richiesto un taglio del personale di polizia operativo a Palazzo Chigi. Qualcuno aveva anche ipotizzato a causa della possibile presenza di spie. E i progressisti avevano cavalcato con piacere la notizia per creare l’immagine di una premier ipocrita: ma come, la Meloni è stata sempre a difesa delle forze dell’ordine, ma ora le caccia dal suo ufficio?
Nessun allontanamento
Ovviamente la questioni è stata subito confutata, prima dallo staff della Meloni e poi dai rappresentanti degli organi di polizia. Nessun licenziamento, nessun allontanamento da Palazzo Chigi, nessun poliziotto trasferito, soltanto un migliore ricollocamento. La questione infatti ruota intorno agli ormai famosi poliziotti “ascensoristi”, quattro agenti della polizia che si alternavano per la chiamata dell’ascensore a richiesta della premier. Non un ruolo molto gratificante, e anche abbastanza fuori luogo, specialmente per degli agenti di polizia. E allora la premier ha disposto il loro ricollocamento sempre all’interno di Palazzo Chigi: anzi, a uno di loro è stato spostato alla sala operativa dell’Ispettorato.
La smentita di Pianese
Ecco che la sinistra ha cavalcato subito il caso. Ma le smentite, oltre che dallo staff della premier, sono arrivati anche dai rappresentati della polizia. Nella serata di martedì, la prima smentita di Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, il sindacato di polizia, che dopo aver ascoltato telefonicamente il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha spiegato all’Adnokronos che “Il ministro mi ha spiegato che c’erano due persone, appartenenti alla polizia, che venivano impropriamente addetti da tanto tempo, non solo con questo Governo ma anche con quelli precedenti, alla funzione di ‘ascensoristi’. In poche parole chiamavano e accompagnavano nell’ascensore il presidente del Consiglio fino al primo piano di palazzo Chigi. Una funzione impropria per appartenenti alla polizia di Stato che si devono occupare di altro. In virtù di questo – ha spiegato Pianese – il ministro dell’Interno ne ha parlato con il presidente del Consiglio e hanno deciso insieme di assegnarli ad altre funzioni, sempre interne a palazzo Chigi. Non è stato quindi allontanato da palazzo Chigi nessun appartenente alla polizia – ha sottolineato Pianese – ma sono stati impegnati in compiti propri di sicurezza della presidenza del Consiglio e del presidente del Consiglio. Tutto questo nulla c’entra con l’allontanamento della polizia di Stato da palazzo Chigi, che è regolarmente presente all’Ispettorato palazzo Chigi e che continua e continuerà ad occuparsi della sicurezza della presidenza del Consiglio così come prevede la legge”.
Mezze verità
Ancora Pianese, nelle ultime ore, ha gettato acqua sulle fiamme delle polemiche, spiegando anche che “in passato, peraltro, alcuni presidenti del Consiglio hanno scelto di rimuovere completamente il dispositivo di scorta e tutela della polizia a favore di altre forze dell’ordine”. Un esempio può essere quello di Mario Draghi, che chiese due carabinieri per la tutela durante il suo incarico alla Bce. “Pertanto ci risulta difficile comprendere le ragioni di questa polemica chi sostiene il contrario, diffondendo anche i documenti contenenti dati sensibili, ha divulgato solo una mezza verità: i poliziotti non sono stati “cacciati”, ma semplicemente ridestinato a compiti più operativi”. Nessun caso, dunque: i poliziotti continuano ad essere garanzia di sicurezza all’interno del Palazzo e la sinistra si ritrova di nuovo un pugno di mosche tra le mani e un’altra figuraccia sul curriculum.